lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di REDAZIONE 03 apr 2020 09:18

Le richieste di Acb a Governo e Regione

Ascolta

Nei giorni scorsi è stata inviata a Conte, a Fontana e al capo dipartimento della Protezione civile Borrelli una lettera a nome dei 205 sindaci del Bresciano in cui, accanto al racconto delle criticità che si toccano con mano ogni giorno sul territorio, si avanzano proposte e richieste per gestire al meglio l'emergenza sanitaria

Nei giorni scorsi hanno idealmente “preso carta e penna” e hanno scritto a Giuseppe Conte, ad Attilio Fontana, a Angelo Borrelli, rispettivamente Presidente del consiglio dei ministri, presidente di Regione Lombardia e capo dipartimento della Protezione civile, per far sentire la voce e far giungere le proposte dei 205 Comuni del Bresciano in merito alla emergenza da coronavirus nella provincia di Brescia. Quella invita dall’Associazione comuni bresciani a nome di tutte le amministrazioni locali, senza distinzione di appartenenza politica, è la lettera di chi da giorni, e in moltissimi casi allo stremo fisico e emotivo, è in prima linea nel gestire, al pari di altre autorità e operatori, un’emergenza che, nonostante timidi segnali, continua a non dare tregue nel Bresciano. Per questo, scrive Acb, occorre pensare un’attenzione maggiore e a  risposte urgenti e più incisive.

È partendo dalla drammatica esperienza vissuta sino a oggi dalle Comunità locali, che in tutte le loro articolazioni non si sono mai tirate indietro, che Acb legge “alcuni elementi di criticità e preoccupazione che, nell’immediato e in prospettiva, sono e saranno presenti e dall’altro di portarli all’attenzione dei decisori sovracomunali, per contribuire, nell’ottica di una leale collaborazione istituzionale, a una loro valutazione e a un confronto sulle misure e sui tempi ritenuti necessari ad affrontarli”.

La lettera prosegue con evidenziare quelle criticità oggi più evidenti ed urgenti attengono a diversi ambiti a partire dal consolidamento, con tutti gli strumenti possibili e attraverso un lavoro integrato tra più soggetti, di del monitoraggio dei soggetti in quarantena e in isolamento fiduciario, potenziando le attività di vigilanza anche per i familiari conviventi, potenziando il lavoro intrapreso con la recente istituzione delle Unità Speciali, che lavoreranno in collaborazione coi medici di base.

Una attività che per Acb richiede un intervento focalizzato su più elementi: da una parte il monitoraggio di carattere sanitario ,finalizzato a garantire contatti nella fase iniziale di riconoscimento del contagio e/o dell’elevato rischio di contagio, dall’altro, rispetto ad alcuni soggetti, sarà necessario pensare a condizioni di isolamento extra familiare, qualora le condizioni abitative o di contesto (persone non in grado di vivere sole per condizioni di salute anche diverse da quelle connesse al contagio effettivo o potenziale) rendano più sicuro ed efficace intraprendere tale strada. In caso di permanenza a domicilio delle persone in quarantena è fondamentale che si potenzi un’azione congiunta a livello di territorio, che veda impegnate le Amministrazioni Comunali a dare il proprio contributo, attraverso l’attività delle Forze dell’Ordine, dei servizi comunali e della collaborazione con il terzo settore e Protezione Civile.

“Allo stato – si legge ancora nella letta di Acb - è da escludersi in ogni caso che possano essere individuate le Rsa o loro reparti, come strutture ove alloggiare pazienti Covid-19 in dimissione o dimessi da strutture ospedaliere”.

