Bilancio di genere per una città più equa
L’amministrazione di Palazzo Loggia si è dotata di uno strumento fondamentale per orientare politiche e investimenti
L’Amministrazione del Comune di Brescia si è dotata del suo primo Bilancio di Genere introducendo una prospettiva di genere nell’analisi dei dati di contesto e, a seguire, nei diversi momenti della programmazione, attuazione e valutazione della politica di bilancio, per poi valutarne l’impatto nelle scelte organizzative operate dall’ente. Si dà così corso a un processo che consentirà di valutare le disparità esistenti per indirizzare opportunamente le scelte programmatiche sia in termini di azioni che in termini di allocazione delle risorse economiche.
Per la redazione del primo Bilancio di Genere del Comune di Brescia è stato osservato in particolare il triennio 2022-2023-2024. Utilizzando gli strumenti messi a disposizione nell’ambito del Progetto BUDGET-IT (Building Gender Equality through gender budgeting for Institutional Transformation – letteralmente Costruire la parità di genere attraverso il bilancio di genere per la trasformazione istituzionale - un progetto triennale finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma Horizon), la raccolta di dati è stata svolta con un approccio sia qualitativo che quantitativo.
Il Bilancio di Genere si focalizza sulle disuguaglianze di genere, ma si distingue anche per lo sforzo di adottare una prospettiva intersezionale. Questo approccio consente un’analisi più profonda dei dati, capace di mettere in evidenza non solo le disparità legate al genere, ma anche quelle generate dall’interazione con altri fattori identitari e sociali. In particolare, sono stati presi in considerazione, laddove possibile, elementi come l’età, la presenza di disabilità e i carichi familiari e di cura, aspetti che incidono significativamente sull’accesso alle opportunità e sulla partecipazione attiva alla vita pubblica e lavorativa. L’intersezione tra il genere e queste ulteriori dimensioni di diversità permette di definire politiche e interventi più precisi ed efficaci, in un’ottica orientata all’equità sostanziale: non si tratta solo di garantire pari opportunità formali, ma di intervenire sulle condizioni reali che ostacolano la piena partecipazione e il benessere delle persone, costruendo così un’amministrazione pubblica più consapevole, giusta e inclusiva.
Il Bilancio di Genere del Comune di Brescia è suddiviso in tre macro sezioni che riguardano: l’analisi del contesto interno del Comune di Brescia, l’analisi del contesto esterno al Comune, con un focus su alcuni ambiti di intervento, e la riclassificazione delle spese.
La prima sezione si concentra sul contesto interno del Comune di Brescia e riporta il risultato della raccolta e dell’analisi di dati quantitativi. L’analisi evidenzia una presenza femminile molto elevata con una percentuale che supera il 70% nell’anno 2024. I dati riportano fenomeni di cosiddetta segregazione verticale e orizzontale: le donne nelle posizioni di dirigenti sono aumentate nel tempo, ma si mantengono in misura inferiore rispetto agli uomini, 16 donne rispetto a 19 uomini. Quanto alla segregazione orizzontale, le aree dedicate alla sostenibilità sociale e alle pari opportunità, così come ai servizi alla persona, registrano una marcata presenza femminile, quasi del 99%. Mentre l’area Transizione ecologica, ambiente e mobilità e la Polizia Locale sono le due aree in cui la presenza maschile supera il 50%: nella prima si registra il 60,8% di uomini e il 39,2% donne; nella Polizia Locale troviamo il 53,5% di uomini e 46,5% di donne.
Squilibri di genere si registrano anche in riferimento all’accesso agli strumenti di flessibilità oraria e organizzativa: part time, telelavoro e lavoro agile. Il ricorso al part-time riguarda in larga misura le donne (nel 2024 803 donne e 28 uomini), riflettendo un persistente divario di genere nella distribuzione delle forme contrattuali.
