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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 30 giu 2017 13:53

La lotta alla siccità passa dalle cave

E' stato presentato nei giorni scorsi nella sede cittadina della Lega Nord un progetto di legge che propone la conversione delle cave dismesse e abbandonate in bacini di accumulo delle acque meteoriche

Mitigare gli effetti delle crisi idriche del settore agricolo spezzando l’automatismo della trasformazione delle cave dismesse in discariche. E’ il fine principale che si prefigge il progetto di Legge regionale presentato nei giorni scorsi da Fabio Rolfi, presidente della Commissione regionale Sanità e primo firmatario della proposta, insieme al vice segretario cittadino della Lega Nord Pier Raoul Francesconi, al coordinatore della Consulta ambiente del Carroccio Eugenio Stucchi ed al segretario provinciale del partito Paolo Formentini. Dell’idea se ne parla da tempo ma i sempre più frequenti episodi di crisi idrica che interessano il territorio regionale hanno spinto l’ex vice sindaco ad accogliere le questioni che il mondo agricolo bresciano ha posto circa una diversa tipologia di utilizzo delle ex cave, nel tentativo, inoltre, di porre una tregua al contenzioso con gli operatori turistici delle attività che si affacciano sui laghi. “Il totale della riserva idrica in Lombardia, per dare un’idea della gravità della situazione – ha sottolineato Rolfi – costituito dalla somma della disponibilità accumulata nei grandi laghi lombardi e dal manto nevoso, ha raggiunto, con riferimento al primo semestre 2017, valori anche prossimi al 50% rispetto alla media dell’ultimo decennio”. Nel bresciano sono 269 le cave dismesse e abbandonate, a fronte delle 2.965 presenti sul territorio lombardo, tutti potenziali serbatoi inutilizzati. E’ da quest’ultimo dato che prende le mosse il progetto di legge “da approvare entro la fine della legislatura”.

La crisi idrica non è più occasionale, episodica, c’è da anni, ogni estate il problema torna alla ribalta: “Bisogna arrivare con scelte politiche di programmazione che siano divergenti rispetto al passato perché il contesto è cambiato”. Stando al Piano di tutela idrico redatto da Regione Lombardia le aree coltivate della provincia di Brescia necessitano di 460 milioni di metri cubi di acqua. L’utilizzo delle cave disponibili in serbatoi permetterebbe di dissetare circa il 30% dei 60mila ettari dei campi irrigati del Bresciano. A dare l’idea dell’emergenza idrica nella provincia di Brescia è stato Eugenio Stucchi, in veste di assessore all’Ecologia e ambiente del Comune di Montirone: “A Montirone come a San Zeno e Ghedi la crisi è totale. Il 2 giugno abbiamo avuto il Naviglio, il canale principale, secco. Ho contattato il Medio Chiese e ho scoperto che a fronte di 150 milioni di metri cubi di acqua destinati all’irrigazione erano disponibili 30 milioni”. Rolfi non nasconde che la proposta di legge creerà un “vespaio” perché “nel momento in cui vai a dire, con forza di legge, che quella determinata cava non può diventare una discarica ma è destinata a diventare un bacino di accumulo, tronchi sul nascere la doppia vita della stessa, redditizia quanto la prima, se non di più. Dall’altro lato si creano i presupposti per soddisfare un interesse pubblico enorme”.

ROMANO GUATTA CALDINI 30 giu 2017 13:53