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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 07 mag 2015 00:00

A 100 anni dalla Grande Guerra

Ricorre quest’anno l’anniversario della Prima guerra mondiale (1914-1918). Un secolo dopo i fatti che sconvolsero l’Europa, abbiamo colto l’occasione per approfondire le vicende belliche che coinvolsero il fronte bresciano, sulle montagne come in città,passando in rassegna i protagonisti e i luoghi del conflitto

Il 28 giugno del 1914 l’attivista bosniaco Gavrilo Princip uccideva a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e sua moglie Sofia, duchessa di Hohenberg. Le vittime, quattro anni dopo, sarebbero salite a 15 milioni. Da sempre, infatti, l’attentato di Sarajevo è considerato il casus belli della Prima guerra mondiale, la miccia che avrebbe poi infiammato il vecchio continente. A 100 anni dall’inizio del conflitto bellico, Brescia, come altre città italiane, si appresta a celebrare l’anniversario attraverso un ciclo di manifestazioni, incontri e rievocazioni. Per approfondire quanto è successo sul nostro territorio durante il periodo bellico e per conoscere le iniziative già in programma, abbiamo interpellato Elisabetta Conti, docente dell’Università cattolica di Brescia in Storia del giornalismo, esperta di Storia medievale e moderna, oltre che componente del Comitato provinciale di coordinamento per le celebrazioni del centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale (1914-2014).


Com’è stato vissuto a Brescia il primo conflitto bellico?

Nel 1914 l’Italia, sappiamo, si trovava in una posizione neutrale. Lo spirito interventistico, però, si diffonde a Brescia, città viva del Risorgimento, delle X Giornate. Giunge in visita Cesare Battisti, patriota irredentista trentino, e viene accolto con entusiasmo dai moderati e dai cattolici, dai liberali-democratici, guidati dall’avvocato Carlo Bonardi, dai repubblicani e dal socialista riformista avvocato Paroli. Viene allestito un lungo corteo al suono della campana della Pallata e una grande corona d’alloro porta la scritta “Trento e Trieste alla vigilia del riscatto”, perché dovevano completare l’unità d’Italia. Ricordiamo inoltre la figura giganteggiante di d’Annunzio, interventista e soldato che chiamava all’appello i giovani per la guerra. Nel marzo del 1915 viene eletto sindaco il cattolico-moderato Dominatore Mainetti, mentre nel 1919 verrà nominato pro-sindaco l’avvocato Arturo Bonicelli, redattore della “Sentinella”, il giornale bresciano nato all’indomani della battaglia di Solferino e S.Martino per “vigilare” sull’Italia non ancora fatta. Anche la Provincia vede il governo della maggioranza cattolico-democratica: la Deputazione provinciale ha come presidente l’avvocato Donato Fossati, mentre il Consiglio vede come presidente il nobile Carlo Fisogni e vice-presidente il dott. Giorgio Montini. Tutti questi rappresentanti della vita politica bresciana rivelano, nei loro interventi, accenti di forte patriottismo, inoltre, partiranno tra i primi volontari, per il fronte al passo del Tonale, l’assessore Ducos e l’on. Bonicelli, della compagine comunale, e ben sei consiglieri provinciali.


Il 24 maggio 1915 le truppe italiane varcano la frontiera contro l’Austria, la guerra è dichiarata...

