La variabile Trump ombra per l'economia bresciana
Camera di Commercio, Confindustria Brescia e Università degli Studi di Brescia hanno presentato la 47esima edizione di “Scenari e Tendenze”, l’osservatorio congiunturale dedicato all’analisi delle variabili macroeconomiche e delle dinamiche di mercato che interessano Brescia. Su tutto pesa l'ombra dell'imprevedibilità del presidente Usa

L'incertezza derivante dalla politica commerciale americana ha condotto al peggioramento delle aspettative di ripresa economica mondiale e ad un aumento della volatilità dei mercati. Tra le variabili che hanno intercettato gli effetti delle scelte di Trump primeggia il dollaro che da metà gennaio si è deprezzato nei confronti dell'euro di quasi il 15%, passando da 1,02 a 1,18. A deprimere ulteriormente i flussi export europei e nazionali verso gli Stati Uniti è l’introduzione, a partire dal 1° agosto, dei dazi Usa oggi fissati da Trump, che per altro nelle scorse ore ha affermato di essere fiducioso rispetto agli esiti di una trattativa con l’Ue, al 30%. A elencare con rigore e precisione accademica lo stato dell’arte in cui si trovano a muoversi tutti gli attori del sistema produttivo locale è Achille Fornasini, dell’Università degli studi di Brescia, che insieme a Camera di Commercio e Confindustria Brescia, realizza “Scenari e Tendenze”, l’osservatorio congiunturale dedicato all’analisi delle variabili macroeconomiche e delle dinamiche di mercato che interessano Brescia. L’osservatorio mette anche in risalto, come l’entrata in vigore il 1° agosto) delle misure tariffarie addizionali Usa verso il Giappone e la Corea del Sud potrebbe portare con se conseguenze che, in una sorta di effetto domino, si faranno sentire anche a Brescia. Gli esiti di tutto questo sono elencati in “Scenari e tendenze”: la diffusa incertezza sulle ricadute effettive dei dazi si riflette sui mercati fisici delle materie prime, motivando non solo la debolezza della domanda, ma anche l’atteggiamento attendista dei produttori che ormai da tempo posticipano le decisioni di investimento in strutture e in ricerca. Più in generale ne consegue la dinamica decrescente del ciclo industriale globale iniziato nel 2022, che si profila persistere anche nel corso del 2025 e per buona parte del 2026. Per quanto riguarda i mercati delle materie prime, la debolezza del ciclo industriale globale accompagna il progressivo ridimensionamento dei prezzi delle commodity, che nel biennio 2025- 2026 sono previsti calare in media del 7%. Riguardo ai prezzi delle materie prime industriali, nel 2025 si profila una diminuzione del 3,3% rispetto alla media del 2024, mentre il raggiungimento del punto di minimo dovrebbe collocarsi nel primo trimestre 2026. Dopodiché è attesa una lieve ripresa. Intanto nel primo semestre 2025 le performance sono tutte negative: -4% il minerale di ferro, -5% i coils nazionali, -11,6% il rottame ferroso europeo, -12% il tondo per cemento armato, -5,3% le lamiere inox.
Ma l’incertezza pervade anche i mercati finanziari, che accentuano il loro disaccoppiamento dall’andamento dell’economia reale: nuovi massimi storici di Wall Street, che corregge solo in occasione delle prese di profitto, mentre il prezzo del Bitcoin (+24,6% nel 2025) contende ad Amazon il quinto posto in classifica tra gli asset più capitalizzati del pianeta grazie agli investitori istituzionali. L’oro (+26,7% nel 2025), il bene rifugio d’eccellenza, raggiunge nuovi massimi con l’argento (+30,8% nel 2025) e il platino (+59,8% nel 2025). Mentre sull’oro si concentra l’interesse delle banche centrali, l’argento e il platino toccano nuovi massimi a causa del deficit d’offerta rispetto ai loro impieghi negli impianti fotovoltaici e nell’Automotive. Parallelamente si osserva il tracollo del mercato del Litio (- 89,2% dai massimi del 2022), per lungo tempo considerato il metallo indispensabile alle batterie di nuova generazione nel processo di passaggio alla mobilità elettrica: esito che la dice lunga sullo stato del comparto Automotive.
Tutto questo e altro ancora è contenuto nella 47esima edizione di “Scenari e Tendenze”, l’osservatorio congiunturale frutto dello studio e dello sforzo condiviso di Camera di Commercio, Confindustria Brescia e Università degli studi di Brescia presentato ieri, prima alla stampa e poi a un parterre di 250 imprenditori bresciani.
Con toni e accenti diversi Roberto Saccone, presidente di Camera di Commercio, Barbara Ulcelli, presidente Piccola Industria di Confindustria, Davide Fornasini, del Centro studi dell’associazione datoriale di via Cefalonia, Achille Fornasini, di Unibs e Andrea Beretta Zanoni, dell’Università degli studi di Verona, hanno messo in risalto il momento delicato che sta vivendo l’economia bresciana che da una parte mostra segnali di ripresa (il calo della produzione, dopo otto trimestri di segno meno, si è stabilizzato, crescono occupazione e investimenti) che potrebbero consentire al sistema delle imprese di studiare un approccio strategico alle grandi sfide che deve affrontare come l’innovazione tecnologica e la transizione green. A lanciare più di un’ombra su tutto questo, però, c’ è la politica commerciale del presidente Usa Trump che rischia, se i dazi fossero confermati al 30% (ma anche la soglia del 10% definita dalla premier Meloni “sopportabile” sarebbe per le imprese drammatica, come è stato ribadito da tutti gli intervenuti alla presentazione di “Scenari e Tendenze”, ndr), di mettere in ginocchio l’export bresciano che ha in quello statunitense il primo mercato extra Ue. La ricerca di alternative, come possono esserlo i mercati del Nord Africa, del Medio Oriente e dell’India, su cui il sistema bresciana sta concentrando le sue attenzioni, non sta fornendo, come fa ricordato Roberto Sacconi, non sono ancora sufficientemente significative per la filiera produttiva locale.
“Parlare di strategie in un contesto come quello attuale pesantemente condizionato non solo dalle scelte di Trump – ha sottolineato Barbara Ulcelli – ma anche da costi energetici ancora enormi e di una burocrazia italiana ed europea pesantissima è un miraggio. L’incertezza dell’oggi rende veramente difficile a tutti pensare al domani”.
A far sembrare tutto ancora più difficile è il fatto che la situazione di incertezza e difficoltà attuale non è causata, come per altre crisi del passato, da situazioni di cui il mondo dell’impresa e quello accademico conoscono e studiano ogni dettaglio così da poter pensare a eventuali contromisure, ma solo e soltanto dalle bizze e dalle stravaganze (che non rispondono ad alcuna logica economica e politica, è stato detto nel corso della presentazione di “Scenari e Tendenze”, ndr) di un sempre più pericoloso Trump.
