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Assisi
di DIANA PAPA 04 ott 2025 19:53

Francesco, la conversione che parla anche a noi

Cresciuto tra agi e ambizione, Francesco d’Assisi cercava solo se stesso. Ma l’incontro con Cristo povero e crocifisso gli cambiò la vita: dalla vanità alla compassione, dalla gloria al servizio. Il suo cammino interpella anche noi: chi è Cristo per noi oggi? Dove mettiamo i poveri? Viviamo il Vangelo nel quotidiano?

Francesco viveva ad Assisi e “fin dall’infanzia fu allevato dai genitori in modo dissoluto secondo le vanità del mondo” (cf.1Cel 317). In quel tempo i genitori, anche cristiani, “educavano i propri figli dalla culla con eccessiva tolleranza e dissolutezza” (cfr. FF 318). Cresceva senza regole: tutto gli era dovuto e tutto gli veniva concesso. Il padre desiderava che il figlio diventasse qualcuno, che fosse il primo tra tutti gli amici, che riuscisse a far parte del ceto dei giovani facoltosi del suo tempo.

La permissività e le aspettative dei genitori stimolavano in Francesco il bisogno di essere al centro dell’universo. infatti si impegnava ad essere in tutto il primo: “cercava di eccellere sugli altri ovunque e con smisurata ambizione: nei giochi, nelle raffinatezze, nelle parole scurrili e sciocche, nei canti, nelle vesti sfarzose e fluenti” (FF 320).

Utilizzava tutte le energie per colpire l’opinione pubblica, per attirare su di sé l’attenzione degli altri. Cercava infatti con ogni mezzo di essere originale in tutto. Si faceva confezionare abiti simili a quelli dei giovani appartenenti ai ceti elevati che frequentava, per sentirsi simile a loro.

Incline alla vanagloria, dissipatore, spesso si manifestava prodigo non per aiutare il prossimo, ma per richiamare l’attenzione su di sé, per essere qualcuno (Cfr. F. ACCROCCA, I “peccati” del giovane Francesco).

Francesco nella sua quotidianità, prima di incontrare Cristo povero e crocifisso, inseguiva, quindi, solo se stesso. Si preoccupava della sua immagine, idealizzando nel quotidiano il suo io che diventava il principio e il fine della sua vita.

Si può parlare di corsi e ricorsi della storia in questo tempo in cui nella società, a partire dalla famiglia, è diffusa la tolleranza, la mancanza del rispetto delle regole?

Spesso i genitori oggi non aiutano i figli a riconoscere i confini della propria libertà che termina nel momento in cui l’individuo invade il campo della libertà degli altri.

Francesco cresceva come se fosse il padrone della sua esistenza: viveva senza Dio, si appropriava di ciò che aveva ricevuto in dono, orientava tutto verso se stesso, cercando il benessere ad ogni costo. Questo suo comportamento non lo aiutava a consolidare la sua identità, né cercava un senso da dare alla sua vita, perché non trovava sostegno e senso collettivo nella famiglia e nella società di cui faceva parte. Egli viveva in questo modo fino a quando “la mano del Signore si posò su di lui e la destra dell’Altissimo lo trasformò, perché, per suo mezzo, i peccatori ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un esempio di conversione a Dio” (FF 321).

Francesco, incontrando il Signore, “comincia a sentire umilmente se stesso” (FF 1403). Scoprì che Dio lo amava e che la sua vita aveva un senso: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo» (FF 110).

Identificandosi con Cristo povero e crocifisso, Francesco, imparò a dare un senso alla sua esistenza. Si espropriò di tutto, decise di vivere sine glossa il Vangelo e, decentrandosi, consegnò pian piano le redini della sua vita nelle mani di Dio. La relazione con Lui lo condusse tra i lebbrosi, tra i rifiutati, gli emarginati del suo tempo, portando tra di essi la sua esperienza di misericordia con il Signore.

L’incontro e l’accoglienza dei lebbrosi e la scelta di vivere con loro sono il timbro del cambiamento radicale avvenuto in lui. È proprio tra i maledetti, i respinti e i dimenticati dalla società civile che Francesco ritrova i criteri e la logica di fondo per ricongiungersi a Cristo povero e crocifisso e stabilire un nuovo rapporto con il mondo circostante.

Qual è il senso della nostra vita? Chi è Cristo per noi? Come stiamo vivendo il Vangelo nel quotidiano? Dove stiamo collocando oggi coloro che non contano nel nostro territorio o che scappano dalle loro terre per la guerra o per la fame? Che cosa doniamo nella gratuità e in che modo ci prendiamo cura concretamente di tutti coloro che hanno bisogno?

Essere cristiano oggi significa rivitalizzare il senso del proprio Battesimo per vivere in pienezza in ogni luogo il Vangelo di Gesù Cristo… Il mondo, la società, ogni vivente hanno bisogno di vedere persone che non si contrappongono, che non vedono negli altri solo il negativo, che non costruiscono muri di difesa che portano solo alla distruzione dell’umanità, che vivono il senso pieno della comunione donata dallo Spirito di Dio, costruendo sempre ponti aperti verso gli altri.

Siamo consapevoli che in questo tempo il Signore ci chiede costantemente di rinascere in Lui come Francesco di Assisi, per essere giorno per giorno persone profondamente umane abitate dallo Spirito di Dio?


DIANA PAPA 04 ott 2025 19:53