Il Compianto restaurato
È firmata e datata “Zenon Veronensi pinxit, MDXVII” e fu commissionata all’autore dalla Scuola del Santissimo Sacramento per la pieve di San Pietro in Liano, frazione di Roè Volciano, la tavola tornata all’antico splendore grazie alle operazioni di restauro conservativo e pulitura sostenute dai Giovani Imprenditori Confindustria Brescia. L’opera raffigurante il “Compianto sul Cristo morto” di Zenone Veronese, di proprietà dei Civici Musei di Brescia e in deposito al Museo Diocesano di Brescia, è ora esposta nella Galleria I, all’inizio del percorso permanente del Museo di via Gasparo da Salò a Brescia.
Il risultato dell’intervento, condotto dalla restauratrice Emanuela Montagnoli Vertua, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, è stato presentato nei giorni scorsi dalla stessa esecutrice dell’intervento, ripercorrendo le fasi plurime del lavoro che ha restituito splendore compositivo e cromatico all’opera, da Roberta D’Adda, conservatrice di Fondazione Brescia Musei, e da Giovanni Cherubini, consigliere dei Giovani Imprenditori Confindustria Brescia e project leader del progetto “Dalla Fabbrica all’Arte”.
Come è stato ricordato nel corso della presentazione del restauro, la tavola presentava vernice ispessita e ossidata in modo disomogeneo ed estesi ritocchi su più punti della superficie pittorica, di cui erano maggiormente evidenti quelli in corrispondenza alla congiuntura delle assi di supporto. L’alterazione dei ritocchi sugli incarnati, quelli sul corpo di Cristo in particolare, è indice di una diffusa abrasione. Tra le informazioni utili a delineare la situazione e delle traversie occorse all’opera, le indagini a raggi Uv hanno evidenziato i ritocchi più recenti sopra l’ultimo film di vernice e quelli più vecchi, posti al di sotto, e la disomogeneità del film stesso. La superficie del dipinto presentava anche diverse vescicole e slittamenti tipici del rigonfiamento del colore.
L’operazione di restauro ha permesso di mettere in luce alcuni danni riportati dall’opera durante i vecchi restauri come, ad esempio, una grossa ossidazione da scottatura sul manto della figura di sinistra, dovuta probabilmente alla temperatura alta dell’acqua durante la svelinatura o durante la stiratura. Infine, varie ridipinture celavano porzioni di colore originale, specialmente nelle due zone marginali verdi ai lati del sudario.
