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di LUCIANO FEBBRARI 19 ott 2018 10:10 Ultimo aggiornamento 18 ott 2018 10:10

I Nobel missionari

Cuore Amico premia per il loro impegno padre Gianpietro Carraro (Brasile), suor Evelina Mattei (Burundi) e Carla Magnaghi (Sud Sudan)

Il premio Nobel per la testimonianza alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale 2018 (“Giovani per il Vangelo”). Il 20 ottobre alle 9.30 si terrà la 28ª edizione del Premio Cuore Amico presso l’auditorium dell’Istituto Paolo VI a Concesio. Per valorizzare la grande opera di civilizzazione ed evangelizzazione svolta dalla Chiesa a favore dei poveri ogni anno, a partire dal 1990, Cuore Amico destina 150mila euro, complessivamente, a tre missionari, religiosi e laici, che vengono premiati per la loro attività nel mondo. “Sono esempi vivificanti dell’Amore per Gesù e per la missione” amava ripetere don Mario Pasini riferendosi ai candidati al Premio, figure ammirevoli che lasciano una traccia speciale dove operano.

Padre Carraro. Padre Gianpietro Carraro con la sua discesa agli inferi delle favelas di San Paolo condivide ciò che ha con il popolo della strada guidato solo dalla logica dell’amore. Nel 1994 arriva in Brasile, a Belo Horizonte, e qui opera in Diocesi. Dopo qualche anno è a San Paolo, e qui si addentra nelle favelas arrivando a passare settimane intere, giorno e notte, sui marciapiedi, sotto i ponti, dormendo assieme al “popolo della strada”: meninos de rua (ragazzi di strada), anziani e disabili senza tetto, drogati e prostitute. In questo viaggio è accompagnato da suor Calcida, con cui fonda nel 2005 la Missione Belém, movimento riconosciuto ufficialmente dalla Diocesi nel 2010 che vuole incarnare il miracolo di Betlemme in mezzo ai poveri. Questa grande famiglia oggi accoglie quasi 2.000 persone tra bambini, anziani, ammalati, persone che vivevano sulla strada schiave dell’alcool e della droga. A seguito del terremoto in Haiti del 2010 Missione Belém avvia una fraternità stabile anche là, partendo da una baracca a Warf Jeremie, baraccopoli di 100mila persone che sorge sopra un enorme immondezzaio.

Suor Mattei. Suor Evelina Mattei, da 43 anni in Africa, ha vissuto i periodi tragici delle guerre in Burundi e in Repubblica Democratica del Congo. In questi Paesi falcidiati da conflitti cruenti ha aiutato a venire al mondo centinaia di bambini. Ausiliatrice, questo il suo nome di battesimo, nasce il 17 agosto 1948 a Concesio. A 17 anni entra nell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea nel 1965 e fa la sua prima professione nel 1969, prendendo il nome di suor Evelina. Frequenta un corso biennale come infermiera professionale e un corso di ostetricia. La professione perpetua avviene nel 1974 e la sua partenza per l’Africa il 10 aprile 1975. Dal 1975 al 1987 opera tra le missioni di Rukago e Matara, in Burundi. Qui, nei due centri maternità delle missioni, accoglie alla vita tantissimi bambini. Soprattutto assiste e incoraggia le mamme, offrendo loro nozioni di igiene e alimentazione. Oggi è a Burhiba dove, nel carcere sovraffollato e privo di medicine, porta la sua competenza medica e il suo sorriso agli ammalati. Grazie alla somma ricevuta con il Premio Cuore Amico la missionaria vuole migliorare la difficile situazione sanitaria dei detenuti nella prigione centrale della città. Per loro, costretti a vivere in un sovraffollamento malsano, si vuole rifornire la farmacia della prigione con medicinali di prima necessità.

Carla Magnaghi. Carla Magnaghi lavora in Sud Sudan, terra dove ancora oggi infuria un conflitto civile. Ciò nonostante la missionaria continua le sue attività di riabilitazione con i bambini disabili, impegnandosi a sottrarli a un destino di emarginazione e alla loro inclusione nella società sudanese. All’età di 18 anni entra a far parte dell’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità. L’Istituto, fondato dal Beato Luigi Monza nel 1938, gestisce l’Associazione “La Nostra Famiglia” che si occupa di disabili in età evolutiva in sei regioni italiane e in quattro Paesi esteri: Sud Sudan, Brasile, Ecuador e Cina. Carla fin dall’inizio si appassiona all’attività educativa e riabilitativa nei confronti dei bambini con vari tipi di disabilità, e prosegue i suoi studi diventando dapprima insegnante di scuola materna, poi specializzandosi in psicomotricità e logopedia. Dopo molti anni trascorsi professionalmente fra Como e Varese, nel 1988 le viene chiesto di recarsi a Juba, nell’allora Sudan, dove l’Istituto vuole aprire una nuova sede: il Centro Usratuna (La nostra famiglia in arabo). A cinque mesi dal suo arrivo scoppia la guerra civile. Dopo tre anni di scontri, il giorno di Pentecoste del 1991 anche Juba è presa d’assalto dalle milizie ribelli e il Centro Usratuna viene invaso da più di tremila civili che vi si rifugiano. Alla fine del 1992 la missionaria si vede costretta a rientrare in Italia, in quanto tutti gli stranieri presenti nel Paese vengono evacuati. Nel novembre 1994 ritorna in Sud Sudan e, diventata nel frattempo esperta nel linguaggio dei segni, segue anche i bambini con sordità.

LUCIANO FEBBRARI 19 ott 2018 10:10 Ultimo aggiornamento 18 ott 2018 10:10