100 vendemmie e 4 generazioni: la famiglia Turina
A Moniga del Garda, sulle dolci colline affacciate sul lago, la famiglia Turina ha celebrato un traguardo che sa di storia, lavoro e amore per la propria terra: cento vendemmie. Un secolo di raccolti e vinificazioni che raccontano molto più di un’attività agricola. Sono la narrazione di una passione tramandata da quattro generazioni, di una dedizione incrollabile al vino e alla cultura della Valtenesi. Le radici: tutto comincia nel 1896. Le origini dell’azienda risalgono al 1896, quando il trisnonno Angelo Turina arrivò a Moniga da Salò per lavorare come mezzadro alla corte del senatore Pompeo Molmenti, l’uomo che codificò il moderno Chiaretto. Un destino segnato, quasi profetico: Molmenti non solo fu un innovatore del vino rosa, ma anche l’ispirazione indiretta di un’avventura vinicola che avrebbe attraversato il Novecento. Fu Luigi Turina, negli anni Venti, a muovere i primi passi verso un’attività autonoma, coltivando vigneti propri e distribuendo vino sfuso alle osterie, trasportando le damigiane su carri trainati da cavalli. Era un tempo in cui la fatica della vigna si accompagnava al coraggio di credere in un prodotto ancora da valorizzare. La svolta: la cantina indipendente. Il 1946 rappresenta una pietra miliare nella storia della famiglia. In un’annata abbondante, i fratelli Gaudenzio e Angelo si trovarono a dover vinificare le proprie uve da soli, dopo che le grandi cantine del territorio rifiutarono il conferimento. Nacque così la prima cantina autonoma dei Turina, e con essa l’identità di vignaioli indipendenti. Era il punto di partenza di una crescita inarrestabile, fatta di bottiglie, scelte pionieristiche e profonde trasformazioni, come il trasferimento dell’azienda nell’entroterra negli anni Settanta o l’introduzione delle prime innovazioni enologiche negli anni Ottanta grazie all'ingresso in azienda dei figli Luigi, Paolo e Dario. Oggi a guidare l’azienda sono i cugini Matteo, Andrea e Marco, quarta generazione di vignaioli. Con orgoglio e responsabilità portano avanti un’eredità preziosa, fatta non solo di ettari di vigna e botti di vino, ma di un profondo senso di appartenenza. “Quando si parla di valorizzazione di un territorio si parla innanzitutto di storie di persone”, raccontano.
E la loro storia è intrecciata a doppio filo con il vitigno groppello, cuore del Chiaretto, il rosé che rappresenta l’anima della Valtenesi. Con 23 ettari tra Valtenesi e Lugana e una produzione di circa 150mila bottiglie all’anno, l’azienda Turina ha saputo coniugare tecnica e sentimento, modernità e radici. Dal tradizionale Chiaretto di Moniga al più ambizioso Setamora, passando per il premiato Valtenesi Fontanamora – vincitore del prestigioso Trofeo Molmenti 2025 – ogni vino racconta un pezzo della loro visione: rispettare il passato per innovare con consapevolezza. Il 2025 ha consacrato l’eccellenza Turina con due importanti riconoscimenti: oltre al Trofeo Molmenti, il Lugana Fenil Boi ha ottenuto il Gran Priorato del Lugana, a conferma di una sensibilità enologica che si estende oltre i confini della Valtenesi. Non meno rilevante è stato il riconoscimento dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso al Fontanamora 2023: un sigillo di qualità che premia una viticoltura di precisione, attenta ai dettagli e al carattere del terroir. Una storia che continua. Cento vendemmie non sono solo un traguardo, ma un ponte verso il futuro. La famiglia Turina lo sa bene. È con questo spirito che guarda avanti, rimanendo fedele a una filosofia che non ha mai smesso di guidarla: fare vino con rispetto, con passione, con identità. In un’epoca in cui la velocità sembra sopraffare la pazienza della terra, la storia dei Turina ci ricorda che il vero valore sta nella continuità, nell’ascolto della natura, nel tramandare un mestiere che è anche vocazione. Il loro vino non è solo il frutto dell’uva: è il racconto di una famiglia che ha scelto di rimanere, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia, profondamente legata alla sua terra.