Quanto agli altri strumenti di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa, come i congedi parentali e i congedi a sostegno dei carichi di cura familiari, maggiore è la loro fruizione da parte delle donne lavoratrici che riportano un affaticamento nella gestione della conciliazione. Il congedo parentale è usufruito in misura maggiore dalle donne, con una media di circa 28 giorni all’anno, rispetto ai 9,54 usufruiti dagli uomini (nel 2024 il 75% del personale che ha usufruito del congedo parentale era femminile). Nel 2023 e 2024 non ci sono uomini ad aver usufruito del congedo non retribuito per malattia dei figli, i quali invece maturano più ore di lavoro straordinario e compiono più scatti di carriera verso le posizioni apicali con riflessi retributivi e pensionistici.
Negli ultimi due anni, tuttavia, si osserva una maggior partecipazione del numero di uomini che usufruiscono dei permessi previsti dalla legge n. 104/1992, a sostegno dell’assistenza alle persone con disabilità. Un segnale di graduale cambiamento culturale, che vede i lavoratori uomini farsi maggiormente carico dei compiti di cura. Nel triennio 2022-2024, gli uomini hanno usufruito in media di circa un giorno di permesso in più rispetto alle donne.
La seconda sezione si concentra sul contesto esterno del Comune di Brescia prendendo in considerazione fonti interne e fonti esterne per esplorare 9 ambiti: demografica, salute, istruzione, lavoro ed economia, organi di governo e rappresentanza, famiglia e conciliazione, partecipazione e tempo libero, spazio urbano e violenza di genere.
Negli ultimi anni la popolazione del Comune di Brescia è composta da circa 200.000 residenti, con una struttura demografica dominata dalla fascia di età attiva (15- 64 anni). La composizione di genere evidenzia una costante prevalenza femminile, pari a circa il 52% della popolazione. Il quadro demografico riflette le principali tendenze quali invecchiamento della popolazione, bassa natalità e trasformazioni nella composizione dei nuclei familiari. Le persone che superano i 65 anni rappresentano circa un quarto della popolazione residente, quota in crescita per effetto dell’aumento della speranza di vita e della diminuzione delle nascite, con una prevalenza femminile tra le persone anziane. Tra le disparità osservate, nell’ambito dell’istruzione la percentuale di donne che consegue un titolo di studio terziario è mediamente più alta rispetto agli uomini. Disparità e segregazione orizzontale rispetto ai percorsi di studio intrapresi: scarse le donne in ambito STEM. Gli uomini costituiscono la maggioranza sia tra i lavoratori dipendenti sia tra gli autonomi, con un divario di genere particolarmente accentuato nelle libere professioni. Le imprese con donne titolari rappresentano un quinto del totale delle imprese registrate e attive nel territorio della provincia di Brescia.
Cruciale il tema della rappresentanza: nonostante a rappresentare la città ci sia per la prima volta una sindaca, si nota una flessione della presenza di donne in consiglio comunale e ancora bassa la rappresentanza femminile anche negli organismi di governo degli enti controllati dal Comune di Brescia: le donne sono solo un terzo dei componenti dei Consigli di Amministrazione e dei collegi sindacali. Solo 3 donne ricoprono il ruolo di presidente del consiglio di Amministrazione su 12 cariche.
Importante l’impegno del Comune nei servizi a supporto della conciliazione, dove il personale operante è per il 99% composto da donne: saturati i posti disponibili nei nidi, rispetto ai quali si registra ogni anno un incremento, e nei servizi per la prima infanzia e la fascia 3-6.
Quanto alla violenza di genere: la maggioranza delle donne seguite dai CAV nel Comune di Brescia è di nazionalità italiana. La fascia di età maggiormente coinvolta riguarda le donne tra i 36 e i 45 anni. In aumento anche le donne tra i 45 e i 65 anni. Da attenzionare anche il tema della violenza assistita: delle 144 persone ospiti delle case rifugio a carico del Comune di Brescia, più della metà sono minori.
