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Brescia
di VITTORIO BERTONI 14 apr 2018 10:53

La libertà di dare la vita

Valerio Capasa è stato il relatore del secondo appuntamento del Mese Letterario, promosso dalla Fondazione San Benedetto all'auditorium di via Balestrieri


“Tutti i grandi libri parlano di noi. Sono interessanti per questo perchè aiutano a capire meglio noi stessi e la realtà che ci circonda”. Per Valerio Capasa l'assunto vale anche per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. “I libri 'veri' hanno la capacità di leggerti e mentre li leggi ti senti letto”. Capasa, dottore di ricerca in Italianistica e insegnante di lettere nei licei di Bari, è stato il relatore del secondo appuntamento del Mese Letterario, promosso dalla  Fondazione San Benedetto all'auditorium di via Balestrieri.


“Che cosa ci ricordiamo del poeta Tasso? Solo quattro cose: che ha scritto la Gerusalemme liberata, che è il gemello di Ariosto, che ha subito gli strali della Controriforma e che era pazzo, visto che è stato rinchiuso per sette anni in un manicomio”. In realtà non era pazzo, ma malinconico e in quei tempi, ma anche ora, la malinconia era spesso vista come una malattia. “Il suo poema evoca malinconie e al tempo stesso eroismi”. La lettura di Capasa parte dal secondo canto che narra la storia di Sofronia e Olindo. L'episodio ha per protagonisti due giovani cristiani che si autoaccusano del furto di un'immagine sacra della Vergine a sua volta sottratta da una chiesa e posta nella moschea. L'icona era sparita misteriosamente e re Aladino aveva ordinato di mettere a morte tutti i cristiani come rappresaglia. Sofronia si fa avanti e si assume la responsabilità pur essendo innocente. Olindo, che ne è innamorato, tenta invano di prendersi la colpa. Entrambi vengono posti al rogo, ma la conclusione è a lieto fine. “Sofronia 'viene in pensier come salvar costoro' e Tasso le fa dire una 'magnanima menzogna'. Lo stesso problema 500 anni dopo. Il dissidente russo Vladimir Bukovskij scrive che nella folla in una situazione estrema vince lo spirito di sopravvivenza, ma è proprio questo che fa perdere la salvezza. Da solo, si pensa, non posso fare niente e in questo modo perdono tutti. Contro un muro c'è un uomo solo che dice se non lo farò io chi lo farà? E in questo modo salva tutti come Sofronia che decide di rischiare”. Tasso non era un sanguinario, ma un uomo buono. Nel descrivere la prima Crociata guarda a Dante, Petrarca e San Francesco d'Assisi.


“Ci fa conoscere il 'vero' condito in 'molli e commoventi versi'.Tra storia, verosimile e invenzione ci fa capire il vero senso delle crociate. A Gerusalemme c'erano i Turchi che avevano già saccheggiato, ucciso e violentato nel tentativo di cancellare i posti e quindi la fede. Difficile pensare che migliaia di uomini, donne e ragazzi si siano messi in moto per lo più a piedi solo per sete di soldi e bramosia di successo, bensì per sottrarre i cristiani al giogo indegno di schiavitù”. È un ideale più grande che spinge la gente a partire e a morire. L'ideale della libertà. “La vera guerra di liberazione è dentro di sé. È libero chi non si misura sugli errori - ha sottolineato Capasa  - chi ha la capacità di sbagliare. L'uomo libero della Gerusalemme liberata è l'uomo che dà la vita”.



VITTORIO BERTONI 14 apr 2018 10:53