lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Isorella
di RENATO ZALTIERI 14 feb 2025 10:13

Stagione congressuale della Cisl: alcuni spunti

La Cisl ha avviato la stagione congressuale con l’intento di tracciare un bilancio degli ultimi quattro anni e definire le direttrici dell’azione sindacale per il prossimo quadriennio. In questo contesto, desidero cortesemente proporre uno spazio per condividere alcune riflessioni personali sull’argomento. Avendo letto i “Temi Congressuali” della Cisl approvati dal Consiglio Generale Confederale del 4 dicembre scorso, e a prescindere da ogni altra considerazione di merito dei loro contenuti, sui quali saranno le assemblee congressuali ad intervenire, intendo richiamare l’attenzione sui temi dei rapporti Cgil e Uil e dell’unità sindacale. Tuttavia, ciò che emerge dai “Temi Congressuali” della Cisl è una visione autocentrata che, de facto, ignora l’importanza di una strategia condivisa con Cgil e Uil, relegandole quasi a un ruolo marginale nella narrazione del futuro del sindacato italiano. Questo atteggiamento di chiusura non solo mina qualsiasi prospettiva di collaborazione, ma tradisce anche il principio stesso di unitarietà che dovrebbe essere il fondamento di qualsiasi confederazione sindacale. È inoltre evidente una tendenza alla retorica autoreferenziale, che preferisce glorificare obbiettivi astratti piuttosto che affrontare concretamente le sfide strutturali e quotidiane che pesano sul mondo del lavoro. La questione centrale non dovrebbe essere solo la partecipazione dei lavoratori nelle imprese − benchè importante − ma una visione più ampia sulle condizioni generali dei lavoratori e dei pensionati, in un contesto sociale ed economico in continua evoluzione e , spesso, ostile. L’ assenza di una robusta politica industriale in Italia, e le turbolenze liberticide che sembra mettano in discussione i diritti sociali e individuali che riteniamo diritti di civiltà (la scuola, la sanità, la previdenza, la giustizia, ecc.) unite alle crescenti disuguaglianze economiche e sociali, evidenziano la necessità di un approccio sindacale unitario più inclusivo e coraggioso. La legge sulla partecipazione proposta unilateralmente dalla Cisl è l’emblema di questa frammentazione: anzichè rappresentare un’opportunità di coesione e rafforzamento del dialogo tra le confederazioni, segna un ulteriore elemento di divisione e un ostacolo determinante nella sua attuazione nei luoghi di lavoro. A chi giovano queste spaccature tra Cgil, Cisl e Uil? Sicuramente non ai lavoratori, il cui interesse sarebbe tutelato al meglio da una posizione comune e da strategie unitarie robuste. Non si può ignorare che anche Cgil e Uil soffrano di limiti simili, spesso intrappolate in logiche autoreferenziali che impoveriscono il dibattito e riducono l’efficacia delle loro iniziative. Questo circuito vizioso compromette le capacità delle confederazioni di incidere realmente sui processi decisionali nazionali e di interpretare al meglio i bisogni di chi rappresentano.

Va altresì affermato che l’assenza di ogni proposta politica e unitaria sia nei confronti del Governo e delle due politche che delle controparti private, che in quanto tali costituiscono anche un vincolo per le stesse organizzazioni sindacali, consentono alla Cgil e alla Uil, ma anche alla Cisl, di praticare la strategia “del + 1” per la quale vale ciò che può essere utile per la singola organizzazione e non ciò che è utile e necessario per i lavoratori che si rappresentano. Questa è, ad esempio, la ragione per la quale non si firma il rinnovo del contratto di lavoro del settore sanitario, non altro. La dispersione di risorse e la moltiplicazione degli sforzi individuali rischiano di condannare Cgil, Cisl e Uil a una marginalizzazione progressiva. Le divisioni interne al movimento sindacale si traducano inevitabilmente in un vantaggio per le classi dominanti, come dimostra l’incapacità di promuovere un’autentica giustizia sociale in un Paese dove disuguaglianze e precarietà continuano a crescere. È mai possibile che si accetti una politica che, supinamente, produce il drammatico risultato di convincere milioni di poveracci che i propri problemi dipendano da chi sta peggio di loro? Se questo avviene, come di fatto avviene, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti”. È fondamentale tornare a un confronto serio e costruttivo che metta al centro non le singole identità organizzative, bensì gli interessi concreti dei lavoratori. L’unità d’azione non può essere considerata un’opzione facoltativa: è un’urgenza imprescindibile per ridare forza e credibilità al movimento sindacale. Mi domando, e rivolgo la stessa domanda a voi, perchè la Cisl eviti di confrontarsi sui temi fondamentali come la pace, il riarmo e la povertà, temi affrontati in modo approfondito, per esempio, dai rapporti della Caritas. La Cisl è nata come un sindacato laico e pluralista, con un’identità fortemente legata al cattolicesimo sociale e al personalismo comunitario. Oggi, però, si percepisce una distanza crescente, quasi un distacco da quelle radici. Questa distanza si riflette nel mancato coinvolgimento in iniziative unitarie e nel dialogo con i movimenti, con pesanti conseguenze negative sui temi congressuali del 2025, che includono questioni cruciali come il ritorno della guerra e l’immigrazione. Al contempo, ci si limita a proporre analisi insufficienti sulla produttività. È mai possibile che, neanche per sbaglio, nei “Temi Congressuali” approvati dal Consiglio generale della Confederazione non siano citate nemmeno una volta la Cgil e la Uil e tanto meno l’unità d’azione per non dire l’unità sindacale? Eppure, la Cisl è nata, come afferma il Preambolo dello Statuto, per realizzare l’unità dei lavoratori e dei pensionati. Le parole di Sandro Antoniazzi sono un richiamo potente a questa visione: “ l’unità non è solo un ideale astratto, ma una condizione vitale per il futuro stesso del sindacato e dei lavoratori. Se il divario tra le diverse posizioni sindacali appare ampio, ciò non giustifica la rinuncia alla ricerca di punti d’incontro.” Al contrario, dovrebbe spingere verso un impegno rinnovato per superare le divergenze e costruire una piattaforma condivisa che sappia affrontare le sfide del presente con maggiore forza e solidalità. Soltanto recuperando questa dimensione collettiva sarà possibile restituire speranza ai lavoratori e mettere davvero il sindacato al centro dei processi di trasformazione sociale per i quali è nato.


RENATO ZALTIERI 14 feb 2025 10:13

Ancora Nessun Commento

Scrivi un commento qui (minimo 3 caratteri)