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Brescia
di LUCIANO FEBBRARI 05 nov 2020 13:54

Il tempo perduto è perduto

Docenti e genitori che abitano nella nostra provincia hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La missiva intitolata "Il tempo perduto è perduto" parte dall'esortazione finale del Presidente al termine della visita al cimitero di Castegnato: "Lavorare, lavorare, lavorare".

"In queste ultime settimane noi insegnanti - scrivono i 12 firmatari - stiamo lavorando in modo febbrile. I docenti della scuola secondaria di secondo grado hanno dovuto arrendersi alla didattica a distanza, decisa in gran velocità. A loro è ora affidato il compito di organizzare, come e quando possibile, i laboratori se previsti e le lezioni mattutine, incontrando le medesime difficoltà della primavera, specie negli alunni con scarse capacità di connessione e di motivazione. Di motivazione certo, perché avevamo proprio dato per scontato che non saremmo tornati a una didattica a distanza quasi integrale".

Avrebbero auspicato una didattica digitale integrata, che di fatto è applicata "normalmente" da molte scuole. "Invece, non solo si sta chiedendo nuovamente a insegnanti e studenti uno sforzo enorme, destinato  lasciare inevitabilmente indietro i più fragili, ma si profila la possibilità, già attuata in alcune regioni, di chiudere in presenza proprio tutte le scuole, di ogni ordine e grado".

C'è anche il capitolo legato alle materne che, "tra mille difficoltà" e con grande sforzo da parte degli insegnanti, sono ancora aperte. "La socializzazione dei bambini di questa fascia di età e la loro crescita armonica passa attraverso il percorso scolastico. E anche in questo caso per i bambini più fragili socialmente e dal punto di vista familiare è spesso il luogo più sereno all'interno della giornata. In alcuni luoghi d'Italia anche l’apertura delle scuole dell'infanzia è a rischio o è già stata sospesa".

Nel ginepraio di dati che ogni giorni vengono rilanciati sui giornali e in televisione, emerge una situazione "sotto controllo" per quanto riguarda le scuole della nostra provincia:  "I protocolli in atto sono rispettati, grazie a una grande attenzione da parte di docenti, studenti e personale della scuola".

Maria Cristina Leone e le altre firmatarie chiedono che "il ruolo centrale della scuola nella società venga riconosciuto dalle istituzioni e che l'autonomia delle scuole sia rispettata, anche in questa delicatissima emergenza. Siamo convinti che nonostante le migliori intenzioni e la più alta formazione in ordine alla didattica a distanza, nel periodo della scuola dell'obbligo in particolare, ma non solo, l'apprendimento passa attraverso un quotidiano lavoro di relazioni e di scambi. Non basta: il percorso di formazione si svolge in un certo tempo e solo in quello".

Bisogna fare attenzione a chi rischia di rimanere indietro. "Se gli alunni maggiormente in difficoltà ( e in queste settimane abbiamo appena fatto in tempo a raccogliere i bisogni) verranno ora praticamente abbandonati a loro stessi, recuperarli non sarà facile, anzi un tempo pressoché vuoto di formazione, in riferimento alle loro esigenze specifiche, non sarà colmabile. Gli alunni con bisogni educativi speciali vivono però in un contesto, in una realtà di classe, che per loro è fondamentale e arricchente. Dovrebbero andare a scuola da soli? In aule semivuote con docenti collegati nel frattempo agli studenti rimasti a casa?".

Di fronte all'aumento dei contagi e per non far sprofondare i bambini nella solitudine, la proposta avanzata al Presidente Mattarella prevede la possibilità di sperimentare,  in collaborazione con le famiglie, "aperture straordinarie anche pomeridiane, in gruppi magari ristretti". Già in passato era stata percorsa una strada analoga. Basti pensare, che negli anni Settanta/Ottanta, quando non si disponeva "di locali sufficienti, anche nelle scuole primarie si andava a scuola di pomeriggio dalle 13 alle 17. Perché non potremmo valutare alcune di queste prospettive?  E se fossimo stati, per paradosso, costretti a non chiudere le scuole, cosa avremmo fatto? Di certo avremmo dato altre risposte. Come personale della scuola, auspichiamo, con l'impegno di tutti, di poter continuare a dare risposte concrete ai bisogni, escludendo la prospettiva della sospensione della didattica in presenza".

Ci sono delle difficoltà oggettive a cui far fronte. "Lasciare che le scuole non dispongano ancora del personale aggiuntivo ATA garantito sulla carta ma non nelle sostanza, è veramente un fatto gravissimo. Come potrebbe l'opinione pubblica arrivare a comprendere questo immane sacrificio al buio, quando non si sono tentate tutte le possibili strade per
assicurare, come in altri paesi europei più civili del nostro, un servizio tanto essenziale?".

Infine, il tema annoso dei trasporti. Occorre "intervenire con maggiore tempestività e incisività sul tema trasporti, arrivando magari a fornire agli studenti corsie preferenziali sulle linee di trasporto separate da quelle utilizzate dai lavoratori adulti".

LUCIANO FEBBRARI 05 nov 2020 13:54