Un’altra delle criticità segnalate ai destinatari della missiva riguarda i servizi socio assistenziali domiciliari erogat ia un elevato numero di persone anziane, spesso con patologie croniche anche molto complesse, sole o con reti parentali affaticate. Una tipologia quindi particolarmente esposta al rischio di malattia. “Già a partire dalle prime settimane di contagio- contagio - si sono evidenziate grandi difficoltà nella gestione di tali interventi, per mancanza di DPI da parte degli operatori che svolgono tale servizio perché non disponibili o prioritariamente destinati agli operatori sanitari, per la crescita del numero di operatori malati e assenti o che presentavano sintomi leggeri anche sospetti ma non accertati,, necessità di assicurare prestazioni a favore di persone completamente sole e particolarmente fragili, pur in presenza di sintomatologie sospette da parte di detti pazienti; forte difficoltà di relazione con la parte sanitaria (medici di base e operatori dell’assistenza domiciliare integrata, anch’essi spesso ridotti per il maggior numero di pazienti che accedono alle prestazioni e per il venir meno di risorse di personale disponibile assente per malattia), utile anche per consentire un confronto rispetto alle condizioni di salute della persona assistita e per segnalare eventuali condizioni di rischio.

A tutte queste condizioni di criticità, continua ancora l’Associazione comuni bresciani, si sta aggiungendo quella connessa al rientro a domicilio di persone dimesse dagli ospedali, che stabilizzate per quanto riguarda la problematica dell’infezione, ma comunque positive, che hanno, quindi, bisogno di essere seguite per le cure domiciliari. Per fare fronte a questo aspetto Acb ritiene fondamentale: assicurare al personale che opera a domicilio uno screening, anche attraverso l’effettuazione di tamponi, al fine di potenziare la sicurezza degli stessi e degli assistiti; garantire la messa a disposizione di DPI in misura e quantità idonea per tutto il personale che opera nei servizi territoriali; la formalizzazione delle connessioni dirette e “privilegiate” tra gli operatori/servizi domiciliari e la parte sanitaria (medici di base e Unità Speciali). Il tutto per contribuire ad un monitoraggio puntuale dei soggetti seguiti a domicilio, apportando informazioni o elementi di conoscenza al medico di base, oltre che per segnalare tempestivamente situazioni sospette di rischio che possano e/o debbano essere approfondite già alla comparsa dei primi segnali; mobilitare/sollecitare/chiamare in campo le risorse socio-sanitarie della cooperazione sociale e del volontariato, affinché l’approccio che vede l’“Ospedale diffuso”, al momento visto nella dimensione delle strutture ospedaliere distribuite sul territorio anche attraverso il coinvolgimento delle diverse realtà fondamentali a gestire detta situazione, possa essere arricchito/integrato a livello di territorio attraverso una rete di servizi di consulenza/vicinanza/supporto alle persone e ai servizi territoriali. Quello che Acb chiede è una sorta di ponte tra i cittadini, i servizi territoriali e i medici di base.

Per ultimo la lettera di Acb si sofferma sulle numerose criticità rilevate sul fronte ospedaliero, delle Rsa e dei servizi residenziali per la disabilità, dove il personale risulta essere stato sottoposto a fortissima pressione, a causa dei massacranti turni di lavoro e a un elevato pericolo di contagio, anche per la perdurante difficoltà di reperire e ripristinare con tempestività i DPI.. In tal senso si ritiene che vi sia la necessità d’intervento consista essenzialmente nel prevedere e predisporre uno screening/tampone per tutti i dipendenti del servizio sanitario, pubblico e privato, così come fatto per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, estendendo tale pratica anche agli operatori delle Rsa e delle Rsd, al fine di garantire la sicurezza degli stessi e degli assistiti; garantire la fornitura continua, ed in base alle necessità effettive prospettate dalle strutture sanitarie e socio sanitarie, di DPI nonché delle strumentazioni tecnologiche a bassa soglia agli operatori delle strutture medesime; assicurare quanto prima l’invio di nuovi medici e personale infermieristico, anche e eventualmente attingendo a quello già recentemente reclutato con il bando emanato dalla Protezione Civile, ovvero reclutandolo anche dal volontariato; - perseguire con decisione e rapidità la strada della realizzazione di una nuova struttura ospedaliera Covid-19 dedicata nella città; nel breve/medio periodo, occorre lavorare per la riorganizzazione delle strutture ospedaliere bresciane, con la riconversione di molti reparti, ora adibiti a cura di pazienti Covid-19 per far fronte all’emergenza, al fine di recuperare il ritardo conseguente all’attuale rinvio di esami, monitoraggi, interventi, cure per patologie meno urgenti.

REDAZIONE 03 apr 2020 09:18