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Brescia
di DAVIDE FEDREGHINI 25 gen 2024 09:42

Convegno Ucid sulla denatalità italiana

Da anni l’Italia si sta interrogando in merito agli strumenti da adottare per contrastare, in modo efficace e sostenibile, il cosiddetto “inverno demografico”, fenomeno che sta affliggendo (con intensità e modalità diverse) più o meno indistintamente tutti i Paesi industrializzati, e che si esplicita nella stagnazione nella crescita della popolazione e, contestualmente, nel suo progressivo invecchiamento. La denatalità – ovvero la tendenza di una società a mettere al mondo meno figli – è il principale fattore che determina tale processo: essa deriva da una serie di trasformazioni in ambito economico, sociale e culturale, che inevitabilmente impattano sui modelli riproduttivi adottati dalle famiglie.

A riguardo i numeri, che saranno presentati e commentati all’interno del convegno organizzato dall’UCID nella serata di venerdì 26 gennaio, descrivono una realtà italiana sempre più alle prese con tale problematica, incapace di invertire il sentiero di crisi intrapreso. Infatti, nel 2022 nel nostro Paese il numero dei nati, pari a 393mila, è sceso per la prima volta sotto la soglia delle 400mila unità, andando a confermare il movimento declinante che, senza soluzione di continuità, si sperimenta dal 2009. In tale contesto, il confronto a livello europeo appare sconfortante, con l’Italia che si posiziona all’ultimo posto per tasso di natalità, oltre che per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Desta poi preoccupazione constatare come le previsioni recentemente formulate dall’Istat per i prossimi decenni descrivano uno scenario futuro tutt’altro che roseo, in cui non si assisterebbe a un reale cambio di passo rispetto alla situazione attuale. La popolazione italiana è infatti prevista diminuire significativamente e, nel contempo, l’invecchiamento della stessa è atteso crescere dai già allarmanti livelli odierni, per raggiungere valori ancora più critici, tali da produrre importanti implicazioni su svariati ambiti: dalla minore disponibilità di persone in età lavorativa, alla crescita (e composizione) della spesa pubblica.

DAVIDE FEDREGHINI 25 gen 2024 09:42