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Brescia
di BEATRICE TAMENI 01 feb 2018 16:57

Azeglio è stato il nostro commissario

Durante le esequie celebrate in Cattedrale, mons. Claudio Paganini ha ripercorso la storia umana e sportiva di Azeglio Vicini

"Azeglio è stato il “nostro commissario” per eccellenza! Quello delle notti magiche!".  In Cattedrale è stato dato l’ultimo saluto ad Azeglio Vicini, allenatore e giocatore della Leonessa e della nazionale, ma prima di tutto “maestro di vita, uno degli ultimi, forse dei pochi fra tanti, maestri veri” così come lo definisce mons. Claudio Paganini che ha celebrato il funerale. Nell’omelia, Paganini ha preso spunto dalle letture (il testamento del Re Davide e l’invio dei 12 discepoli): “Oso pensare che, date le circostanze e la coincidenza, possa essere un dono che Azeglio ha voluto riservarci in questo giorno di commiato. Parla della sua vita ed del suo stile. Il pensiero a lui, in questo saluto comunitario, riaccenda veramente la nostalgia dei valori che ha vissuto e testimoniato”.

Mons. Paganini ha parlato degli allenatori, definendoli educatori che accompagnano come padri quei giovani a loro affidati per coltivarne ed ampliarne la ricchezza umana e sportiva: “L’allenatore, non è un moderno mago Merlino che possiede pozioni magiche per la vittoria. E’ piuttosto un educatore che accompagna come padre quei giovani a lui affidati per coltivarne ed ampliarne la ricchezza umana e sportiva. Prima viene l’uomo, educato nella mente e nel corpo, poi viene il giocatore frutto maturo di un percorso di vita. I consigli su come stare nel campo da gioco sono la conseguenza di come essere uomini veri, sportivi perché testimoni di un modello di vita e di presenza sociale”.

Ha ricordato anche l’incontro di Paolo VI, nel 1965, con i dirigenti e i giocatori del Brescia calcio: “La Chiesa, ha una parola da dire anche agli sportivi, e non cessa – sottolineò il Pontefice – di esortarli a impostare la loro vita su una linea di sincerità, di rispetto, di purezza, di dominio di sé”.

Infine ha ringraziato la famiglia di Azeglio, soprattutto la moglie Ines (tra pochi giorni avrebbero festeggiato i 60 anni di matrimonio), che Azeglio stesso chiamava la sua “commissaria” per aver accettato le esigenze che lo sport domanda ai suoi figli migliori.

"Azeglio Vicini, 'Una vita in azzurro' come il titolo della sua biografia. Azzurro come la maglia della nazionale. Azzurro come la trasparenza dei valori di vita e di umanità. Azzurro come il cielo, popolato di maestri di cui abbiamo nostalgia e desiderio. Quello stesso cielo azzurro sia per noi tutti l’indicazione del cammino da percorrere. Abbiamo ricevuto da Azeglio il dono di un testamento vissuto: ci serve ora il coraggio per seguirne gli esempi e formarci alla stessa scuola del cielo". Sono queste le frasi con le quali mons. Paganini ha concluso il suo ricordo davanti alla moglie, ai tre figli, ai parenti, agli amici e a quanti in questi anni l'hanno sempre conosciuto come un punto di riferimento.

BEATRICE TAMENI 01 feb 2018 16:57