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Roma
29 ott 2025 10:39

La salute mentale indagata a 360°

Il 23 ottobre, presso il Centro Paolo VI di Brescia, oltre 200 tra medici, ricercatori e professionisti della salute mentale si sono riuniti per riflettere sulla Salute Mentale e su come trasformare la consapevolezza in azione. La giornata, organizzata dall’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli, ha dato voce a esperti provenienti da tutta Italia che, da prospettive diverse, hanno indicato un’unica direzione: una salute mentale intesa come bene comune, fondata su scienza, fiducia e umanità. 

Il Direttore dell’IRCCS Renzo Baldo ha ricordato come oggi “più di un miliardo di persone nel mondo soffre di disturbi mentali”, un dato che interroga l’intera società. Baldo ha descritto un contesto in rapido mutamento, in cui i fattori di rischio si moltiplicano: “Viviamo un’evoluzione profonda delle fragilità, dalle nuove dipendenze all’isolamento relazionale, fino agli effetti dei social media e del gioco patologico.” Di fronte a questi cambiamenti, serve una “riorganizzazione dei modelli assistenziali” capace di rispondere al presente e non solo di ripetere schemi del passato. Nel suo intervento ha ribadito la visione di sistema che anima l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio: una rete che mette la persona al centro, nella convinzione che la salute mentale sia “un diritto costituzionale, e quindi un dovere collettivo da tutelare ogni giorno, insieme”.

La Direttrice Scientifica dell’IRCCS, Roberta Ghidoni, ha introdotto la giornata con una riflessione che è diventata il filo rosso dei lavori: “La consapevolezza è ciò che rende possibile la conoscenza oggettiva, ma la sfida di oggi è tradurla in azione, in percorsi concreti di prevenzione e cura.” Ha richiamato la recente approvazione del Piano d’Azione Nazionale per la Salute Mentale, definendola “una svolta attesa da tredici anni, un passo necessario per legare i servizi e restituire risposte più tempestive e omogenee alle persone.” Un atto, ha aggiunto, che dà sostanza al messaggio centrale dell’evento: “trasformare la consapevolezza in azione” significa connettere pensiero e pratica, conoscenza e responsabilità.

La lectio magistralis del Prof. Alberto Siracusano, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e Professore emerito di Psichiatria di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata, ha intrecciato scienza, filosofia e antropologia per riflettere su cosa significhi oggi prendersi cura della mente. Ha ricordato che, per la prima volta, il nuovo Piano d’Azione Nazionale sulla Salute Mentale prevede risorse strutturali per assunzioni nel settore, segnale di un riconoscimento concreto della salute mentale come priorità pubblica. Analizzando la situazione sociale ed epidemiologica, ha richiamato il paradigma One Mental Health, che unisce biologia, psicologia, società e ambiente, superando la frammentazione dei saperi.

Il Dott. Giovanni de Girolamo, Responsabile dell’Unità di Psichiatria Epidemiologica e Digitale dell’IRCCS, ha affrontato il tema drammatico delle guerre contemporanee e dei loro effetti psicologici. Oggi nel mondo — ha ricordato — “sono attivi sessantuno conflitti, il numero più alto dal 1946,” e più di 300 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria. “La guerra — ha detto — non è più combattuta tra eserciti, ma contro i civili. Le case, le scuole, gli ospedali diventano bersagli: i bambini crescono in ambienti dove la paura è la norma.” Ha citato studi internazionali che mostrano come una persona su quattro sviluppi un disturbo psichiatrico dopo un’esposizione diretta o indiretta a un conflitto. Con taglio scientifico ma umano, ha presentato ricerche che documentano persino alterazioni epigenetiche in bambini siriani rifugiati, “segno che il trauma si imprime anche nella biologia.”

Il Prof. Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile all’Università Cattolica di Roma e Direttore dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, ha riportato il discorso sull’età evolutiva, definendo la salute mentale dei più giovani “una priorità educativa e sociale, troppo spesso rimossa.” Ha ricordato che quasi un adolescente su cinque in Europa presenta un disturbo mentale e che “tra i 10 e i 25 anni il suicidio è la seconda causa di morte.” Molti disturbi, ha spiegato, “esordiscono in età evolutiva e si trascinano fino all’età adulta, ma i servizi per i minori restano ancora marginali rispetto a quelli per gli adulti.” Vicari ha criticato la creazione di reparti “14–25 anni” e il ricovero di minori negli SPDC per adulti, definendoli “soluzioni improprie, che non tengono conto delle diverse esigenze evolutive.” Ha proposto invece un sistema fondato sulla continuità del ciclo di vita, sulla prevenzione precoce e su reti territoriali integrate: famiglia, scuola e servizi devono funzionare come “un unico ecosistema di protezione”.

