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Brescia
di L.ZANARDINI 10 giu 2016 00:00

Don Gianmaria Frusca. La bellezza della Parola

Classe 1990 e originario di Monticelli Brusati, è entrato nella comunità propedeutica del Seminario nel 2009. Nel suo percorso ha incontrato le comunità di Flero e Bovegno e si è dedicato due anni all’animazione vocazionale. Da diacono ha servito nell’unità pastorale cittadina le parrocchie di S. Antonio, S. Anna e S. Giacomo

La bellezza e l’entusiasmo di vivere il Vangelo nella vita di ogni giorno ritornano spesso nelle sue parole, perché “il Signore ha vinto” un po’ la sua “timidezza attraverso tante persone e tante occasioni che l’hanno tirato fuori dalla vita ordinaria”. Don Gianmaria Frusca ha incontrato Cristo all’oratorio, in famiglia e sulla via di Assisi. In oratorio, perché in quel di Monticelli Brusati, paese natale, ha trovato un sacerdote che nel 2006 gli ha offerto un’opportunità come catechista dei ragazzi delle medie. “Accanto a catechisti eccezionali ho scoperto che la vera bellezza era Gesù Cristo e poco alla volta ho cominciato ad appassionarmi, ho scoperto quanto era bello parlare di Lui, quanto ‘riempiva’ donare tempo ai fratelli”.

Nonostante avesse seguito tutto il percorso dell’iniziazione cristiana e dell’Acr, Gianmaria si era un po’ allontanato per concentrarsi sullo studio, ma la lungimiranza di don Lorenzo Albertini (oggi parroco di Valle di Saviore e di Ponte Saviore) l’ha riportato al centro del progetto dell’oratorio. Certo ha seminato in un terreno fertile ben preparato da papà Mario, da mamma Maria Carla e da Simone, il primogenito, che con il suo impegno missionario con l’Operazione Mato Grosso ha aperto gli orizzonti anche al fratello minore. “L’esperienza missionaria di mio fratello è stata un riferimento: mi ha messo davanti alla necessità di fare qualcosa di bello, come stava facendo lui, per la mia vita. Ero titubante e incerto, ma quella forza che vedevo e vedo in lui mi ha aiutato nei miei anni di cammino”. In mezzo, la scelta del liceo classico (Arnaldo) per coltivare il sogno di diventare insegnante: “Ho sempre sentito l’importanza della scuola nel mio cammino di crescita umana e cristiana, dalla vita a scuola ho imparato molto e da lì è nata, fin da piccolo, la passione per l’educazione. Con la formazione classica ha allevato anche il suo desiderio di bellezza ben rappresentato dall’arte, dalla musica e dalla lettura (è un fagocitatore appassionato di libri). “Ho sempre provato – racconta – a suonare il pianoforte, ma non mi sono mai esercitato troppo. L’arte, la musica, le espressioni che fanno vedere ‘un oltre’ nella vita di tutti i giorni sono importantissime; le cose belle sono quelle che danno un respiro grande alla nostra vita e mi tirano fuori dalle fatiche della vita di tutti i giorni”. Ha aspettato la fine della maturità per comunicare ai compagni la decisione di entrare in Seminario, ma quando “ha avuto il coraggio di dirlo, ho trovato la loro comprensione e la loro gioia. Mi ha fatto piacere che in questi anni mi hanno accompagnato e per tante cose mi hanno cercato anche nei momenti importanti della loro vita. Alcuni mi hanno detto che con lo stile con il quale avevo vissuto il periodo scolastico, forse si poteva intuire che c’era qualcosa di più per me. Oggi ci avviciniamo alle tappe da adulti e viverle insieme è un grande dono”. Poi l’ingresso in Seminario, il 4 ottobre del 2009, giorno di San Francesco, che nella vita di Gianmaria non ha avuto un ruolo marginale, anzi. “San Francesco è l’amico vero che il Signore mi ha donato lungo il cammino. Proprio in un pellegrinaggio ad Assisi con i ragazzi del catechismo ho incontrato la storia di Francesco. Da quei giorni la preghiera ‘Signore, dimmi quello che vuoi per me’ mi ha sempre accompagnato. Anche nella vita del Seminario, nei momenti più di fatica in cui bisogna discernere più nel profondo, questo mi ha aiutato molto”. Non gli bastava più essere insegnante o catechista. “Mi sono chiesto qual era il mio posto nella Chiesa… C’era un modo di donare tutto?”.

