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Brescia
di CRISTINA SCARONI 05 apr 2019 10:20

Racconto dalla Siria di Alia Malek

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Su iniziativa della Ccdc il confronto con la giornalista costretta a fuggire dal regime di Assad

“Maggio 2013. Nel pomeriggio di uno dei miei ultimi giorni a Damasco, ero sul balcone anteriore della casa della nonna a dire addio, con una carezza lieve alle foglie, a un albero di arancio amaro, i cui rami arrivavano fino al nostro appartamento al primo piano. Non sapevo se sarei mai riuscita a tornare, e nel caso non sapevo quando, né cosa avrei e non avrei trovato”.

Con queste parole, tratte dal prologo del suo libro “Il paese che era la nostra casa. Racconto della Siria”, Alia Malek guida con la voce gli ascoltatori verso l’universo di colori e profumi di ciò che fu la capitale siriana. Ma anche verso il senso di disillusione che ne fa da sfondo. Il libro è stato presentato in una gremita Cascina di Parco Gallo nel pomeriggio di sabato 30 marzo, in un incontro promosso da Cooperativa cattolico-democratica di cultura, Acli, Amnesty International, Centro Migranti e Cieli Volanti, con un dialogo tra l’autrice e il giornalista Claudio Baroni. La scrittrice, ex avvocata per i diritti civili, docente universitaria ma principalmente e soprattutto giornalista pluripremiata, è nata a Baltimora da genitori siriani che avevano lasciato il proprio paese per sfuggire al regime di Assad. Nel 2011, poco dopo l’inizio della primavera araba, Alia tornò in Siria dove, nonostante rivolte e repressioni, l’aria che si respirava era di speranza e cambiamento. Perciò decise di restaurare la casa della nonna, “cuore di quel mondo”, che da piccola, tornando spesso a Damasco, aveva frequentato. “Quando avevo 6 anni, a causa di un ictus, nonna Selma rimase completamente paralizzata ma cosciente. Così come la Siria”. Nel 2013, Alia fu costretta ad andarsene dal paese per tornare negli Usa. Nel libro la vita personale della giornalista, dei suoi familiari e della quotidianità segue e si intreccia ai grandi eventi che hanno profondamente segnato il Paese mediorientale nell’ultimo secolo, dando vita a parole che raccontano emozioni personali e interpretano sapientemente la cornice geopolitica di una terra senza pace.

“Quello che è accaduto riguarda tutti: tutti ne siamo usciti sconfitti” – sostiene con convinzione Alia, che da molto desiderava scrivere un libro sulla Siria – . Stiamo vivendo il tempo della disinformazione. L’Occidente guarda al Medioriente con pregiudizi e presunzione di capire quanto accade. Ma fallisce per mancanza di voglia, curiosità e conoscenza di un mondo così complesso”. Di storia, potere e denaro, speranze e illusioni, famiglia, donne, tradimenti del popolo arabo, ruoli e responsabilità internazionali, l’autrice racconta in “Il paese che era la nostra casa”, ricordando al lettore come tutti siamo coinvolti in questa tragedia vicina ma lontana.

CRISTINA SCARONI 05 apr 2019 10:20