lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Bienno
di LE SUORE DEL MONASTERO DI BIENNO 03 apr 2015 00:00

Maria, Francesco, Chiara e le altre: la corsa del Vangelo nella storia

Le suore del monastero di Bienno ci aiutano a riflettere in vista della Pasqua percorrendo la storia di tre importani figure: Maria di Magdala, San Francesco e Santa Chiara d'Assisi

Maria di Magdala, china sulla tomba, cerca il cadavere di Gesù. Non lo trova, è disposta a tutto per riaverlo, crede non le resti altro. Proprio allora Gesù la raggiunge: perché piangi? Chi cerchi? Sempre concentrata nella sua ricerca Maria non lo riconosce e gli chiede dove sia il cadavere del Maestro amato. Finalmente la voce di Gesù fa breccia in lei. Una sola parola: Maria! È la luce all’improvviso e la strappa dalla sua ricerca fallimentare. Risponde con tutto il cuore: Rabbunì, maestro mio. E una nuova storia ha inizio.

Gesù, il risorto, il vivente, colui che era stato crocifisso, profuma ora di vita e di gloria, la sua parola risveglia, il suo appello rimette in movimento la storia. Rimette qui in movimento Maria, la rimette per strada: va dai miei fratelli e dì loro…. Il vangelo ha iniziato così la sua corsa nella storia, non con un evento pirotecnico, ma con l’incontro di Gesù con Maria, Pietro, Giovanni e altri discepoli. Chiamati per nome mentre pensavano ad altro, hanno dedicato la loro esistenza al Signore e hanno sperimentato una vita risorta.

La stessa cosa è accaduta a Francesco e Chiara d’Assisi: quando la corsa del vangelo li ha raggiunti, quando il Signore Gesù li ha chiamati, hanno lasciato tutto e lo hanno seguito. Così può accadere nella vita di ciascuno di noi. Se volgiamo lo sguardo e come Maria di Magdala rispondiamo: Rabbunì, maestro mio! è fatta. Questo è capitato a noi, sorelle povere, questo è capitato ad innumerevoli altri fratelli e sorelle, colti dall’irruzione di Dio nella loro vita. Chi accoglie Gesù come unico maestro e Signore, come l’amore della sua vita, non si appartiene più. Raccomanda Chiara d’Assisi:

Le sorelle non si approprino di nulla, né casa, né luogo, nè alcuna cosa. E come pellegrine e forestiere in questo mondo, servendo il Signore in povertà e umiltà. Non vogliate mai, sorelle dilette, avere altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre. Noi desideriamo dunque giorno dopo giorno appartenere più al Signore che a noi stesse. Sorprendentemente sperimentiamo di appartenere in tal modo un po’ a tutti. Non abbiamo una famiglia nostra, ma il Signore ci dona delle sorelle con cui vivere e tante altre persone con cui condividere qualche passo del cammino. La liturgia (preghiera) quotidiana che scandisce le nostre giornate è aperta a tutti, la nostra chiesetta è sempre aperta per chi vuole fermarsi a pregare e condividere con noi anche il silenzio.

L’ascolto del Signore richiede il silenzio. Anche l’ascolto di noi stesse, di quello che va capitando dentro di noi, richiede silenzio. Questo a volte è un po’ faticoso, ma è nel silenzio che il Signore ci istruisce, ci guarisce, rinnova la nostra vita quando ci troviamo in qualche impasse: anche se noi proclamiamo di vivere il vangelo, non è scontato che vada tutto liscio. L’egoismo, la stanchezza, la sciocca tendenza ad attaccarci alle cose, la paura del futuro, sono tutte trappole che conosciamo, me che non sempre riusciamo ad evitare. Per fortuna non siamo sole: le sorelle collaborano con il Signore per rimetterci in pista. La sapienza del vangelo la si impara infatti insieme.

Grande è il dono della nostra vocazione, dice Chiara, anche se siamo piccole e povere. Grande è quel dono, perché fa di noi, piccole Maria di Magdala, incapaci di guardare in alto, delle donne credenti. Dopo aver risposto il nostro “Rabbunì”, diventiamo come Maria testimoni del risorto. E giorno dopo giorno impariamo anche noi a vivere una vita risorta, quella che ci permette di vedere la realtà con l’occhio di Dio, ci permette di vederla redenta. Come la vedeva san Francesco: Laudato sì, mi Signore, per tutte le tue creature (non solo per quelle che mi piacciono).

Noi chiediamo al Signore di introdurci e mantenerci sempre in questa lode e sempre speriamo di poter coinvolgere tutti. Il sogno di vivere il vangelo che ci arde nel cuore non è esclusivo, è inclusivo, è trainante, o almeno spera di esserlo, vorrebbe esserlo. I fratelli e le sorelle che conosciamo e che non conosciamo, sono tutti presenti nel nostro cammino e nella nostra preghiera. Ci piace sognare che il nostro vivere espropriato e felice possa attrarre qualcuno al Signore.

In pratica la vita che viviamo è molto semplice: preghiera, lavoro, fraternità. Il monastero è l’habitat nel quale impariamo a scrutare la sacra Scrittura e a lasciarci plasmare dallo Spirito del Signore. Di fatto, a vivere si impara vivendo e il vangelo è la scuola quotidiana che seguiamo con fiducia. Seguendo la stessa scuola Chiara d’Assisi ha concluso la sua vita ringraziando Dio per quanto le aveva donato e dicendo: Benedetto sei tu, Signore, perché mi hai creato.

La corsa del vangelo, iniziata da Maria di Magdala e pochi altri, ha vivificato Chiara fino a questo punto di felicità, e continua ancora oggi, silenziosa, umile, tenace, a vivificare chi accetta il contagio e cerca di farlo diventare vita quotidiana.
LE SUORE DEL MONASTERO DI BIENNO 03 apr 2015 00:00