Comunità in ricerca

“Poca scienza allontana da Dio, molta scienza avvicina a Dio”. Alla luce di questo aforisma attribuito a Louis Pasteur credo si possa leggere anche un aspetto della festa cristiana del Natale: la storia della relazione tra scienza e fede. