lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Roma
di REDAZIONE 21 set 2020 16:15

Bassetti: Camminare su strade nuove

Parte da “alcune immagini” dei mesi appena trascorsi l’introduzione del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, al Consiglio permanente dei vescovi italiani, che si apre oggi a Roma (fino al 23 settembre) con le dovute misure anticontagio. “I reparti ospedalieri trasformati in terapie intensive”, ha esordito Bassetti a proposito delle “immagini destinate a fissarsi in maniera indelebile nella vita collettiva”: “La vita esposta a criteri di selezione e di scarto. L’isolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo. Le bare anonime, caricate su camion militari. Le restrizioni delle libertà, le attività sospese, i tradizionali luoghi d’incontro deserti. Un Uomo affaticato e solo, che sale la china sotto la pioggia, e poi benedice una Piazza vuota in cui, significativamente, l’umanità intera si è riconosciuta presente”. “Questi fotogrammi, carichi di forza evocativa, ci costringono a mantenere vivo lo sguardo su ciò che abbiamo vissuto nel far fronte alla pandemia”, ha commentato il cardinale: “Nel contempo, ci testimoniano che davvero nulla sarà come prima”. “Tanto soffrire, tanto morire, tutto sarebbe sperperato se tornassimo alla vita di sempre, con la stoltezza di chi dimentica il dramma e il messaggio che la sapienza cristiana ne riceve”, la citazione dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. “Come Pastori siamo consapevoli di dover ripensare la forma dell’esperienza della fede, il nostro stesso ministero e, più in generale, la vita delle nostre comunità”, l’appello ai confratelli.

“Se ieri la stessa espressione di ‘Chiesa ospedale da campo’ poteva risolversi in un’immagine suggestiva, oggi diventa la realtà che attende e impegna la nostra risposta”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha sintetizzato l’attualità di una delle espressioni preferite di Papa Francesco per l’attuale scenario, dominato dall’emergenza sanitaria in corso. “Lontani dall’essere nostalgici, lamentosi o ripiegati su improbabili scorciatoie, sentiamo la responsabilità di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale”, ha garantito Bassetti: “Si tratta di prendersi a cuore le persone, la loro dignità, la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuità una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti”. “Il rinnovamento della nostra pastorale ci richiede un respiro e un passo sinodale”, come ha detto il Papa ai vescovi il 22 maggio 2017: “Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa”. “Forse, proprio le celebrazioni senza la presenza del popolo ci hanno fatto sentire con più forza la ricchezza di carismi e ministeri che anima le nostre comunità e rende tale la Chiesa”, ha ipotizzato il cardinale: “Questa stagione ci impegna a far crescere il senso di appartenenza e di corresponsabilità, dando tempo al riconoscimento, all’ascolto e alla stima dell’altro, arrivando ad assumere in maniera concorde e convinta scelte condivise”.

“Il nostro contributo alla ripresa ha la forma di un annuncio essenziale, radicato nel Crocifisso Risorto, che rimane l’unica vera novità che abbiamo da offrire al Paese”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente, in corso a Roma fino al 23 settembre. “Un annuncio lontano dalla tentazione di ridurre il Cristianesimo a una serie di princìpi, a una morale o a uno spiritualismo disincarnato”, ha spiegato il cardinale: “Un annuncio che muove da un ascolto paziente, fino a lasciarsi interrogare e coinvolgere a fondo da quello che accade, sviluppando in noi un’umile comprensione e una solidale compassione per le persone ferite; un annuncio che rende liberi, perché introduce alla verità e narra la fedeltà di Dio anche in questo scenario; un annuncio che risponde a responsabilità educative, passa dalla celebrazione dei sacramenti e si concretizza in stili di vita e in segni visibili di servizio, di carità e giustizia, che ridonano speranza e rendono fraterna l’esistenza”. “È con questo sguardo che intendiamo affrontare i prossimi mesi”, ha assicurato Bassetti riferendosi ai mesi che ci separano dall’Assemblea generale della Cei, in programma dal 16 al 19 novembre: “Saranno tutt’altro che facili; a maggior ragione, sosteniamoci reciprocamente”, percorrendo insieme quel cammino di “conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno”, auspicato da Papa Francesco già nell’Evangelii gaudium.

Farsi carico di “quanti, a livello globale, anche in questa emergenza sono costretti a pagare il prezzo più alto a causa di ingiustizie e disuguaglianze sociali, fino a ritrovarsi discriminati nella stessa possibilità di accesso alle cure, derubati della loro dignità dall’indifferenza del mondo”. È l’invito del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 23 settembre. “Indifferenza, sufficienza e arroganza che hanno avuto il loro peso nel condurre un atteggiamento aggressivo e predatorio nei confronti dell’ambiente”, il monito del cardinale, secondo il quale “ora è sotto gli occhi di tutti la stoltezza che ci ha visti proseguire imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”, come ha denunciato Papa Francesco. Bassetti ha paragonato la situazione attuale a quella della prima comunità cristiana, riunita attorno agli apostoli: “È una comunità che sperimenta il pericolo, per reagire al quale non fa conto tanto su analisi o su nuove strategie, ma si raccoglie in preghiera. È questa unità, più forte delle difficoltà come di ogni legittima differenza, che ci fa Chiesa, popolo di Dio; un’unità che matura, appunto, radicandosi nella relazione con il Signore. In Lui troviamo la chiave per interpretare e discernere ciò che accade, gli avvenimenti della storia personale e di quella collettiva”. “A indebolirci – la tesi del presidente della Cei – non sono mai state le prove, ma le nostre tiepidezze e infedeltà, la mondanità spirituale che ci allontana da una vita evangelica di povertà e di disponibilità, portandoci a pascere noi stessi invece di quanti ci sono affidati”.



REDAZIONE 21 set 2020 16:15