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Roma
di GIANCARLO PEREGO 13 gen 2015 00:00

Serve più accoglienza per i migranti forzati

È un cambiamento che si impone: diminuiscono gli immigrati per ragioni economiche mentre crescono, invece, i migranti in fuga dalle guerre. Se nel 2014 sono arrivate oltre 170mila persone sul territorio italiano, al 1° gennaio 2015 le persone accolte e rimaste nelle diverse strutture di prima e seconda accoglienza sono poco meno di 66.000, cioè poco più di 1/3. Il commento del Direttore generale Migrantes

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2015 diventa come sempre l’occasione per leggere nella Chiesa e nel nostro Paese la situazione delle migrazioni economiche e forzate. Il messaggio del Papa, quest’anno, coniuga il tema delle migrazioni con il tema della fraternità - valore non solo religioso, ma civile - e della maternità della Chiesa, sollecitando percorsi educativi e sociali per costruire un mondo “senza frontiere”. Purtroppo “la frontiera” sembra essere una categoria di ritorno nel contesto europeo: lo dimostrano eventi discriminatori in crescita, uniti alla crescita di formazioni politiche fortemente nazionalistiche, come anche il ritorno al controllo delle frontiere nel Mediterraneo. Nel 2014 cresce, invece, l’esigenza di varcare le frontiere per un’emigrazione economica e forzata. In Italia è stato l’anno del forte calo dei migranti economici per la prima volta a seguito di numerose partenze e dei minori arrivi, ma della crescita esponenziale degli arrivi di migranti forzati.

Il 2014 ha anche segnato un anno di numerose partenze di giovani italiani, di disoccupati per altri Paesi europei. Le nostre missioni cattoliche italiane in Germania, Svizzera, Inghilterra, Belgio sono state non solo un importante osservatorio di questa mobilità italiana, ma anche un primo luogo di accoglienza per giovani, famiglie in cerca di lavoro e casa e che bussano alle porte. Ormai il numero degli emigranti italiani - oltre 4.500.000 - sta raggiungendo il numero degli immigrati in Italia - circa 5 milioni. Quest’anno la Giornata nazionale viene celebrata in particolare in Basilicata, terra d’emigrazione (117mila) più che d’immigrazione (17mila), terra anche dove nella piana di Metaponto arrivano ogni anno molti lavoratori agricoli stagionali e dove abbiamo assistito a fenomeni gravi di sfruttamento lavorativo.

Gli sbarchi e le migrazioni forzate in Italia nel 2014. L’Italia, nel contesto europeo, ha visto nel 2014 un flusso considerevole di migranti forzati arrivare in particolare sulle coste e nei porti della Sicilia, ma anche della Calabria, della Puglia e della Campania, diversamente dagli anni 2011-2013 che vedeva protagonista degli sbarchi l’isola di Lampedusa. Questo passaggio da Lampedusa ai porti del Sud d’Italia è avvenuto grazie al grande investimento italiano nell’operazione Mare nostrum, che ha portato non solo a presidiare i confini europei e italiani del Mediterraneo, ma ad usare le navi militari per intercettare, accompagnare barconi con persone in fuga e colpire i trafficanti (oltre 700). Tutti avremmo sperato che questa operazione si rafforzasse e diventasse un investimento europeo, almeno fino a che l’Europa fosse stata in grado di accompagnare i popoli da cui provenivano le persone in fuga sui barconi, in un processo di pace, di sviluppo, di democrazia. Purtroppo, dietro insostenibili ragioni economiche, l’operazione Mare nostrum è stata chiusa e trasformata in una nuova operazione di controllo dei confini: il nostro Mare è diventato nuovamente il mare di altri, di altri trafficanti, di altri interessi, di altre morti. Nel 2014 sulle coste e nei porti del Sud dell’Italia sono arrivate 170.081 persone, tre volte il numero delle persone arrivate negli anni 2012-2013 (56.192). 120.239 sono arrivate in Sicilia, di cui 15.366 nella provincia di Agrigento e solo 4.194 sull’Isola di Lampedusa; 22.673 sono arrivati in Calabria; 17.546 in Puglia e 9351 in Campania. Protagonista principale di questi trasporti dal Mediterraneo, canale di Sicilia, ai porti del Sud Italia è stata la Marina militare, diventata un grande strumento umanitario. Un problema ci sentiamo di sottolineare, come Migrantes, in relazione all’accoglienza nel nostro Paese dei richiedenti asilo e rifugiati.

Se nel 2014 sono arrivate oltre 170.000 persone sul territorio italiano, al 1° gennaio 2015 le persone accolte e rimaste nelle diverse strutture di prima e seconda accoglienza sono poco meno di 66.000, cioè poco più di 1/3. Giustamente l’Italia per molte persone, in particolare siriani e palestinesi, è stata terra di passaggio per raggiungere famiglie e comunità in altri Paesi europei, dove, tra l’altro, esistevano maggiori possibilità lavorative, ma anche strumenti e modalità di accoglienza più efficaci. In conclusione, le migrazioni forzate nel 2014 sono state l’urgenza più pressante e la più significativa provocazione al nostro Paese e all’Europa per ridisegnare non solo le possibilità e gli strumenti di accoglienza e di tutela dei richiedenti asilo, ma anche per ripensare l’Europa e l’Italia con un “supplemento di accoglienza”.
GIANCARLO PEREGO 13 gen 2015 00:00