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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 22 dic 2016 08:08

Terremoto: parrocchie e oratori generosi

Da Caritas e Centro oratori la conferma della generosità della comunità bresciana. 450mila gli euro raccolti nella colletta del 18 settembre e altri 200mila arrivati nelle settimane successiva. 190, invece, sono i quintali di indumenti recuperati con la Raccolta di San Martino degli oratori. Una volta venduti serviranno a finanziare la realizzazione di "Casa Futuro" ad Amatrice

Un presepe recuperato dai Vigili del Fuoco, “a rischio della vita”, da sotto le macerie e di ciò che resta della pericolante torre campanaria del santuario della Madonna Bianca, ad Ancarano, borgo nei pressi di Norcia, distrutto dal sisma del 24 agosto, 26 e 30 ottobre. Da qualche giorno accoglie chi arriva nel vicino campo di accoglienza: camper, tende e roulotte, disposte attorno ad una tensostruttura che diventa, all’occorrenza, mensa, luogo di riunione e ludoteca. È un po’ come gli alberelli di Natale che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre del 1914 spuntarono dalle trincee in cui soldati tedeschi e inglesi si fronteggiavano lungo il fronte occidentale. Furono quegli alberelli un piccolo segno, una speranza che anche nell’orrore della guerra potesse esserci posto, anche solo per la durata di una breve tregua, per il Natale.

Lo stesso vale oggi in tutte quelle comunità dell’Italia centrale che, a ondate successive dal 24 agosto, sono state colpite dal terremoto. Il Natale, con i suoi segni, il suo calore, può essere un momento di tregua da quella battaglia che la terra sembra avere ingaggiato con questa parte d’Italia.

È a questi segnali di speranza, di apertura al futuro nonostante tutto, e ai tanti altri che hanno nella solidarietà e nella vicinanza i loro tratti distintivi, che sono dedicate queste pagine natalizie. Brescia, come tante comunità, si sta dimostrando particolarmente attenta nei confronti delle comunità particolarmente colpite.

La conferma, se ce ne fosse bisogno, arriva dalla Caritas, il “terminale” naturale della generosità di tanti bresciani. “Ai 450mila euro della giornata di raccolta straordinaria effettuata il 18 settembre scorso in 370 delle parrocchie della diocesi – afferma al proposito Chiara Buizza dalla sede di piazza Martiri di Belfiore – in questi mesi se ne sono aggiunti altri 200mila frutto della generosità silenziosa di tanti altri bresciani”.

Un flusso costante di aiuti che non ha avuto bisogno di alcuna spinta particolare per mettersi in moto e che ancora continua a fluire. “Nei giorni scorsi – continuano dalla Caritas diocesana – è giunto da Rieti (la cui Caritas diocesana è gemellata con quelle di Lombardia per l’emergenza terremoto, ndr) un appello particolare: avevano bisogno di 250 panettoni per il pranzo di Natale di chi è rimasto nei borghi colpiti dal terremoto. Nel giro di poche ore, facendo riferimento a quelli che da anni sono nostri interlocutori per questo genere di bisogni, abbiamo recuperato 310 panettoni che in queste ore sono già in viaggio verso le zone terremotate”.

Un piccolo esempio, piccolissimo, rispetto ai bisogni delle terre colpite, ma che anche nella sua semplicità è esemplare nel racconto di una vicinanza che si alimenta anche di piccoli gesti.

Piccioli gesti sono anche quelli che il 19 novembre scorso hanno portato tanti ragazzi degli oratori bresciani ad impegnarsi nella Raccolta di San Martino, quest’anno finalizzata alla realizzazione, ad Amatrice, uno de luoghi simbolo del sisma del 24 agosto scorso, di “Casa Futuro”, centro polifunzionale per i giovani e tante altre realtà amatriciane. Piccoli gesti, si diceva, che hanno prodotto un grande risultato . “Rispetto allo scorso anno − affermano dal Centro oratori bresciani − sono stati raccolti molti quintali in più di indumenti”.

Quantità che ha consentirà di mettere a disposizione del progetto risorse tutt’altro che indifferenti. “Siamo stati particolarmente colpiti dai risultati della Raccolta di quest’anno che ha superato i 190 quintali (60 in più dello scorso anno) − afferma Gabriele Gennari che si è occupato della fase organizzativa dell’iniziativa −. I giovani e i ragazzi che si sono prestati per questo appuntamento ormai tradizionale con la solidarietà hanno capito a fondo le ragioni della destinazione, ma hanno anche saputo, evidentemente, sensibilizzare le loro comunità. Mai come quest’anno donare qualcosa di superfluo a Brescia consentirà di dare un po’ di futuro alle comunità colpite dal sisma”.  La situazione di estrema complessità che ancora si sta vivendo ad Amatrice, dove la terra continua a tremare e ogni scossa sembra far ripartire sempre tutto da zero, rende ad oggi difficile ipotizzare tempi certi di realizzazione. Un dato fermo, certo, resta però quello del grande sforzo compiuto dai ragazzi e dai giovani degli oratori bresciani che si sono impegnati per la raccolta.

Nelle settimane a venire don Marco Mori, direttore del Cob, e i suoi collaboratori, avranno modo di coordinarsi con i Salesiani per il Sociale e con la Curia Vescovile di Rieti ideatori del progetto “Casa Futuro”.

Sempre sul versante Caritas, quanto a Brescia si sta raccogliendo (la solidarietà sta continuando in modo silenzioso ma costante) sarà utilizzato progetti e azioni che la Caritas Lombardia andrà a definire di concerto con quella della diocesi di Rieti. A Brescia e alle “consorelle” di Lombardia nei primi giorni del mese di ottobre, con un gemellaggio coordinato a livello nazionale, erano state assegnate infatti trenta frazioni di Amatrice, piccole e piccolissime comunità che, tutte insieme, raggiungevano a malapena i 500 abitanti. “Quel gemellaggio, però, è stato completamente stravolto dalla scossa del 30 ottobre”. A dire di scenari completamente diversi è don Dario Crotti, direttore della Caritas di Pavia e delegato di quelle lombarde per l’emergenza terremoto. “Quella scossa – continua – ha aumentato il senso di precarietà e di paura e molte altre persone hanno scelto di abbandonare quei piccoli centri”.

Tutto questo ha finito con l’influire anche sulle modalità con cui le Caritas di Lombardia stanno operando. “In queste settimane – continua il sacerdote – è in via di definizione l’individuazione di due operatori da inviare nelle zone per coordinarsi con la Caritas di Rieti nella fase di monitoraggio dei bisogni”. Una fase di studio che non è però da ostacolo alla risposta ad alcuni bisogni impellenti. “In queste settimane –ricorda ancora don Dario Crotti – siamo al lavoro per recuperare alcuni container da assegnare ad agricoltori che hanno deciso di restare vicini alle proprie attività o nuclei familiari che vogliono restare nella zona”. Risposte piccole, non certo risolutive, ma che formulate con quello stile della prossimità tipico della Caritas, riescono a fare sentire meno sole le persone e ridare loro un po’ di speranza.

MASSIMO VENTURELLI 22 dic 2016 08:08