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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2016 00:00

Comunicare è molesto? Un dialogo fra Petrosino e Scanzi

Il 23 maggio alle 18 negli spazi della libreria Paoline di via Gabriele Rosa, Silvano Petrosino - docente e filosofo della comunicazione dell'Università Cattolica - dialogherà con Giacomo Scanzi

Comunicare è molesto? Come “Sopportare pazientemente le persone moleste”? A queste domande risponderà Silvano Petrosino il 23 maggio alle 18 negli spazi della libreria Paoline di via Gabriele Rosa, nell’ambito del ciclo di incontri “Sette opere di misericordia spirituale. Sette opere di vita” organizzato dalla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica in sinergia con Corpus Hominis. Petrosino, docente e filosofo della comunicazione della Cattolica, dialogherà con Giacomo Scanzi, direttore dell’Editoriale Bresciana, già direttore del Giornale di Brescia. In vista dell’incontro abbiamo rivolto a Petrosino alcune domande.

“Spesso noi non parliamo per comunicare – ha esordito Petrosino ai nostri microfoni -, spesso parliamo per sfogarci, per lamentarci, per criticare, in questo senso il comunicare può diventare – e spesso lo è – molesto, in realtà non è il vero comunicare”.

Come avviene oggi la comunicazione fra le persone?
Si tende a non ascoltare l’altro, abbiamo soltanto la voglia, il bisogno di parlare di noi, dei nostri problemi... In questo senso, spesso, molto spesso, la comunicazione si riduce a chiacchiera, a sfogo. Il tutto si riduce a qualcosa che non ha a che fare con la comunicazione, ha a che fare, da un certo punto di vista, con qualcosa di più profondo: il malessere di una persona, la voglia di farsi riconoscere, la voglia di avere un interlocutore e così via…

E’ in questo senso che si inserisce l’opera di misericordia spirituale “Sopportare pazientemente le persone moleste”...
Si può avere un atteggiamento più misericordioso, più compassionevole nei confronti di quelle persone, a volte noi stessi siamo quelle persone, che appunto, continuano a parlare, a insistere su una cosa. Se un uomo continua a parlare dei problemi della propria auto, o della suocera, il più delle volte non sta parlando di questo, ma del malessere personale… C'è la necessità di uno sguardo più attento, capace di scorgere al di là delle parole ciò che sta dietro, in questo senso può figurare quell’elemento di comprensione e di misericordia.

Con gli anni questo tipo di comunicazione si è palesata maggiormente? Pensiamo anche all’avvento delle nuove tecnologie…
Certamente. Il nostro è un ritmo di vita molto stressante, eccessivamente elevato, rischiamo di andare a sbattere a queste velocità. D’altra parte gli strumenti che abbiamo a disposizione sono molto più raffinati, più veloci. Gli strumenti di oggi non hanno creato il pettegolezzo, la chiacchiera, lo sfogo: ci sono sempre stati. Le nuove tecnologie, però, facilitano il pettegolezzo, la chiacchiera e lo sfogo, sicuramente.

Leggi l'intervista completa sul prossimo numero di "Voce" in uscita giovedì 12 maggio
ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2016 00:00