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Brescia
di L. ZANARDINI 22 ott 2015 00:00

Tononi: Educare alla famiglia

A partire dalla lettera pastorale "Ricchi di misericordia", abbiamo posto alcune domande a don Renato Tononi, vicario episcopale per i laici e la pastorale e parroco in città di S. Lorenzo e S. Alessandro

Di che cosa ha bisogno oggi la famiglia?

La famiglia non è semplicemente un fatto cristiano. È una realtà umana ed è il fondamento di una società che si vuole garantire un futuro. Per questo la famiglia deve essere oggetto di particolare attenzione anche da parte della politica, dell’economia, della riflessione filosofica, della cultura, dei massmedia ecc. Certo, la famiglia, soprattutto quella fondata sul sacramento del matrimonio, è una componente essenziale anche della comunità cristiana. Che cosa può ricevere da quest’ultima? Oltre alla grazia del sacramento del Matrimonio e dell’Eucaristia che lo alimenta, la famiglia può ricevere dalla comunità cristiana soprattutto questi doni: l’educazione all’amore autentico, l’accompagnamento fatto di condivisione con altre famiglie, il sostegno nell’educazione globale dei figli, la cura delle ferite e la consolazione.

Cosa possono fare le comunità cristiane per favorire il costituirsi di “famiglie solide, umanamente ricche, evangelicamente animate”?

Ciò che può offrire una comunità cristiana è soprattutto di tipo educativo. Con questo non ci si riferisce semplicemente ai corsi di preparazione al matrimonio, che pure hanno la loro importanza. Come scrive il Vescovo, si tratta di educare alla famiglia fin dai primi anni di vita, insegnando il rispetto, l’amore, il sacrificio, il dono di sé, il rigore nelle cose, la correttezza nei rapporti, e così via. Partendo dal Vangelo di Gesù, bisogna mostrare la bellezza e il valore umano del dono di sé, della fedeltà, dell’indissolubilità di una relazione d’amore. Ancora: si tratta di mostrare che una vita così è molto più bella e buona di quella impostata secondo una visione individualistica, centrata egoisticamente sulla gratificazione personale e sulla possibilità di cambiare continuamente il proprio partner. Qui è determinante l’educazione famigliare, accompagnata dall’esempio della famiglia cristiana. Ma è importante anche l’apporto della comunità cristiana, soprattutto attraverso un’adeguata pastorale battesimale e una catechesi che accompagna tutte le età della vita.

Sembra che nelle comunità cristiane si abbia paura ad affrontare il tema della sessualità. Perché?

Il tema della sessualità è sempre stato delicato, perché tocca l’intimità delle persone. Oggi però è diventato più complesso e, per certi versi, ambiguo, a motivo - dice giustamente il nostro Vescovo – di una duplice separazione. C’è stata innanzi tutto la separazione della sessualità dalla procreazione, svuotando così l’incontro sessuale di una responsabilità impegnativa. C’è stata poi la separazione della sessualità dall’amore, riducendola di conseguenza solo a gioco o ricerca del piacere.

Cosa può fare la comunità cristiana?

È urgente che essa offra un’educazione sessuale che sappia integrare la sessualità nella visione più ampia della vita e del’amore umano. Per la Bibbia e la visione cristiana la sessualità è essenzialmente vocazione all’amore, è una chiamata a uscire da te verso l’altro/a (vedi il fenomeno dell’attrazione sessuale), a non chiuderti in una solitudine egoistica e individuale (“non è bene che l’uomo sia solo”). Ciò che contraddice il significato della sessualità non è il piacere, ma l’egoismo. Per questo, un’adeguata educazione sessuale va di pari passo con l’educazione all’amore autentico, alla dedizione agli altri, ma anche all’impegno nello studio e nella professione come servizio agli altri.
L. ZANARDINI 22 ott 2015 00:00