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Brescia
di ELISA GARATTI 19 set 2025 10:00

Severgnini: l'arte di invecchiare con filosofia

L’edizione numero 20 del Festival Le X Giornate di Brescia è stata ufficialmente inaugurata ieri sera, nel cortile d’onore dell’Istituto Cesare Arici, con lo spettacolo del giornalista Beppe Severgnini (“L’arte di invecchiare con filosofia: il racconto di Socrate, Agata e il futuro a teatro”) e la musica live dei “White Socks Quintet”.

Con l’ironia che lo ha reso famoso e conosciuto al pubblico internazionale, Beppe Servergnini ha inaugurato la serata proponendo un “test della vecchiaia” alla platea bresciana: dai dolori alla schiena alla nostalgia del passato (“Quante volte avete affermato ‘ai miei tempi’ nelle ultime ore?") fino allo shopping di pantofole e alla modalità “boomer” di utilizzare il telefono, il giornalista ha portato in scena alcuni cliché sull’uomo anziano.

Del resto, “il libro è un tentativo di offrire qualche esercizio per il cervello” ha affermato. E proprio per questo motivo, con l’aiuto della nipote Agata di tre anni che insegna il disordine quotidiano (e mette i palloncini sul busto di Socrate), Beppe Severgnini, nel suo nuovo libro, riflette sul tempo che passa, invitandoci a “indossare con eleganza la propria età”.

“Volevo scrivere un libro su questi temi, ma sapevo di correre il rischio di risultare pesante - confessa Severgnini, proseguendo poi nell’analisi di qualche capitolo del libro -. All’inizio del testo affronto la questione delle cose e delle case, che rimangono in dote generazioni dopo generazioni. È un passaggio delicato tra feticismo e rottamazione. Personalmente, ho deciso di salvare alcuni oggetti tecnologici che hanno costituto la mia carriera e ho creato il ‘museo del passato prossimo’. Spero che un giorno Agata lo voglia scoprire. Comunque, la gestione, anche psicologica, degli oggetti e delle case è un aspetto da non sottovalutare e su cui bisogna lavorare”.

Complice anche la sua professione, Beppe Servergnini afferma di essere molto affezionato anche ad un’altra questione, la cura delle parole. “Alcune persone, cercando di compensare l’autorevolezza, scadono nel cinismo, nel sarcasmo o nel turpiloquio. Chi ci ascolta, poi, non si rende contro che quando ci dilunghiamo stiamo raccogliendo le figurine dell’album della nostra vita. Invito a parlare meno e ad ascoltare di più e a dare consigli solo se richiesti”.

Riprendendo un esempio legato alla sua nipote Agata e precisamente a quando ha dovuto intrattenere l’intera classe dell’asilo, il giornalista è convinto che si possa “parlare a tutte le generazioni. Comunicare è come tirare freccette e arrivare al bersaglio”.

Scorrendo tra i capitoli, Severgnini parla poi dell’importanza del ricambio. “Un modo infallibile per capire se una persona sta invecchiando è notare come si comporta con le generazioni dopo di lui, per esempio a lavoro”. Ma poi ricorda: “Se c’è un modo per rimanere creativi è mescolare le generazioni”.

Una tecnica infallibile da utilizzare nella vita è l’ironia che Severgnini definisce come “l’antiruggine dell’anima”, perché “la ruggine si deposita sulle nostre anime da subito e si accumula. Se l’ironia è utile a ogni età, si può pensare che a 18 anni sia facoltativa, ma a 70 anni è fondamentale”. Il giornalista offre poi una seconda definizione: “L’ironia è la sorella laica della misericordia perché è buona, perché vede le imperfezioni del mondo e sorride. È l’opposto del sarcasmo. E io nel mondo, purtroppo, vedo molti più sarcastici che ironici”.

L’evento si è chiuso con qualche consiglio. “Il mio è un libro sereno e costruttivo. C’è solo un punto più severo. La cosa più brutta e triste che può accadere è che smettiamo di farci le domande. Il 70enne di oggi era appassionatissimo del mondo, oggi è tutto diverso. Nel mondo in cui viviamo non possiamo farci domande e, soprattutto, dobbiamo avere il coraggio di accettare che, quando i fatti cambiano, è lecito cambiare opinione”.

ELISA GARATTI 19 set 2025 10:00