Ottorino Garosio 1904-1980: monografica
Martedì 3 novembre, presso la Fondazione Dolci, è stata presentata in anteprima la monografia “Ottorino Garosio 1904-1980”, la cui mostra antologica inaugurerà questo sabato 8 novembre nelle sale dell’omonimo Museo (San Polo, Brescia).
A introdurre la 26esima avventura editoriale della Fondazione Dolci è stato il suo presidente, il vulcanico Eugenio Busi, che ha ripercorso le motivazioni a base di questa monografia, che eccezionalmente quest’anno è stata inserita in un progetto molto più ampio, con altre 4 realtà culturali (Habitar in sta terra di Bagolino, l’Associazione via Glisenti 43 di Vestone, il Comune di Sabbio e l’AAB-Associazione Artisti Bresciani) e con ben 5 mostre diffuse dislocate tra la ValleSabbia e la città, a ricordare il pittore valsabbino Ottorino Garosio (1904-1980).
Il catalogo, arricchito da una biografia illustrata a cura di Marcello Zane, comprende i dipinti esposti nelle varie sedi e oltre 126 dipinti inediti, suddivisi per decenni, offrendo una panoramica completa della produzione dell’artista.
Quello delle monografie e relative antologie è un lavoro di recupero dell’identità artistiche bresciane che la Fondazione porta avanti da quasi 30 anni ormai, nella consapevolezza che il rischio di una perdita totale si fa sempre più concreto col passare del tempo, come ribadito amaramente da Busi. Pregio di queste iniziative editoriali è inoltre quello di essere accompagnate da un lavoro di ricerca biografica, bibliografica e critica, che permette spesso di andare oltre agli sterili racconti aneddotici in cui spesso sono stati rinchiusi gli artisti di provincia e di aprire così nuovi spiragli interpretativi più ampi. Così lo studioso Marcello Zane ha rimarcato come la critica precedente abbia «ingabbiato il pittore nell’etichetta di “pittore valsabbino”» (con in parte la sua stessa complicità) e che il soggetto delle sue opere (sicuramente linfa vitale di tutta la sua produzione pittorica) sia finito col divenire l’unico metro di lettura e di giudizio di tutta la sua arte.
«Garosio non è stato un naïf, non è stato un ingenuo» ha aggiunto Massimo Tedeschi «Numerosi invece i riferimenti pittorici da lui rielaborati, presi dai suoi viaggi al di fuori della Valsabbia, soprattutto a Milano».
Tedeschi, presidente dell’AAB (tra le realtà partner del progetto), ha inoltre evidenziato come il lavoro di catalogazione delle opere (oltre 1200) abbia permesso di riallacciare un rapporto più diretto con i collezionisti, a riprova che iniziative come queste siano sforzi collettivi e permettano di rafforzare i legami.
Presente anche Valter Muchetti, in vece del sindaco Laura Castelletti, il quale ha rimarcato l’importanza di una realtà culturale come questa per il quartiere di San Polo; la scommessa fatta qualche anno fa (nel lasciare in gestione lo spazio della Cascina alla Fondazione) si è dimostrata quanto mai «una scelta vincente».
Ma la Fondazione Dolci guarda già al futuro (d'altronde gli artisti bresciani meritevoli non mancano): è infatti già in programma la prossima monografia, dedicata a un altro artista bresciano di rilievo, lo scultore Domenico Lusetti (1908-1971).