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Brescia
di L. ZANARDINI 26 mag 2015 00:00

Cristiani muti? No, catecumeni

A Brescia per l’incontro vocazionale sono attese più di 20mila persone da tutta Italia e dall’estero. Sarà un’occasione per ribadire l’impegno nell’annuncio della Buona Notizia

Nella Chiesa primitiva, quando il mondo era pagano, chi voleva farsi cristiano doveva iniziare un “catecumenato”, che era un itinerario di formazione per prepararsi al Battesimo. Oggi il processo di secolarizzazione ha portato tanta gente ad abbandonare la fede e la Chiesa: per questo è necessario un itinerario di formazione al cristianesimo. Il Cammino neocatecumenale non è un movimento o un’associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l’ha abbandonata. “Non esiste il cristiano muto” disse Paolo VI alle comunità neocatecumenali nel 1977. E papa Francesco ripete con frequenza la definizione del cristiano: discepolo e missionario. Non si è discepoli se non appare la testimonianza, non c’è testimonianza se si è abbandonata la scuola del Maestro. Lo sa bene don Elio Pitozzi, parroco cittadino della Santissima Trinità e membro dell’equipe diocesana che segue il Cammino neocatecumenale. “Il carisma è apparso nella Chiesa, non è stato certo studiato. I fondatori hanno ricevuto una chiamata a riscoprire quello che il Concilio Vaticano II ha voluto richiamare: la necessità del catecumenato. Praticamente, non più soltanto preparazione al battesimo, perché i bambini sono battezzati da piccoli, ma anche la possibilità di un catecumenato post battesimale. E l’incontro a Brescia è un omaggio a Paolo VI, nell’Anno montiniano, perché fece una catechesi stupenda nel 1977 rivolta proprio al cammino”.

Quanto si conosce e quanto si dovrebbe conoscere di più del cammino? Che situazione vive Brescia?

Kiko Argúello ha semplicemente annunciato la misericordia di Dio nelle periferie di Madrid. Brescia non vive, attualmente, il suo momento più florido. Il cammino essendo inserito in parrocchia dipende dal Parroco. Oggi abbiamo due parrocchie in città e 12 in provincia. Abbiamo appena terminato la missione nelle piazze (al Freccia Rossa e l’ultima domenica al parco di Castel Mella) nelle cinque domeniche del tempo pasquale. Qualche nuova parrocchia chiede di fare le catechesi, ma oggi è più difficile accostare le persone, perché spesso vengono quelli che hanno dei problemi. Ma questa è la volontà di Dio che ci fa passare attraverso gli avvenimenti. È lui che porta avanti questa storia, non siamo certo noi. Otto famiglie hanno offerto la loro vita per vivere nelle zone secolarizzate. La prima è già da 12 anni in Albania, due sono in Australia, due in Cina, una in Austria, una a Taiwan e una in Francia. Queste famiglie esprimono così la loro gratitudine al Signore che le ha salvate: vanno ad annunciare il Vangelo con forme semplici.

Come si muove una parrocchia che vive al suo interno il cammino?

È necessario poter annunciare tutti gli anni la misericordia del Signore. Qui alla Trinità tutti gli anni facciamo le catechesi iniziali per preparare un gruppo di persone che poi formeranno la comunità. Cerchiamo di fare l’annuncio e di offrire alle persone un percorso di fede con il catecumenato. Le catechesi non possono essere solo informative, la parola stessa dice che sono un annuncio di amore che risuona nella vita delle persone e che chiede adesione. La predicazione ai nostri tempi assume la similitudine della semente che viene lanciata; il Regno di Dio è pianta rigogliosa che può ospitare tra i suoi rami uccelli di vario genere, ma deve anche essere umile semente che deve morire. Posso anche aggiungere che il Cammino neocatecumenale, senza trascurare l’attenzione ai ragazzi, si rivolge soprattutto ai giovani e agli adulti che hanno perso il senso cristiano del vivere o non hanno mai avuto una seria iniziazione cristiana.

Qual è il messaggio che volete dare in questa giornata a Campo Marte? Com’è strutturata?

L’incontro parte con una processione con la statua della Vergine Maria, perché è la Vergine ad aver ispirato il cammino, cioè fare piccole comunità come la Sacra Famiglia. La parrocchia di Concesio ci presterà la statua della Vergine. Ci sarà la proclamazione della Parola di Dio con la riflessione del vescovo Monari e l’invito alla conversione da parte di Kiko. Durante la preghiera ai giovani verrà chiesta la disponibilità per la missione. Questi giovani e queste famiglie che sentono la chiamata saliranno sul palco. Kiko consegnerà loro il rosario, perché attraverso la recita quotidiana del rosario possano accompagnare le varie famiglie missionarie nel mondo.

L’esperienza neocatecumenale si segnala per una straordinaria apertura alla vita. Nei mesi scorsi i media hanno visto le parole del Papa (“non fate figli come conigli”) rivolte all’esperienza neocatecumenale. Cosa si sente di replicare?

Non è sicuramente un qualcosa di imposto. Abbiamo famiglie con più o meno figli, con figli naturali o adottati. Io vedo le famiglie molto contente, anche se convivono con i problemi della quotidianità. Sono contente di manifestare l’amore di Dio attraverso questa accoglienza.
L. ZANARDINI 26 mag 2015 00:00