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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 12 feb 2018 12:37

I piccoli, la morte e gli adulti

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Anche il nostro territorio è spesso colpito dai suicidi di giovani e meno giovani. La comunità di Travagliato sta affrontando le tante domande che nascono dalla scomparsa di un bambino di otto anni. Come si affronta il tema della morte in famiglia, a scuola e nella propria comunità? Ne abbiamo parlato con Domenico Simeone, docente di pedagogia all’Università Cattolica

La morte evidenzia le fragilità di una società. Anche il nostro territorio è spesso colpito dai suicidi di giovani e meno giovani. La comunità di Travagliato sta affrontando le tante domande che nascono dalla scomparsa di un bambino di otto anni. Come si affronta il tema della morte in famiglia, a scuola e nella propria comunità? Ne abbiamo parlato con Domenico Simeone, docente di pedagogia all’Università Cattolica.


Prof. Simeone, come si può aiutare le comunità e soprattutto i più piccoli a elaborare il lutto?

Eventi come questi suscitano in noi degli interrogativi a cui fatichiamo a trovare risposte. Di fronte a un dolore così grande, nessuno dovrebbe essere lasciato da solo. La rete delle relazioni che generano una comunità è fondamentale così come la presenza di adulti che sappiano stare di fronte al dolore senza perdere la speranza e rinunciare al proprio compito educativo. Potremmo utilizzare una frase cara a papa Francesco: il tempo è superiore allo spazio. E’ necessario promuovere un processo piuttosto che controllare una situazione specifica; non si tratta, quindi, di dare una risposta stereotipata a una domanda di senso, ma di accompagnare in un processo. Crediamo che il pensiero della morte sia estraneo ai piccoli, ma non è così: i bambini hanno bisogno di poter parlare anche di questi argomenti, di poter trovare attorno a loro dei genitori e degli educatori che sappiano anche ascoltarli, che possano dar loro la parola e, soprattutto, hanno bisogno di essere aiutati a prendere coscienza del problema della morte, cercando insieme una risposta: questa non deve portare alla rimozione del lato oscuro dell’esistenza, ma che aiuti a vivere la vita in ogni sua manifestazione, sapendo che non si è soli in questa impresa, ma che c’è qualcuno in grado di accompagnare. Accostarsi alla morte accompagnati da un adulto è importante per ogni bambino.


Di fronte a queste situazioni tragiche, come aiutare i genitori e la scuola a continuare a fare il loro compito senza provare paura?

I genitori e gli insegnanti non devono essere in scacco di fronte all’educazione e ai rischi che l’educazione porta con sé. Genitori e insegnanti non devono rinunciare al loro compito educativo proprio nel momento del bisogno. Le angosce e le paure dei bambini devono trovare dimora in una casa sicura che resiste alle intemperie; questa dimora sicura è rappresentata dall’adulto in grado di accogliere i più piccoli e di accompagnarli nel cammino della vita. Forse anche gli adulti hanno bisogno di una dimora sufficientemente solida che accolga le loro paure, le loro angosce, il loro dolore: questa casa è la comunità. Scuola e comunità possono giocare un ruolo fondamentale per permettere ad adulti e bambini di rielaborare il lutto. Non bisogna, però, abbandonare la relazione educativa. Dovremmo avere un po’ di fiducia nella capacità dei bambini di affrontare questi temi con una certa creatività. In relazione a questo, la dott.ssa Franca Felizianidella diocesi di Concordia-Pordenone ha fatto un lavoro con gli alunni di una terza elementare. L’insegnante ha letto questa poesia: “Qualcuno muore ed è come quando i passi si fermano, ma se fosse solo una breve pausa prima di un nuovo viaggio? Qualcuno muore ed è come se una porta si chiudesse, ma se fosse una porta dietro la quale si aprono nuovi paesaggi? Qualcuno muore ed è come un albero che si schianta a terra, ma se fosse l’inizio di un nuovo seme che germoglia?”. I bambini con la loro immaginazione hanno continuato così la poesia: “Qualcuno muore ed è come se un terremoto distruggesse tutto, ma se fosse l’inizio di una nuova costruzione? Qualcuno muore ed è come quando uno inciampa e cade, ma se un amico gli desse una mano per rialzarsi in piedi? Qualcuno muore ed è come quando il cielo diventa grigio, ma se dietro le nuvole si scoprisse un cielo ancora più azzurro? Qualcuno muore ed è come quando erutta un vulcano, ma se dalla lava nascesse un cespuglio di rose che non muore mai? Qualcuno muore ed è come un uccello che non può più volare, ma se poi riuscisse a spiccare un volo ancora più alto verso il cielo? Qualcuno muore ed è come se scoppiasse un incendio, ma se fosse un fuoco che scoppia nei nostri cuori per scaldarli e infiammarli?".  

LUCIANO ZANARDINI 12 feb 2018 12:37