Nuova vita per l'Antegnati in San Giuseppe
Presentato il progetto di restauro del prezioso organo costruito nel 1581 e conservato nella chiesa cittadina
È stato presentato ieri il progetto di restauro dell’organo della chiesa di San Giuseppe, a Brescia. Costruito nel 1581 da Graziadio e Costanzo Antegnati, lo strumento è uno dei capolavori della tradizione organaria europea.
Il progetto complessivo – che interesserà lo strumento musicale, la cassa lignea, le cantorie e l’originario locale dei mantici – è sostenuto dalla Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brescia e Bergamo, dal Ministero della Cultura e dal Comune di Brescia.
Il restauro dell’organo è affidato a Marco Fratti, docente al corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali all’Università di Pavia. Sulla base del progetto esecutivo riguardante il solo strumento musicale, il Ministero della Cultura ha concesso un contributo pari al 50% dell’importo totale, grazie all’art. 31 del Codice dei Beni culturali.
Oltre all’intervento sull’organo, la Parrocchia, come ha ricordato nel corso della conferenza stampa mons. Gianbattista Francesconi, si farà carico del risanamento del locale dei mantici, in disuso dal 1902 e riscoperto nel 2011. Per questo intervento, il Comune di Brescia, come ha sottolineato la sindaca Laura Castelletti, ha deliberato un contributo ai sensi della L. 12/2005.
Il restauro della cassa e della cantoria, risalenti alla fine del Cinquecento, e della seconda cantoria, realizzata nel 1727, è affidato alla restauratrice Giovanna Jacotti, docente di restauro dei manufatti lignei all’Accademia di Belle Arti di Verona. L’intervento è interamente in capo alla Soprintendenza che ne ha proposto il finanziamento nell’ambito della programmazione dei lavori pubblici per il triennio 2025-2027 (DM 148 del 29/04/2025). Direttore dei lavori e Responsabile unico del progetto è Silvia Massari, funzionario restauratore-conservatore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia.
Per reperire le risorse residue necessarie alla realizzazione dell’intervento, la Parrocchia ha attivato una campagna di raccolta fondi, per la quale sono applicabili i benefici fiscali previsti dall’Art Bonus: persone fisiche, imprese ed enti non commerciali possono recuperare il 65% dell’erogazione effettuata a favore del restauro. Sarà possibile partecipare con erogazioni liberali fatte pervenire tramite la pagina donativa dedicata https://sostieni.sanfaustinobrescia.org/ o con altre modalità tracciabili.
Accanto al recupero conservativo è previsto un percorso di valorizzazione culturale e musicale, con incontri, visite guidate e attività divulgative in date da definirsi. Un appuntamento già confermato è previsto per il 12 dicembre all’Ateneo di Brescia, dove verrà presentato nel dettaglio il progetto complessivo, con interventi dei restauratori coinvolti a cura del Comitato per il restauro.
“Restituire voce all’organo Antegnati significa restituire e consegnare alle future generazioni una parte della memoria più nobile di Brescia – hanno sottolineano i promotori dell’iniziativa - .Nel suo testamento, Graziadio Antegnati raccomanda al figlio Costanzo di avere cura di questo strumento per amore di Dio. Oggi, a oltre quattro secoli di distanza, la raccomandazione risuona come imperativo morale per i posteri: ora gli eredi siamo noi”.
L’organo della chiesa di San Giuseppe venne costruito nel 1581 da Graziadio Antegnati con la collaborazione del figlio Costanzo, appartenenti alla più celebre dinastia di organari dell’Italia settentrionale, nell’epoca in cui le rinnovate esigenze liturgiche dopo il Concilio di Trento e l’impulso alla devozione popolare davano nuovo spazio al ruolo dell’organo nei sacri riti. Il canto liturgico, accompagnato o in alternatim con l’organo, era un mezzo straordinario per parlare al cuore di credenti nel contesto delle celebrazioni solenni. Per bellezza di suono, dimensioni, qualità costruttiva e quantità di materiale originale conservato, quest’organo è considerato uno degli strumenti rinascimentali più significativi d’Europa. Celebre anche per la menzione che ne fa lo stesso Costanzo nell’Arte organica (1608), l’organo ‘stravagante’ di San Giuseppe conserva ancora l’impianto fonico e meccanico originario, nonostante le stratificazioni improprie che si sono susseguite nel corso dei secoli. Il restauro eseguito tra il 1954 e il 1956 da Armando Maccarinelli sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini rappresentò il primo intervento in Italia condotto con criteri filologici e aprì una nuova prospettiva di recupero e valorizzazione del patrimonio organario nazionale.
Dopo oltre quattro secoli di attività, l’organo presenta oggi un diffuso degrado materico: in particolare, fenomeni di corrosione e cancro dello stagno che interessano le canne metalliche stanno compromettendo la stabilità e l’efficienza sonora dello strumento. Oltre al restauro della materia, l’intervento mira a restituire al manufatto il suo assetto originario, alterato nel corso dei secoli con trasformazioni significative nel 1804 (Zaccaria Respini), nel 1857 (Antonio De Lorenzi), e nel 1902 quando Diego Porro alterò radicalmente l’estetica sonora dello strumento. Nel restauro del 1956 venne in parte ripristinata la disposizione fonica originaria, ma alcune improprie stratificazioni novecentesche furono conservate: il nuovo intervento provvederà a rimuoverle, restituendo piena coerenza all’opera degli Antegnati.
A sostegno del progetto di restauro è stato creato anche un apposito comitato presieduto da Lorenzo Ghielmi