La Dott.ssa Erica Pugliese, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e ricercatrice presso l’Università di Amsterdam, ha parlato della violenza nelle relazioni intime come di una vera e propria emergenza sanitaria globale. Il suo intervento ha evidenziato come le vittime restino spesso intrappolate in relazioni violente non solo per paura, ma per meccanismi complessi di dipendenza affettiva e isolamento. «Il nostro compito — ha sottolineato — è capire questi legami patologici per poterli curare, non giudicare.»

La Prof.ssa Cinzia Niolu, Ordinario di Psichiatria all’Università di Roma Tor Vergata e Direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia “Forma Mentis”, ha parlato di salute mentale perinatale. Niolu ha sottolineato la necessità di reti territoriali e multidisciplinari che includano ginecologi, ostetriche, psicologi, pediatri e assistenti sociali, per offrire continuità di presa in carico e prevenire depressione e ansia perinatali, spesso sottovalutate.

Il dottor Giuseppe Nicolò, Psichiatra e Psicoterapeuta, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Patologiche dell’ASL Roma 5 e del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Colleferro, ha illustrato i quattro ambiti di intervento dello psichiatra forense — capacità processuale, imputabilità, pericolosità e compatibilità con il regime detentivo — sottolineando che «la diagnosi non causa di per sé un reato, ma ne può influenzare le dinamiche solo se incide direttamente sul comportamento». L’intervento si è chiuso con un appello a investire nella prevenzione precoce dei disturbi del neurosviluppo, come l’ADHD, per ridurre marginalità e recidiva nel lungo periodo.

Il professor Antonio Vita, Professore Ordinario di Psichiatria e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Brescia, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASST Spedali Civili, ha guidato i presenti attraverso le nuove conoscenze sul legame tra funzioni cognitive e rischio comportamentale nelle psicosi. Basandosi su ampi studi multicentrici, ha spiegato come deficit di attenzione, memoria di lavoro e cognizione sociale possano precedere o accompagnare i sintomi psicotici e rappresentare un importante indicatore prognostico. I pazienti con peggiori performance cognitive e minore consapevolezza di malattia presentano una maggiore probabilità di comportamenti aggressivi, specialmente in presenza di uso di sostanze. Ha poi presentato il progetto FAMI, che coinvolge il suo Dipartimento nella presa in carico dei migranti con vulnerabilità psichica.

La dottoressa Roberta Anniverno, Psichiatra e Responsabile del Centro Psiche Donna – Ambulatorio Psichiatrico dell’Ospedale Macedonio Melloni (ASST Fatebenefratelli-Sacco) di Milano, ha portato l’attenzione sulla salute mentale perinatale, sottolineando l’importanza di una presa in carico tempestiva e multidisciplinare. Ha ricordato come la depressione in gravidanza e nel post-partum sia una condizione diffusa ma ancora poco diagnosticata, con effetti significativi sul benessere di madre e bambino.

La dottoressa Roberta De Filippis, Psicologa e Psicoterapeuta del Centro Psiche Donna – Ospedale Macedonio Melloni di Milano, ha raccontato un’esperienza clinica nei reparti di patologia della gravidanza, dove le complicanze mediche si intrecciano con fragilità emotive profonde.

La professoressa Annamaria Cattaneo, Vicedirettrice Scientifica dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli e Responsabile del Laboratorio di Psichiatria Biologica, Professoressa associata all’Università degli Studi di Milano, ha riportato la depressione perinatale su un piano di realtà: interessa circa il 27% delle donne in gravidanza o nel postpartum, ma resta non diagnosticata nel 60–70% dei casi. Dai progetti PRAM(a) e PRESENT emergono dati che vanno oltre la clinica.

La dottoressa Roberta Rossi, Responsabile della Linea e dell’Unità di Ricerca in Psichiatria dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, ha richiamato l’urgenza di anticipare l’attenzione alla salute mentale dei giovani: quasi tutti i disturbi mentali esordiscono tra i 16 e i 25 anni, ma i servizi riescono a intercettarne pochi. Solo l’8% dei pazienti dei Dipartimenti di Salute Mentale appartiene a questa fascia d’età. La conseguenza è duplice: ritardi diagnostici e maggior rischio di esclusione scolastica e lavorativa.

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