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Cogozzo
di + PIERANTONIO TREMOLADA 15 ago 2021 22:30

Timken: Serve una solidarietà territoriale

Il vescovo Tremolada: "La nostra terra bresciana, con i suoi imprenditori, le sue associazioni, le sue istituzioni si faccia carico di quanti non potranno proseguire in questa azienda la loro attività lavorativa". Leggi l'omelia nella chiesa di Cogozzo il giorno dell'Assunta

Celebriamo oggi la solennità dell’Assunta. La Beata Vergine Maria entra nella gloria del cielo, è resa partecipe dello splendore che è proprio del mistero santo di Dio, è accolta tra gli angeli e i santi come la più grande tra le creature di Dio. È la regina del cielo, lei che appartiene al nostra umanità, lei che si è definita “umile serva del Signore”. Le parole del Magnificat che abbiamo ascoltato nel passo del Vangelo appena proclamato: “Grandi cosa ha fatto in me l’Onnipotente”, rivelano la loro verità più profonda proprio alla luce della grande festa che stiamo celebrando.

L’assunzione al cielo della Beata Vergine Maria è in realtà il primo frutto della resurrezione del Signore. Lei è la prima a farne esperienza. La prima, ma non l’unica. Accadrà anche a noi un giorno. Il nostro destino è infatti la comunione piena con Dio e la partecipare alla sua gloria. Tutto questo testimonia la nostra grandezza agli occhi di Dio, il valore inestimabile attribuito da Dio a ogni persona della famiglia umana.

La dignità umana! Il mistero insondabile della nostra vera identità! Siamo stati creati – ci dicono le Sante Scritture – a immagine e somiglianza di Dio e siamo stati chiamati in Cristo Gesù ad essere suoi figli. La fede cristiana così guarda ad ogni uomo e donna, al suo volto che è unico, alla sua storia che mai si ripete identica. Il Signore ci ha insegnato e ci raccomanda di coltivare un rispetto estremo per ognuno che viene al mondo e che vive nel mondo. Ci ha inoltre affidato un compito: quello di contribuire in ogni modo al bene di ognuno che ci sta accanto.

È questa la prospettiva nella quale ci poniamo mentre celebriamo oggi l’Eucaristia in questa chiesa parrocchiale di Cogozzo, ai piedi della Valtrompia, sul territorio in cui sorge l’azienda Timken, in questi giorni al centro di una dolorosa vicenda che vede a rischio il loro lavoro dei suoi dipendenti.

Il lavoro è parte integrande dell’esperienza umana. Una vita senza lavoro, nella stagione in cui le energie sono ancora vitali, è una vita offesa. Dare dignità ad una persona significa anche questo: fare in modo che non le manchi il lavoro. Attraverso il lavoro, infatti, ognuno dà espressione alle proprie capacità e procura a sé e ai propri cari il giusto sostentamento. Separare il lavoro dalla persona non è possibile. Ogni decisione riguardante il lavoro avrà delle conseguenze sulle persone e non potrà essere considerata neutra. La prima reale e necessaria attenzione, ogniqualvolta dovessero prospettarsi delle decisioni riguardanti il lavoro, andrà rivolta alle persone che lo stanno svolgendo.

Possiamo intuire la complessità di situazioni riguardanti grandi imprese di carattere internazionale e rispettiamo il compito, non sempre facile, di chi è chiamato a compiere scelte a questi livelli. Non possiamo tuttavia accettare che a determinare tali scelte sia il criterio del puro profitto e neppure che si consideri sufficiente mettere a disposizione una certa quantità di denaro per risolvere quello che si considera semplicemente “un problema”. Il lavoro ha un rapporto vitale con le persone e le persone che lavorano in uno stesso luogo hanno a loro volta un legame tra di loro e con un territorio. Le decisioni che modificano le condizioni di lavoro o addirittura le estinguono domandano l’impegno generoso di un confronto che non consideri unicamente l’aspetto economico, ma che metta in giusto conto questa rete di relazioni. Le soluzioni vanno cercate insieme, dialogando con tutti i soggetti coinvolti, con sensibilità e oserei dire con un pizzico di affetto, garantendo giusti tempi e giusti modi, perché in gioco vi è la vita di persone umane, la vita di famiglie e la vita di un territorio. La chiusura di un’azienda ha sempre un duplice effetto: lascia senza lavoro degli uomini e delle donne e impoverisce un territorio. Anche chi è abituato a guardare il mondo in una prospettiva multinazionale non potrà prescindere da queste verità, che fanno semplicemente parte della vita.

Alla luce di queste convinzioni, fermo restando che sarà doveroso compiere ogni sforzo per non privare questo territorio di una preziosa realtà produttiva, se si dovrà dolorosamente prendere atto di decisioni assunte in posti lontani e ai piani alti, vorrei lanciare qui un appello alle imprese del nostro territorio bresciano. Vorrei invitare a quella che chiamerei una solidarietà territoriale. La nostra terra bresciana, con i suoi imprenditori, le sue associazioni, le sue istituzioni si faccia carico di quanti non potranno proseguire in questa azienda la loro attività lavorativa. Offrano loro, nel limite del possibile ma con creativa generosità, la possibilità di un nuovo lavoro. Aprano a loro le porte. Nessuno deve restare senza lavoro: questa è la priorità. Sarà il segno più bello e più chiaro delle convinzioni che abbiamo, del modo in cui qui da noi guardiamo al lavoro. Si avvii un dialogo solidale tra imprese, associazioni e istituzioni e si dimostri così che è possibile aprire strade diverse da quelle che obbediscono a logiche discutibili, pesantemente condizionate da una visione del lavoro che non fa onore alla persona e alla sua dignità.

Ci aiuti la Beata Vergine Maria, che veneriamo in questa solenne Festività come l’Assunta in cielo, a fare della nostra terra un riflesso del cielo, della nostra società un ambiente di vita dignitoso e sereno, della nostra storia un cammino di vera civiltà.

+ PIERANTONIO TREMOLADA 15 ago 2021 22:30