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Borgo San Giacomo
13 feb 2024 19:22

Don Pierino, cantore della fede

Le comunità di Borgo San Giacomo e di Acqualunga ricordano don Pierino Boselli (1941-2024)

In questi giorni le comunità di Borgo San Giacomo ed Acqualunga hanno salutato con commozione don Pierino Boselli, deceduto, quasi improvvisamente a seguito di un aggravamento delle condizioni di salute, il primo febbraio all’età di 82 anni. Era nato il 4 settembre 1941 ad Acqualunga dove è cresciuto in una numerosa famiglia di umili condizioni, ricca di religiosità che gli ha permesso di maturare una fede semplice e forte, acquisire la passione per il suono dell’organo e l’accompagnamento della liturgia e, con diversi altri compaesani e quasi coetanei, di entrare in seminario.

È stato ordinato nel 1967 e ha servito la diocesi prima come curato a Cigole, Maderno, Quinzano d’Oglio, Borgo San Giacomo e poi come parroco per venticinque anni a Verolavecchia. A livello diocesano oltre che essere stato da giovane un organista del duomo, ha successivamente diretto l’ufficio liturgico dal 2000 al 2014 ed è stato assistente spirituale dell’Unione San Costanzo, che raccoglie numerosi sacristi della diocesi, dal 1973 al 2022. Negli ultimi anni era tornato a Borgo San Giacomo e Acqualunga con l’incarico di vicario collaboratore.

Raccogliendo le numerose testimonianze dei tanti che lo hanno conosciuto, si potrebbe delineare la sua figura attorno a due elementi: il suo essere persona di cultura, dedito allo studio e all’approfondimento e, allo stesso tempo, l’essere un prete solido nella fede, anzi un attento “cantore” della fede.

Infatti, la sua innata passione per la musica e il canto lo ha avvicinato alla cura della liturgia, cercando di non lasciare mai nulla al caso, sempre attento a favorire in ogni modo la partecipazione attiva dell’assemblea, frutto del Concilio Vaticano II.

Di lui si ricordano i commenti alle liturgie diocesane, mai improvvisate ma studiate nei terminicosì che l’assemblea potesse sentirsi parte del popolo di Dio che prega il Signore.

La sensibilità come uomo di cultura l’aveva acquisita approfondendo i suoi “maestri spirituali”: padre Giulio Bevilacqua, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani e San Paolo VI. Di quest’ultimo ebbe anche la grazia, come lui stesso diceva, di poter essere parroco nel paese di villa Alghisi-Montini presso Verolavecchia, sentendosi così investito anche del ruolo di custode della memoria più vera del nostro Santo Papa bresciano.

La sua formazione culturale abbracciava ambiti più diversi e nelle sue omelie era sovente inserire citazioni di vario genere per poter condividere la sapienza acquisita nella continua lettura. Chi ha frequentato il suo studio, non può dimenticare la “montagna” di libri sempre presenti. La sua curiosità lo ha portato ad essere attento alla vita sociale e alla cronaca quotidiana, ma con un profondo senso critico, per cui ogni giorno era solito leggere almeno tre o quattro quotidiani così da poter formulare un personale pensiero sui vari accadimenti.

Con i giovani, in particolare nell’esperienza a Maderno e, soprattutto a Borgo San Giacomo, ha saputo creare un rapporto schietto, anche allegro, tanto da ricordarne i rischi presi nelle passeggiate in montagna o nelle uscite in auto sempre un po’ di corsa. Amava intrattenersi nel dialogo, anche semplicemente per il tempo del pranzo o della cena. Così, oltre che per i suoi famigliari, era di famiglia in diverse case e tante persone amavano trascorrere del tempo con lui passando a fargli visita.

A volte il suo carattere appariva spigoloso e, per certi versi, rigido, ma questo nasceva da una sua profonda coerenza che lo spingeva a desiderarla anche in coloro che incontrava.

La presenza numerosa dei fedeli di Verolavecchia per rendere omaggio a don Pierino ha reso evidente il segno lasciato durante il suo incarico come parroco, sia nell’essere di stimolo continuo nella crescita nella fede sia nella cura degli ambienti parrocchiali.

Le sue condizioni di salute, che a fasi alterne hanno segnato la sua vita, lo hanno reso capace di entrare in empatia con le persone sofferenti e allo stesso tempo di testimoniare una forza e una tenacia per certi versi inarrestabili.

I tanti sacerdoti che lo hanno conosciuto e apprezzato, i numerosissimi laici, i ragazzi da lui cresciuti, i collaboratori pastorali e tutti coloro che da lui avevano imparato il canto e l’amore per la musica ne sentono il distacco, ma ne ereditano le caratteristiche umane più vere e lo ricordano con la certezza che ora, in cielo, potrà celebrare quella liturgia eterna preparata fin da piccolo nella semplicità di Acqualunga.

13 feb 2024 19:22