Brescia inizia a sentire le inevitabili restrizioni economiche: il pane, scuro, e la carne vengono razionati e inizia il commercio alla “borsa nera”. Diviene obbligatorio l’oscuramente delle finestre, soprattutto dopo le due incursioni aeree, che causano molti morti e feriti alla fabbrica d’armi Tempini e all’Arsenale di Via Crispi. Il confine nord-orientale della provincia di Brescia, da Limone del Garda fino al Tonale, è prima linea. Gli scontri avvengono sull’Adamello dove si mettono in grande evidenza gli alpini. Ponte di Legno viene distrutta da una bomba incendiaria nel novembre del 1917, dopo l’evacuazione della popolazione. È questo l’anno in cui giunge a Brescia il prefetto Tito Bacchetti, che seguirà con grande impegno la città sia nel momento bellico, sia nel momento della ricostruzione Il Comune e la Provincia cercano di far fronte alla grave situazione finanziaria con sussidi straordinari per i poveri, per i parenti dei soldati, con un saggio approvigionamento granario. I posti di lavoro degli uomini al fronte vengono coperti dalle donne, così appaiono le prime donne spazzino, tranviere, postino e impiegato. Il periodo bellico comporta per altri versi un grande sviluppo della piccola e media industria d’armi: nei primi due anni di guerra il numero degli operai, nelle fabbriche d’armi, aumenta quasi del doppio e rimarrà costante fino al 1918. Le campagne invece vengono in gran parte abbandonate, perchè i contadini sono stati arruolati per il fronte. Il periodo bellico porta a Brescia la costituzione del Comitato bresciano di preparazione alla guerra, nelle cui file troviamo molti concittadini attivi nella società e nei partiti dell’epoca che rivestono varie cariche nel Comitato: Giuseppe Glissenti, Ettore Arduino, Francesco Martinengo Cesaresco, Gerolamo Orefici, Italo Folonari, Emanuele Barboglio, Antonio Valotti, Giovanni Lazzari, avvocato che offre assistenza legale gratuita ai famigliari dei soldati al fronte, e Massimo Avanzini. Nel Comitato sono rappresentati tutti i ceti della città, che si adoperano per i bisogni della guerra, alle opere assistenziali per le famiglie dei richiamati, unitamente al Sottocomitato di soccorso con la sezione femminile, che raccoglie ben un milione e 700mila lire per il prestito nazionale. Nasce inoltre l’Ufficio notizie, che permette ai soldati al fronte di comunicare con i propri famigliari, per dare spazio a quel senso di appartenenza alla famiglia di cui i soldati hanno bisogno, per non sentirsi soli e abbandonati sui campi di battaglia. Rimangono negli archivi pubblici e privati della città e della provincia molte lettere e diari scritti dal fronte, testimonianze di uomini comuni che si sentono precari, ungarettianamente “come d’autunno sugli alberi le foglie”, e non vogliono recidere il forte legame con i loro cari. La fine della guerra giunge il 4 novembre 1918 e i caduti bresciani risultano essere 7149: molti vengono ricordati sulle lapidi predisposte nei cimiteri e nelle piazze della città e dei paesi del territorio, a futura memoria.


A livello prettamente storico, per quanto riguarda Brescia, quali sono le testimonianze più significative?

Molte sono le testimonianze letterarie e diaristiche rimaste a noi della storia di quegli anni, soprattutto dirette, di soldati e cappellani militari chiamati al fronte. Ricordiamo in particolare la grande raccolta di lettere dal fronte che il direttore dell’archivio di Stato di Brescia di allora, Glisenti, promosse all’indomani della fine della guerra. Sono centinaia di testimonianze di uomini di tutti i ceti sociali, per lo più illetterati che scrivono o dettano parole accorate di amore per la famiglia, di timore per la propria sorte e di desiderio di tornare a casa. Le lettere testimoniano inoltre la nascita di un italiano popolare del tutto nuovo. Molte di queste lettere sono ancora inedite. Ricordiamo anche i diari di guerra di alcuni rappresentanti del clero, quello ad esempio di Don G. Tedeschi: “Memorie di un prigioniero di guerra - diario di un cappellano” o ancora quello di mons. Francesco Galloni, pubblicato sul “Cittadino”, che racconta del fronte sul Pasubio, dove vive l’esperienza della guerra con i suoi alpini e dove si adopera al soccorso dei feriti, tanto da meritare la medaglia d’argento al valor militare. Si può ricordare anche il diario del dott. Antonio Cordoni, medico condotto di Travagliato, che partecipa alla guerra con il figlio Gerolamo, che muore nella presa del Montenero, ricordata da d’Annunzio nella “Parte dei Salmi per i nostri morti in guerra” (1915).


Quali sono le iniziative del Comitato?

L’organizzazione di un convegno internazionale in ottobre 2015, che ripercorrerà le tappe della storia mondiale e locale della I Guerra Mondiale, la predisposizione di una mostra itinerante relativa agli anni di guerra, la strutturazione di un seminario per i docenti con la predisposizione di schede didattiche per la trattazione della materia nelle scuole. A settembre, il bando di un Concorso, curato dal Comitato e dall’ Ufficio scolastico territoriale di Brescia, per le scuole primarie e secondarie di I grado della Provincia di Brescia dal titolo “La Grande Guerra nelle immagini e negli scritti dei protagonisti”. Sarà interessante per i docenti far raccogliere agli alunni testimonianze e fotografie di famigliari che hanno partecipato alla Grande Guerra, al fronte o nelle retrovie del fronte. Verranno apprezzati i lavori svolti nelle realtà museali, della provincia di Brescia, dedicate al ricordo della I Guerra Mondiale, come il Museo della “Guerra Bianca”, o l’analisi dei monumenti, presenti sul territorio, che ricordano quegli anni e i morti in guerra. (Diverse le realtà coinvolte nel Comitato presieduto dalla Prefettura: Diocesi, Comune, Provincia, Aib, Apindustria, Usr, Archivio di Stato e Cab ndr).

ROMANO GUATTA CALDINI 07 mag 2015 00:00