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Brescia
di REDAZIONE 24 ott 2018 15:30

Csv e Poverelle: Non vogliamo la luna

In avvio percorsi per la promozione dell’empowerment di giovani e donne in uscita dai servizi residenziali e diurni. Un progetto, per contrastare il disagio giovanile, promosso dalle Suore Poverelle in partenariato con il Csv (Centro di servizio per il volontariato) di Brescia

Non vogliono di certo la luna, ma una ritrovata normalità. Sono i giovani, tra i 14 e i 28 anni, provenienti dai centri residenziali (in uscita) e diurni, donne sole o con figli, spesso vittime di violenza, tutti e tutte accomunati da un difficile passato e oggi ospitati nelle strutture dell’Istituto delle Suore Poverelle-Istituto Palazzolo. È a 75 di loro, distribuiti nelle realtà di Brescia, Bergamo, Vicenza, Catanzaro e Sassari che è rivolto il progetto “Non vogliamo la luna”, promosso dalle Suore Poverelle in partenariato con il Csv (Centro di servizio per il volontariato) cittadino. “Siamo nella galassia del disagio giovanile, nella ricostruzione della personalità di soggetti che hanno compiuto percorsi abbastanza complessi” ha esordito Giovanni Marelli, presidente del Csv di Brescia, ricordando come la realtà da lui presieduta raccolga molte associazioni di volontariato dedite alla promozione sociale.

“Negli ultimi anni – sono ancora parole del Presidente –, a seguito della crisi economica, abbiamo visto allargarsi le maglie della marginalità, mettendo a nudo le debolezze della nostra costruzione sociale, economica, umana”. Da qui l’importanza della promozione del volontariato attraverso contatti con altre realtà come quella delle Suore Poverelle che da oltre un secolo si occupa di situazioni di povertà ed emarginazione sociale. “I minori, i giovani, sono sempre al centro della nostra attenzione. Il disagio giovanile spesso emerge con situazioni critiche di difficoltà” ha sottolineato suor Carla Fiori. Con questo progetto si vuole dare ai giovani “una possibilità di futuro e di protagonismo, una vita sostenibile”.

Ed proprio attraverso il volontariato, come anche attraverso forme di tirocinio e borse lavoro, che sarà possibile gettare le basi per la costruzione di una nuova esistenza. Le azioni si concretizzano in tre macroaree che vedranno protagonisti gli operatori, per fare rete e scambiare conoscenze, i giovani, per mettersi in gioco e alla prova (sia nella dimensione del volontariato sia in quella lavorativa), e la cittadinanza, al fine di sensibilizzarla sui temi dell’accoglienza e dell’incontro con l’altro. “Quello che vogliamo mettere in campo sono azioni molto semplici, quotidiane, non stiamo cercando la luna...Vogliamo provare a garantire loro una vita migliore rispetto a quella che hanno vissuto sino a oggi” ha affermato Michela Tintori, coordinatrice del progetto (termine fissato per maggio 2020) finanziato all’interno del Bando “Disagio giovanile 2015” emanato dalla presidenza del Consiglio dei ministri in collaborazione con il Dipartimento della Gioventù, del Servizio civile nazionale e il Dipartimento per le politiche antidroga (budget 100mila euro).

REDAZIONE 24 ott 2018 15:30