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Roma
di REDAZIONE 30 set 2016 16:02

“Ci vuole un di più di Europa”

Il card. Bagnasco, presidente, ha messo al centro della prolusione con cui ha aperto il Consiglio permanente della Cei l’Europa e l’Italia

“Oggi c’è bisogno di un di più di Europa”, perché nel mondo globalizzato non è possibile “vivere allontanandosi gli uni dagli altri”. È la rotta tracciata dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, aprendo il Consiglio permanente dei vescovi italiani. Nella prolusione, la cui parte centrale è dedicata alla situazione del nostro Continente, un’attenta disamina di ciò che accade sui “tratturi veraci” del nostro Paese, in un’Italia a rischio emigrazione a causa della mancanza di lavoro. Sul referendum, l’invito a “informarsi personalmente”. Il suo primo pensiero è stato rivolto, però, alle vittime del terremoto nel Lazio e nelle Marche.

La forza di un’idea. “I nazionalismi non si vincono né con l’omologazione forzosa, che è una sottile espressione di violenza, né con l’irenismo miope che è una forma sofisticata di deriva etica e di annullamento identitario”. Lo precisa subito il Cardinale, spiegando che la sua idea di Europa “non ha nulla a che vedere con qualche forma di internazionalismo che crea confusione di popoli”, ma con l’essere popolo, che “significa avere una propria missione presso la comunità più alta, in quanto si ha un patrimonio di storia e di cultura da offrire. Solo così l’Europa sarà il luogo del superamento di ogni forma di sciovinismo, che mira a primeggiare e a imporsi ai singoli membri”. “Nessuno pensi che si voglia riproporre una visione eurocentrica del mondo”, puntualizza ancora il presidente della Cei: “Se guardiamo la geografia del pianeta, ogni continente ha qualcosa da portare a tutti, qualcosa di peculiare”. L’Europa ha a che fare con “l’esodo di tanti disperati che bussano alle porte del continente”: serve “lo stile dell’accoglienza e dell’integrazione”, che “richiede generosità e intelligenza politica e sociale” ed è “uno stile che coinvolge tutti, chi accoglie e chi è accolto”. L’Italia in questo “è in prima linea”, ma è “ancora troppo sola”.

Il ruolo della religione. “Emarginare dalla sfera pubblica il cristianesimo non è intelligente”, dice Bagnasco, e spiega: “La volontà di omologare le visioni profonde della vita e dei comportamenti non è il cammino rispettoso di un’Unione europea armonica e solidale, ma piuttosto un’arrogante rifondazione continentale”. “La luce del Vangelo, non le inaffidabili e interessate maggioranze, ha creato la civiltà europea e il suo umanesimo”. Quanto agli “abomini” del terrorismo”, non bisogna cadere nella “trappola” della “guerra di religione”. Nella parte della prolusione dedicata all’Italia, che parte dai dati Istat sulla disoccupazione, la prima preoccupazione è che “il patrimonio di capacità e di ingegno del nostro popolo sia costretto a emigrare, impoverendo così il Paese”. “La Chiesa è vicina ai lavoratori e alle loro famiglie, e lo sarà sempre in nome della dignità di ogni persona, consapevole che lavoro e famiglia sono legati e costituiscono il tessuto connettivo della società e dello Stato”. “Anche in queste situazioni, come pure in quella dei migranti, la Chiesa non si limita a dar voce alla gente più esposta, a richiamare l’attenzione collettiva, a incoraggiare perché non vinca la sfiducia”, rivendica Bagnasco: “La Chiesa opera.

REDAZIONE 30 set 2016 16:02