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Brescia
di REDAZIONE 27 giu 2022 09:10

In piazza per la cultura, non per il sangue

Ogni periodo storico è attraversato da forti dibattiti e contrapposizioni quando si tratta di allargare i beneficiari dei diritti percepiti come fondamentali con un forte peso ideologico. Non soltanto quando si tratta di ampliare a destinatari percepiti come esterni al territorio ma anche tra membri riconosciuti della collettività.

In Italia più di un milione di persone nate da genitori stranieri, cresciute e attive nel tessuto sociale italiano, vivono senza un riconoscimento formale della loro appartenenza allo stato italiano. L’attuale legge per la cittadinanza Legge nº 91 del 1992, regola l’acquisizione della cittadinanza italiana è quello dello ius sanguinis. In base ad esso, è italiano chi ha almeno un genitore italiano, a prescindere da dove sia nato. Questa legge non rispecchia più l’attuale società italiana, tiene in ostaggio vite e opportunità per il nostro paese. 

I nati, in Italia, da genitori stranieri possono fare richiesta dopo aver compiuto 18 anni (ed entro i 19 anni), se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”

Lo scorso 5 febbraio, trascorsi 30 anni dalla promulgazione della legge n°91 del 5 febbraio 1992, legge che regola l’acquisizione della cittadinanza italiana, la rete Restiamo Umani ha presentato una petizione al Sindaco e al Consiglio Comunale di Brescia firmata da 250 cittadine e cittadini. Il 26 maggio la petizione è stata presentata alla Commissione Partecipazione con la proposta di un Ordine del Giorno formulato a livello nazionale nell’ambito della campagna “Dalla parte giusta della storia” e già votato in importanti città italiane (esempio Bologna, Torino).

In questi giorni, il Parlamento dovrebbe discutere la proposta di legge di riforma della cittadinanza adottata dalla commissione affari costituzionali definita sinteticamente ius scholae. La legge 91 del 1992 sullo ius sanguinis, il “diritto di sangue”, àncora l’Italia economicamente, sociologicamente e culturalmente da 30 anni, legandoci tutti al brutalismo del sangue. I risvolti, pubblici e personali, di una tale disposizione, hanno carattere economico, sociale e conseguentemente psicologico. L’esclusione ha una funzione strategica: si automantiene. Infatti, escludendo dalla piena cittadinanza, si esclude anche dal diritto di voto, l’unico istituto effettivo di partecipazione alla vita pubblica.

L’accesso alla cittadinanza costituisce la base legale e l’essenza del Paese, essendo che designa i soggetti stessi a cui si rivolge e che contempla come partecipanti alla vita del Paese stesso. È indispensabile che la normativa, quindi, prenda atto dell’evoluzione culturale, sociale e demografica della popolazione di origini straniere residente in Italia, aumentata di più di 5 milioni di persone. 

L’iter parlamentare in corso potrebbe condurre a un disegno di legge che possa ridefinire la normativa sulla cittadinanza, sostituendo al principio del sangue quello della cultura. È l’occasione giusta per mettere radicalmente in discussione la logica attuale dell’istituto e promuovere un’idea nuova di cittadinanza, finalmente inclusiva, aperta, accessibile. Sono in gioco diritti essenziali e l’appartenenza stessa alla comunità politica e, con essi, le biografie di milioni di persone. La definizione dei possibili nuovi criteri per acquisire la cittadinanza è un passaggio delicatissimo, atteso da moltissime persone, e ha direttamente a che fare con la qualità della democrazia e con le condizioni materiali di vita.

Per questo motivo, "UNO_Collective  Cittadine e Cittadini resistenti al razzismo e al fascismo" sarà in piazza per celebrare la bellezza dell'Italia plurale e il suo matrimonio con l'accoglienza, la libertà, i diritti, la cultura e il futuro. "Per la cultura, non per il sangue: Italia dimmi di sì!" è in programma per martedì 28, a Largo Formentone, alle 18.30. 

REDAZIONE 27 giu 2022 09:10