La risposta ha preso forma nel cammino verso il sacerdozio. “Gli anni del Seminario sono gli anni in cui sono diventato uomo, gli anni più belli della mia giovinezza, vissuti nella loro pienezza, davvero ne ho sentito sì il peso e la fatica che vengono dal costruirsi ogni giorno, ma anche l’autentica bellezza. Bellezza germogliata e gustata nelle relazioni fraterne, nel sentirsi accompagnati come figli dai formatori e dal padre spirituale che mi ha educato alla vera libertà dello Spirito; bellezza assaporata nelle tante esperienze e servizi vissuti nella comunità e nei tirocini pastorali nelle parrocchie di Flero e Bovegno. È bello imparare a spendersi per le comunità, per le persone che si incontrano e con cui si condivide la passione per Gesù e la Chiesa; è bello uscire dal seminato per cercare chi non vede questa bellezza e chi la cerca lontano da Gesù; è bello annunciarlo e viverlo nel segreto di ogni giorno”. Importante anche l’impegno di due anni nell’animazione vocazionale, “impegno a 360° che chiede amore per a Chiesa e per il seminario, desiderio di parlare di questa fantastica storia che in poche battute sto cercando di raccontare”. Il percorso è stato “accompagnato da sacerdoti eccezionali, santi! Quelli della mia infanzia e adolescenza (don Saverio, don Lorenzo) quelli degli anni di seminario (don Emanuele, don Mario, don Valerio, don Ettore, don Giovanni, don Giorgio, don Alberto, don Ezio, don Faustino, don Franco, don Artur) quelli che mi hanno formato (don Luigi, don Carlo, don Sandro don Mauro, don Giambattista, don Gabriele, insieme ai docenti), il mio parroco, don Luigi Mensi (prete operaio) che mi ha accompagnato dalla prima comunione ad oggi con amore straordinario, e a tanti altri sacerdoti, anche in missione ad gentes, che mi hanno testimoniato la bellezza di essere prete insieme a tutti i seminaristi e a tanti giovani/e che ogni giorno dicono il loro sì a Gesù!”.

Quest’anno, in ogni fine settimana, nell’unità pastorale di Sant’Antonio, Sant’Anna e San Giacomo si è messo in gioco “con gioia, in alcuni momenti con preoccupazione, con le delusioni, le fatiche e le incomprensioni; ma quante persone belle ho incontrato, quante famiglie accoglienti e buone, che preti!”. È inevitabile, però, pensare anche al post ordinazione. “Mi piacerebbe – confida – portare il Vangelo. Vorrei che la Parola che ha cambiato la mia vita potesse cambiare e rendere bella la vita di ogni uomo. Mi piacerebbe essere un uomo di Parola, che vive di quella Parola e la dona agli altri in tutte le forme e in tutte le possibilità; mi piacerebbe far incontrare Gesù; mi piacerebbe che stando nelle comunità e vivendo il mio ministero si possa incontrare Gesù”. Sullo sfondo le “parole di speranza” del padre al figlio maggiore della parabola del Padre misericordioso: “Figlio, tu sei sempre con me. Tutto quello che è mio è tuo”. “Anche nei momenti di fatica è bello sapere che quello che è di Dio è anche mio… al di là di tutto, delle debolezze e della sofferenze, sono partecipe del tesoro dato da Dio agli uomini. E sentirsi chiamare figlio è sempre liberante”.
L.ZANARDINI 10 giu 2016 00:00