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Breno
di LINDA BRESSANELLI 22 gen 2015 00:00

La Valle piegata dalle macchinette

E' stato presentato uno studio dell’Asl di Vallecamonica-Sebino sull'identikit del giocatore d'azzardo

Maschio, 43 anni, coniugato, professionista o imprenditore. Questo l’identikit del giocatore d’azzardo in Vallecamonica. A delinearlo è una ricerca esplorativa, realizzata all’interno di un percorso formativo che ha coinvolto l’Azienda territoriale per i servizi alla persona e l’Asl di Vallecamonica-Sebino, i cui obiettivi sono stati quelli di stimare il gioco d’azzardo patologico sul territorio camuno. I risultati dell’indagine sono consultabili sul sito della Comunità montana di Vallecamonica (www.cmvallecamonica.bs.it) e sono stati presentati nei giorni scorsi a Breno in un convegno cui erano invitati i sindaci e gli assessori del territorio.

I dati si riferiscono all’anno 2013 e sono frutto dell’elaborazione delle informazioni raccolte presso i servizi che trattano direttamente la ludopatia in Valle. Attraverso questo studio si è potuto stabilire che sul territorio camuno sono presenti almeno 900 delle cosiddette “macchinette”, ovvero video lottery e slot machines, che producono un giro d’affari annuale stimato in 70 milioni di euro. A questi strumenti di gioco andrebbero aggiunti gli innumerevoli siti di gioco on-line, nonché gratta e vinci e lotterie, che l’indagine non prende in considerazione. L’esistenza di un sommerso si comprende anche dall’esiguo numero di utenti presi in carico nel corso del 2013 dai centri che si occupano della patologia in Valle: “soltanto” 89 persone. Proseguendo nella statistica, emerge che il fenomeno non ha una collocazione geografica ben definita, ma riguarda indistintamente tutto il territorio della Valle. La ludopatia, sottolineano i grafici, colpisce in modo minore le donne, le quali rischiano di incorrere in questo tipo di patologia attorno ai 51 anni. Colpisce inoltre il fatto che il malato di gioco non sia una persona che cerca di risolvere i propri problemi economici attraverso le possibili vincite.

Infatti il numero dei disoccupati/sotto-occupati in carico ai servizi rappresenta il 27% degli utenti, ma vi è un 40% di lavoratori autonomi o imprenditori e un 22% di lavoratori dipendenti. L’importante è che il giocatore o chi gi sta accanto si rendano conto che il vizio si è tramutato in dipendenza per poterla curare. Ne va della salute della persona interessata ma anche del benessere di coloro che la circondano, senza sottovalutare i problemi economici che derivano dal gioco patologico e i possibili risvolti legali. I redattori dello studio ritengono inoltre importante monitorare la diffusione del fenomeno e prevenire la ludopatia. In questo senso andrebbero coinvolti tutti gli attori e servizi del territorio, che insieme possono sperimentare reali forme di collaborazione e integrazione interistituzionale e professionale per arginare il fenomeno. Molto può fare anche la promozione di locali “no slot”, la soppressione della pubblicità dei giochi e soprattutto la correzione delle false credenze relative alle probabilità di vincita. Perché quando si gioca alle “macchinette”, l’unica a vincere è la dipendenza.
LINDA BRESSANELLI 22 gen 2015 00:00