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Brescia
30 ago 2021 10:18

Nella morte a occhi aperti

Eutanasia, suicidio assistito, accanimento terapeutico: pregiudizi ideologici, esperienze concrete, norme astratte. Il nuovo libro di Lucetta Scaraffia e Ferdinando Cancelli edito da Scholé-Morcelliana

La pandemia da Covid-19 ha riportato alla luce alcune delle incertezze più intime dell’uomo. Tra queste il timore della morte: tema tornato prepotentemente al centro delle nostre vite e sotto i riflettori dei media. In questo contesto si è riaperto il dibattito sull’eutanasia e sul suicidio assistito, pratiche che continuano a dividere l’opinione pubblica tra sostenitori e oppositori pro-life. Ma trasformare la morte in un diritto non impedisce forse di riflettere sul vero senso della vita, quindi di accettarne una naturale conclusione, di terminare insomma la propria esistenza nella consapevolezza? E affrontare la morte non è forse un compito collettivo, che rafforza i legami comunitari, invece che un’esperienza individuale e solitaria? Sono domande che Lucetta Scaraffia (nella foto), storica, e Ferdinando Cancelli, medico, entrambi esperti di bioetica affrontano nel libro “Nella morte a occhi aperti Cattolici, laici e conflitto dei valori” appena uscito con i tipi di Scholé –Morcelliana (pagg. 194 euro 16). Attraverso l’analisi di casi mediatici oggetto di manipolazioni, come quelli di Fabiano Antoniani e Piergiorgio Welby, Charlie Gard e Alfie Evans, ripercorrendo le esperienze di chi ha vissuto in prima persona la malattia terminale di un proprio caro, gli autori propongono di ripensare al fine vita accettando la persistenza di un conflitto di valori tra credenti e non credenti, ma esigendo un confronto scevro da pregiudizi ideologici laici quanto cattolici, configurando il tema della morte connesso alla richiesta di depenalizzare l’eutanasia, come questione basilare di una cultura, non di diritti individuali.

Non è tutto. “La nostra possibilità di intervenire nel complesso e ancora in gran parte ignoto territorio fra la vita e la morte continuerà sempre a porre dei problemi completamente nuovi, sui quali bisogna molto riflettere” - scrivono qui Scaraffia e Cancelli- “diffidando di chi sembra già avere la soluzione in tasca, cioè di chi pensa di risolverla con la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito ma anche di chi non vuole neppure che sia permesso il rifiuto delle cure considerate sproporzionate dal medico o dal malato stesso”. Pagine che parlano di sofferenza e natura, scelte e consenso, medici e cure, prassi diffuse e leggi, questioni sanitarie, economiche, etiche. Che indicano le distanze nascoste fra le esperienze concrete e le norme astratte. Pagine, soprattutto, dettate dalla convinzione che l’attesa della morte deve riacquistare un profondo senso spirituale (che non significa necessariamente religioso o morale), come un fatto e un incontro che può donare significato all’intera esistenza.

30 ago 2021 10:18