La povertà assoluta esiste, anche tra i giovani
I risultati dell'indagine di "Con i Bambini". Particolare preoccupazione desta la diffusione di comportamenti violenti tra gli adolescenti
Il futuro di tanti bambini e adolescenti in Italia rischia di essere compromesso. Molti giovani continuano a rappresentare la fascia d’età più esposta alla povertà assoluta (13,8%, a fronte di una media nazionale del 9,8%). Nel 2024, in media, il 12,3% delle famiglie con figli minorenni si è trovato in un stato di indigenza; la percentuale sale al 16,1% per i nuclei residenti nei comuni centrali delle aree metropolitane. È quanto emerge dall’ultima indagine “Con i Bambini – Openpolis”, condotta in 14 Comuni, capoluogo di città metropolitana.
Nonostante nel 2024, per la prima volta, la quota di giovani che abbandonano la scuola prima del diploma o di una qualifica sia scesa sotto il 10%, la situazione resta più critica nei contesti urbani. Rispetto alla media nazionale del 9,8%, l’incidenza più elevata si registra nelle aree densamente popolate, dove sfiora l’11%. Particolare preoccupazione desta la diffusione di comportamenti violenti tra gli adolescenti. L’indagine osserva come “la narrazione mediatica sia passata dal raccontare i casi di violenze di gruppo tra coetanei attraverso l’etichetta di "baby gang" al fenomeno, impropriamente definito, dei ‘maranza’. Dietro questa rappresentazione si trovano spesso ragazzi di seconda e terza generazione. Si tratta di ragazzi nati e cresciuti in Italia, italiani a tutti gli effetti, talvolta in conflitto con le famiglie ma in difficoltà nel trovare un proprio spazio nella realtà che li circonda”.
Per il presidente di “Con i Bambini”, Marco Rossi Doria “l’Osservatorio promosso insieme a Openpolis evidenzia come nelle periferie italiane i giovani continuino a scontare inaccettabili disparità nell’accesso a servizi educativi, culturali e sociali. Le ultime analisi mostrano concentrazioni più elevate di povertà educativa, una minore disponibilità di spazi aggregativi e un’offerta formativa e opportunità occupazionali minori e meno diversificate rispetto alle aree protette. Sono sempre più urgenti politiche pubbliche per creare sviluppo integrato di produzione di beni e servizi, comunità energetiche, esperienze di comunità e di coesione sociale insieme al sostegno alle comunità educanti che già uniscono scuole, terzo settore, luoghi dello sport, parrocchie, municipalità, volontariato, famiglie. L'esperienza delle buone pratiche diffuse ci dice che le nuove politiche pubbliche devono unire investimenti dello stato che devono crescere e risorse e azioni improntate alla sussidiarietà come dice l'articolo 118 della Costituzione”. In città come Catania, Napoli e Palermo, circa il 6% delle famiglie si trova in potenziale disagio economico.
Per contrastare questa tendenza, serve facilitare le condizioni familiari, l’accesso all’istruzione, il ruolo della scuola e della comunità educante, insieme alla necessità di rafforzare presidi educativi, sociali e culturali nei territori più fragili, in particolare nelle periferie urbane. “Le periferie non sono soltanto luoghi fisici, ma il punto in cui si concentrano fragilità sociali, carenze infrastrutturali e, allo stesso tempo, straordinari talenti e potenzialità spesso inespresse- spiegano il presidente e il segretario della Commissione parlamentare periferie Alessandro Battilocchio e Andrea De Maria - Come Commissione parlamentare sulle Periferie riteniamo fondamentale ascoltare chi ogni giorno opera sul territorio: scuole, associazioni, educatori, amministrazioni locali, realtà del terzo settore. Il lavoro portato avanti da Con i Bambini dimostra quanto sia possibile costruire percorsi educativi e comunitari capaci di cambiare il destino di tanti ragazzi”. Tra le città si registrano forti divari: oltre l'85% degli alunni delle primarie statali frequenta scuole con il tempo pieno in città come Milano, Firenze, Torino e Roma, mentre sono meno del meno del 10% a Reggio Calabria e Palermo.