lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
New York
di DAMIANO BELTRAMI 30 set 2016 14:52

Stati Uniti: cattolici scettici

Motori a pieni giri per la campagna elettorale americana. Il magnate repubblicano e la ex segretario di Stato percorrono miglia su miglia per accaparrarsi le preferenze. Ma il mondo cattolico è diviso e perplesso: su migrazioni, famiglia, aborto, giustizia, pace non trova risposte che soddisfino appieno sul piano etico e sociale

Non sono convinti né dell’uno né dell’altro. Gli americani cattolici fanno fatica a scegliere tra due candidati alla presidenza che, per ragioni diverse, non sembrano soddisfarli. Da un lato il businessman miliardario Donald Trump, repubblicano, sbandiera posizioni drastiche su temi come l’immigrazione (in forte contrasto con i richiami del Papa e con il lavoro quotidiano della Chiesa), è uno strenuo sostenitore della lobby delle armi e non prende le distanze dalla destra più estrema. Dall’altro, l’ex segretario di Stato ed ex first lady, Hillary Clinton, democratica e milionaria, ha posizioni molto liberali su famiglia e aborto. Tra due scelte “imperfette”, i più recenti sondaggi segnalano che i cattolici sarebbero comunque più propensi a sostenere la Clinton, che nel bacino cattolico si colloca davanti a Trump di ben 27 punti, un margine considerevole, forse anche in ragione del suo candidato alla vice-presidenza Tim Kaine, cattolico.

Diffidenza verso Trump. “Credo che per i cattolici gli aspetti negativi di Trump siano diversi”, spiega John Carr, titolare dell’Iniziativa sul pensiero cattolico sociale e la vita pubblica presso la Georgetown University. “Uno è il temperamento. Quest’uomo ha un carattere adatto alla presidenza? Un altro è il suo retroterra: si dichiara per la famiglia ma è al terzo matrimonio”.  “La gente ammira i suoi figli, eppure si chiede se Trump manterrà le promesse. I cattolici, inoltre, sono spesso figli di immigrati – ispanici, italiani, polacchi… – e non vedono con favore un candidato che demonizza i migranti. Infine ritengo sia possibile che Papa Francesco, che ha sfidato i cattolici a guardare il mondo con le lenti degli ultimi”, anche durante il suo viaggio in Usa, “ha toccato il cuore di tanta gente, e questo può avere un peso nella decisione elettorale”.

 Cattolici ed evangelici. La posizione espressa fin qui nei sondaggi dai cattolici contrasta con quella indicata da altre confessioni cristiane, in primis gli evangelici. Questi ultimi, infatti, sembrano aver abbracciato convintamente la causa trumpista (il 78% sarebbe pronto a votarlo, stando a una rilevazione del Pew Research Center). Per Carr tra i due gruppi forse una delle differenze principali è “il bene comune, che ai cattolici sta molto a cuore”.

Tra le ragioni dell’adesione a Trump degli evangelici, c’è la sua leadership forte, la posizione dura contro il terrorismo di matrice islamista, e la difesa, almeno a parole, della Bibbia e di feste religiose come il Natale che negli Stati Uniti diventano sempre più ricorrenze private anche per via di un abuso del “politicamente corretto”. “Amo la parola Natale”, dice spesso Trump nei suoi comizi, “e invece vai nei negozi e vedi la scritta ‘Buone vacanze’”. Parole che sembrano far presa sull’elettorato. Voto “mobile”. Concentrati in Stati-chiave per vincere le elezioni, come Ohio e Wisconsin, i cattolici in America tradizionalmente non costituiscono un blocco orientato su un unico partito. “Parliamo di circa un quarto della popolazione”, spiega William Dinges, ordinario di Storia della Chiesa alla Catholic University of America. “Ma si tratta di un elettorato diviso tra le due forze in campo, e molto spesso fluido, passibile di cambiare partito a seconda dei candidati in lizza”.  

Sostanza o solo parole? “Su per giù il 40% dei cattolici vota per il partito repubblicano”, dice il professor Carr. “Un altro 40% sostiene quello democratico, e il restante 20% aiuta a decidere chi diventa presidente. In questa tornata la cosa interessante è che più i cattolici sono praticanti meno dicono di voler esprimersi per Trump. In questo specifico gruppo Trump porta a casa il 20% in meno del candidato repubblicano di quattro anni fa, Mitt Romney”. Eppure Trump, a differenza della Clinton, negli ultimi mesi ha detto in più circostanze di essere pro-life. “Molti sono scettici: quando Trump dice di essere diventato pro-life, lo pensa davvero?”, si chiede Carr. “Di questi temi parla con difficoltà. Però non credo che i cattolici sull’aborto preferiscano le posizioni della Clinton. È solo che non ritengono Trump un vero pro-life”.

DAMIANO BELTRAMI 30 set 2016 14:52