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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 06 set 2016 12:43

Mattarella: Brescia protagonista nella vita del Paese

Nelle parole pronunciate dal Capo dello Stato al Grande, al termine della commemorazione di Mino Martinazzoli, l'apprezzamento per la città e per il ruolo dei sindaci, chiamati a rappresentare le comunità di riferimento oltre ogni appartenenza e divisione politica

"La mia presenza, nel ricordo di Mino Martinazzoli, è soprattutto un omaggio alla città, alla sua tradizione di buon governo, alla sua capacità imprenditoriale, al suo solido tessuto sociale, alla sua storia. Elementi che conferiscono a Brescia un ruolo da protagonista nella vita del Paese". È con queste parole che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha preso congedo dal Teatro Grande, sotto le cui volte si sono dati appuntamenti sindaci, parlamentari, consiglieri regionali e provinciali e i rappresentanti di tante di quelle associazioni e di quel tessuto sociale che fanno importante la città. 

Quello nel massimo cittadino, dopo il passaggio in piazza Loggia per l'omaggio alle vittime della strage e l'incontro con  i bresciani che hanno voluto fargli sentire la loro vicinanza, e il momento in Palazzo di Giustizia per l'inaugurazione di un busto dedicato a Martinazzoli, è stato il vero momento istituzionale previsto nella lunga giornata di Mattarella a Brescia.

Al Grande il Presidente della Repubblica è stato accolto prima dal caldo e convinto applauso dei presenti e poi dalle note dell'inno di Mameli intonato dal soprano Marta Mari e dallo sventolio di tanti tricolori affidati alle mani di bambini e ragazzi.   

È toccato al sindaco Emilio Del Bono esprimere al capo dello Stato la gratitudine sua personale e dell'intera città per avere accolto l'invito a visitare una città che "è l'esempio dell'Italia che funziona, una città che sa dare risposte efficaci alle tante domande e ai bisogni dei suoi cittadini, che ha saputo affrontare la crisi cercando nel contempo le vie per un futuro sostenibile, una città che si è sempre distinta per la capacità di accoglienza ma che oggi chiede tempi un po' più lunghi che in passato per una serena integrazione".

Da Del Bono, poi, anche il grazie a Mattarella per avere accettato di condividere con Brescia il ricordo di Mino Martinazzoli, uomo che ha vissuto il suo impegno politico con dedizione, sempre convinto che le istituzioni dovessero essere servite e rispettate. "Martinazzoli - ha concluso il Sindaco - ha insegnato che le istituzioni non possono essere dimenticate, dileggiate o indicate ai giovani come realtà da cui fuggire, soprattutto quando sono abitate da umili servitori dello Stato che in stagioni sempre più difficili continuano con tenacia e caparbietà a impegnarsi".

Alle parole del primo cittadino di Brescia hanno fatto seguito quelle di Roberto Maroni. Anche dal Presidente della Regione è giunto il grazie per la visita a Brescia, città ricca di storia, di cultura. Nelle sue parole anche il ringraziamento per avere scelto di presenziare al ricordo di Martinazzoli, "uno dei galantuomini della politica italiana, il cui esempio è stato uno sprone per tanti, capace come è stato di esprimere sempre un rapporto diretto con il territorio, mai disposto a rinnegare le proprie origini popolari". A cinque anni dalla sua scomparsa, ha ricordato ancora Maroni, "si sente il bisogno di una politica alta, autorevole, nobile. Per questo l'insegnamento di Martinazzoli è sempre attuale perché basato su valori che non tramontano come il rispetto e l'onestà".

Il ricordo del ricordo del politico scomparso, il cui volto sorridente campeggiava su una grande immagine che occupava tutto il palco del Grande, è stato affidato alla lettura di due brani tratti da "La legge e la coscienza. Mosè, Nicodemo e la Colonna infame" dello stesso Martinazzoli e alle parole di Pierluigi Castegnetti che con lui ha condiviso una buona parte della sua parabola politica. Il politico emiliano ha tracciato un quadro preciso dell'ispirazione politica di Martinazzoli, cresciuto alla scuola di quel cattolicesimo democratico tipicamente bresciano e "segnato" dal contatto con Aldo Moro. Castegnetti non ha mancato di ricordare le sofferenze e l'impegno sino al limite del possibile di Martinazzoli perché negli anni di tangentopoli non fosse dilapidata la vera fortuna dell'esperienza della Democrazia cristiana: l'unità politica dei cattolici. Una fortuna strenuamente difesa anche nell'esperienza del Partito popolare e che lo portò a liberare il campo quando si profilò l'esperienza della Margherita che di quella fortuna sembrava poter fare a meno.

Al termine, come già ricordato, le parole "fuori cerimoniale" del presidente Mattarella, parole di gratitudine per la città, per la sua forza propulsiva, ma che parole che hanno testimoniato il profondo legane con Martinazzoli. E poi, forse in risposta alla polemica montata dalla Lega Nord che ha chiesto ai suoi sindaci di disertare l'incontro, il suo pensiero per i primi cittadini, per quelli presenti e, forse ancora di più, per quelli che volontariamente non hanno accolto l'invito a essere presenti al Grande. "Ho una grande considerazione e apprezzamento per quanto fanno i Sindaci nei loro Comuni - ha ricordato - Conosco la loro fatica e il loro impegno. Sono l'ossatura democratica del Paese; sono persone che rappresentano la comunità oltre ogni appartenenza politica, sono l'espressione della capacità di saper valorizzare gli aspetti che uniscono una comunità a scapito di quelli che dividono". Anche la terribile esperienza del recente terremoto nell'Italia centrale, ha ricordato, ha dato modo di comprendere l'importanza dei sindaci e di come la coesione sia estremamente importante per affrontare le difficoltà a cui può trovarsi davanti il Paese.

E così come è arrivato, il Presidente della Repubblica ha lasciato il Grande accompagnato da un caloroso applauso, non prima di avere salutato, praticamente uno per uno, i numerosi sindaci presenti.

MASSIMO VENTURELLI 06 set 2016 12:43