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Brescia
di REDAZIONE 10 apr 2020 10:08

La scomparsa di Cesare Trebeschi

La scomparsa di Cesare Trebeschi, classe 1925 e già sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, addolora tutta la città

La scomparsa di Cesare Trebeschi, classe 1925 e già sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, addolora tutta la città. In questo Venerdì Santo ci saluta una parte importante della storia della Leonessa.

Nel 2018 fu insignito del Grosso d'Oro. La commissione fu unanime nell'assegnazione di questo riconoscimento per una figura che non solo ha segnato la storia politica cittadina, ma che negli anni si è speso per la crescita culturale e sociale di Brescia.

Anche quando si è ritirato dalla vita politica attiva, ha continuato a essere un punto di riferimento ascoltato e stimato da tutti i diversi protagonisti della società. 

Sapeva pesare le parole, sapeva prendere le decisioni guardando al domani e non solo alla contingenza. 

E' uno degli ultimi esponenti di una generazione che ha respirato la cultura, le letture e i pensieri di una stagione importante per la politica e la Chiesa bresciana.

Nel 1978 guidò il Consiglio comunale della città nell'incontro a Roma con Paolo VI, che era stato un grande amico di Andrea Trebeschi, padre di Cesare, morto in un campo di concentramento a Gusen il 24 gennaio del 1945. 

Lo ricordiamo nella preghiera e siamo vicini al dolore dei familiari.

REDAZIONE 10 apr 2020 10:08

2 Commenti

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Celso Vassalini

E’ morto l’Avv. Cesare Trebeschi un grande Sindaco dal 1975 al 1985 successore di Bruno Boni e predecessore di Pietro Padula. Cesare Trebeschi, ovvero il significato di essere laici non nel senso stupido in cui viene correntemente usata questa parola, quasi significasse l'opposto di credente o religioso. Il Sindaco Trebeschi ha sempre difeso la casa di tutti “il comune Palazzo Loggia”, che laicità non è un credo filosofico specifico, ma la capacità di distinguere le sfere delle diverse competenze, ciò che spetta alla Chiesa da ciò che spetta allo Stato, ciò che appartiene alla morale da ciò che deve essere regolato dal diritto, ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è oggetto di fede, a prescindere dall'adesione o meno a tale fede alla laicità della lettera a Diogneto, e lo portava a vivere con parresia, senza vergogna, senza ostentazione, senza falsi problemi di doppia cittadinanza, la sua fede religiosa e la sua lealtà repubblicana. Ho avuto l’onore di incontrare più volte l’Avv. Cesare Trebeschi, l’ultima volta in piazza Loggia 2019, alla mia richiesta di qualche sue preziose risposte, mi rispose con affetto oramai sono oltre l’età della ragione e per cui non credo di poter dire nulla su qualsiasi cosa. In realtà, la testa è sempre lucida — capace di battute rapide e salaci — e lo sguardo è lungo. Coraggioso e lungimirante, Sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, anni di grandi trasformazioni della città e anni anche molto difficili sul piano politico, sa e conosce le differenze tra l’oggi e ieri. Lo sguardo dell’ex sindaco e avvocato si volge all’indietro, ai tempi della passione (quella positiva ovviamente) politica: «Una volta gli animi si accendevano, ci si inferociva per la politica, ci si strappava la camicia per entrare in lista, oggi a quanto pare bisogna rincorrere i possibili asini. Molto di più Trebeschi non dice, ritorna sull’anagrafe e sull’età, ma osserva: «So che abbiamo un ottimo sindaco a Brescia, e so che abbiamo un ottimo sindaco anche a Cellatica». Andrà sicuramente a votare di nuovo, con tutte le difficoltà del caso, perché l’età è quella che è, gli anni passano. Un cittadino consapevole, fino all’ultimo miglio. In Cesare Trebeschi, la tolleranza fu ben altro che un abito mentale: era una condizione dello spirito che informava di sé lintera persona, luomo non meno dello studioso. In lui, insomma, le virtù dellintelletto non facevano velo a quelle del cuore, e pareva anzi che ne traessero alimento. E anche per questo che la sua figura suscitava negli altri quel desiderio di perfezione che è poi lossigeno della vita morale. Cuore ed intelletto, dunque. Ecco perché coloro che ebbero la ventura di frequentarlo sentivano di dovergli affetto e non soltanto stima o ammirazione. E proprio laffetto può evitare che nei confronti di Cesare Trebeschi venga perpetrato il sacrilegio delloblio e che londa del suo ricordo si ritragga, lasciandoci così ancora più soli e più vuoti. Credo difficile comprendere appieno la personalità di Cesare Trebeschi senza inquadrarla nel suo atteggiamento, non solo di rispetto, ma di amicizia nei confronti dei suoi interlocutori, uomini, fatti, idee. Celso Vassalini di cultura Socialista.

Giuiseppe

Ho conosciuto l'avv.to Cesare Trebeschi già nel 1975, incontrandolo al Monteorfano di Rovato. Una persona di grande talento e squisita cordialità. L'ultima volta alcuni anni fa dove si parlava di giustizia e di umanità.