La terza sezione riguarda la riclassificazione delle spese ovvero la rilettura delle voci di spesa del bilancio pubblico secondo una prospettiva di genere. Questo processo di riclassificazione permette di individuare quattro categorie principali in cui vengono suddivise le spese in funzione delle aree di intervento: spese dirette (riconducibili ad aree di intervento direttamente inerenti al genere perché mirate a ridurre le diseguaglianze di genere o a favorire le pari opportunità tramite azioni di tutela o azione positive), indirette (destinate alla persona e alla famiglia), indirette destinate alla qualità della vita e dell’ambiente (hanno impatti differenziati su uomini e donne, ad esempio i trasporti pubblici, gli spazi urbani verdi, la sicurezza urbana, la cultura, lo sport e gli eventi ricreativi) e neutrali (riconducibili ad aree di intervento che non hanno impatti né diretti né indiretti di genere).
Osservando in dettaglio la riclassificazione delle spese e le diverse distribuzioni tra spese dirette e spese in conto capitale fra le categorie, emergono alcune evidenze. Spiccano infatti gli investimenti riferiti alle spese indirette per qualità di vita ed ambiente che rappresentano l’83,76% del totale delle spese in conto capitale, mentre il 13,21% di investimenti riguarda le spese indirette per le persone e la famiglia. Si nota inoltre come, per le sole spese dirette, non sono indicate somme investite in conto capitale, ma solamente spese correnti. Rispetto al totale delle spese, le spese dirette, ovvero quelle che sono riconducibili ad aree di intervento direttamente inerenti al genere perché mirate a ridurre le diseguaglianze di genere o a favorire le pari opportunità tramite azioni di tutela o azione positive, rappresentano lo 0,36% del totale delle spese. Nello specifico, si tratta di 1,4 milioni di euro, di cui 1,3 per le azioni dedicate a contrastare la violenza di genere (es. Rette Case Rifugio, Sostegno ai CAV, Rete Antiviolenza).
La redazione del Bilancio di Genere del Comune di Brescia rappresenta un impegno strategico per gli anni a venire. I dati raccolti evidenziano un’attenzione concreta alle politiche di genere, con lo 0,44% delle spese destinate direttamente ad interventi specifici e percentuali che salgono al 31,41% e al 53,76% se si considerano le aree di intervento che indirettamente impattano sul genere e riferite ai servizi alle persone e famiglie da un lato e alla qualità di vita e all’ambiente dall’altro. La riclassificazione delle spese conferma la capacità del Comune di Brescia di orientare l’uso delle risorse pubbliche con una prospettiva attenta alle differenze di genere.
Questa rendicontazione costituisce un punto di partenza utile per comprendere le dinamiche esistenti e sviluppare strumenti che rendano visibili le disuguaglianze. Il Bilancio di Genere triennale non si limita a fotografare la situazione attuale, ma, integrandosi con il Gender Equality Plan 2026-2028, strumento che individua obiettivi strategici nel contesto interno, rappresenta la base di partenza per poter individuare politiche mirate e percorsi futuri, nella consapevolezza che ogni intervento ha un impatto differenziato.
Il processo avviato ha attivato la consapevolezza che la rendicontazione deve evolvere verso una piena integrazione nella fase di programmazione delle politiche e dei bilanci. Con questo lavoro, il Comune di Brescia conferma il proprio impegno nella costruzione di una città più equa, promuovendo un monitoraggio costante sia all’interno dell’ente che nel territorio.
"Il Bilancio di Genere - ha ricordato la sindaca Laura Castelletti nel corso della presentazione del documento - è uno strumento strategico finalizzato a garantire le pari opportunità nella distribuzione delle risorse pubbliche, tenendo conto delle differenze di bisogni, condizioni e opportunità tra donne e uomini. La sua messa a sistema consente di orientare le politiche locali verso una maggiore efficacia e inclusività, in linea con i principi di pari opportunità e giustizia sociale".