Uber e Alessia: padre e figlia
E’ come se un filo invisibile unisse le opere di Luciano Gatti, in arte Uber, a quelle della figlia Alessia nella mostra “Per filo e per segno” che verrà inaugurata il 30 agosto, alle 18, nell’ambito della tradizionale fiera agricola di Orzinuovi.
Diversi i linguaggi espressivi dei protagonisti. Uber delinea incontri leggiadri di donne che sembrano sopraggiungere “d’altrove”, da “un dove diverso” avvolto dal mistero di tempi antichi, mentre Alessia presenta collages che provengono dalle parole crociate compilate dalla mamma Leopoldina che ritrovano così nuova vita anche attraverso i labirinti dove è facile perdersi alla ricerca del sé. Ogni lettera è un “mattoncino” che può dar luogo a collane o mosaici per non smarrirsi o per non lasciarsi irretire dai condizionamenti della vita. Nel dedalo della creatività ciascuno dei due lascia segni e tracce per aiutarsi l’un l’altra e viceversa a non perdersi. Ma forse ad unirli è il filo sotterraneo che Leopoldina, madre e moglie, con generosità sgomitola lentamente nel silenzio di una paziente presenza perché marito e figlia non si perdano nell’apparente lontananza dei loro percorsi immaginativi, ma trovino il bandolo per ritrovarsi attraverso la creatività.
Oltre ai dipinti, Uber presenta anche alcune “sculture”, una sorta di palafitte, assemblate per “aggiunta” di minuscoli legni e materiali diversi che rappresentano forme che abitano l’uomo quando si allontana dalla propria umanità e nelle sue azioni prevalgono improvvisazione e superficialità. In tanta desolante devastazione, però compare l’epifania di una minuscola speranza: si tratta di esili germogli pronti a crescere anche tra le macerie della catastrofe. Basta accoglierli in dono perché la potenza della vita ha forze misteriose come l’albero di Nagasaki che neppure la bomba atomica è riuscita a distruggere: i suoi germogli sbocciano in tutto il mondo per la rinascita del tempo.
