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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 06 set 2018 08:43

Con la gioia del servizio

Don Gian Pietro Girelli, dopo il servizio in Curia, si appresta a scrivere una nuova pagina della sua storia sacerdotale come parroco del Violino e della Badia

Una nuova pagina all’insegna del servizio che ha caratterizzato le sue diverse esperienze sacerdotali. Dopo otto anni in Curia come direttore dell’Ufficio amministrativo (incarico assunto nel 2008 dopo che dal 2000 era responsabile dell’Osservatorio diocesano giuridico e legislativo) don Gian Pietro Girelli, 64 anni originario di Pompiano, torna in “prima linea”. Il Vescovo, infatti, gli ha affidato la guida delle comunità parrocchiali del Violino e della Badia, alla periferia ovest di Brescia.

Con quale spirito si accinge ad affrontare questa nuova pagina del suo sacerdozio?

Lo spirito è lo stesso che mi ha guidato sin dal giorno della mia ordinazione sacerdotale ed è quello del servizio. Uno spirito che negli anni ha trovato diverse declinazioni conformi agli impegni che mi sono stati via via assegnati. Per questo mi accingo a vivere questa nuova stagione della mia vita sacerdotale nella consapevolezza che il servire è fonte di gioia.

Gli anni trascorsi in Curia, a quotidiano contatto con questioni e problemi, come possono esserlo quelli di natura amministrativa, che rendono sempre più impegnativo il servizio alle comunità parrocchiali, influiranno sul suo ritorno in parrocchia?

Sicuramente quella che ho avuto modo di vivere in questi anni in Curia è stata un’opportunità importante, che mi ha dato modo di crescere nella conoscenza di quella pastorale applicata alle questioni giuridiche ed economiche. Spero che, pur con tutti i mieli limiti, possa essere utile per un servizio più qualificato anche su questo versante alle parrocchie del Violino e della Badia.

Dopo otto anni torna in parrocchia. C’è qualche aspetto delle precedenti di servizio nelle comunità che caratterizzeranno il nuovo impegno?

Parlando in questi giorni con quello che diventerà un mio parrocchiano mi sono sentito investito dell’urgenza di trovare il modo per riportare le gente in chiesa. In tutte quelle che sono state le mie precedenti esperienze in parrocchia mi sono, invece, sentito interpellare da come riuscire a portare la Chiesa in mezzo alla gente. Credo che questa sarà una domanda che continuerò a pormi anche al Violino e alla Badia cercando, nei limiti del possibile e nel pieno rispetto di quelle che sono le caratteristiche delle due comunità, di annunciare che il Regno di Dio è presente non solo per quelli che frequentano, ma per tutti gli uomini e per tutte le donne.

Lei è stato parroco a Monterotondo, in Franciacorta, ma quella della parrocchia di città è una realtà che conosce, essendo stato nei primi anni di sacerdozio curato a Buffalora...

Sì, è stato proprio il ricordo dell’esperienza vissuta a Buffalora che mi ha portato a rispondere con gioia alla proposta del Vescovo. Quelle della periferia della città sono comunità nate e cresciute con una logica di attenzione alle nuove famiglie, di cui ancora c’è traccia. Certo con il tempo tante situazioni sono cambiate, per questo è importante domandarsi perché si fanno le cose, nella consapevolezza che una sola è la cosa essenziale: la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo e la buona notizia nella vita delle comunità e del territorio.

Ha già individuato quelle che potrebbero essere alcune priorità?

Attendo di conoscere quelle che sono eventuali attese delle due comunità per camminare insieme per passare dalla logica che vede nei laici semplice collaboratori a una in cui la loro presenza è finalizzata alla collaborazione, alla corresponsabilità.

C’è un primo messaggio che vuole indirizzare alle due nuove comunità?

Quello che posso dire ai parrocchiani del Violino e della Badia è che arrivo con gioia per vivere con loro il mio sacerdozio nel cammino verso il Signore.

MASSIMO VENTURELLI 06 set 2018 08:43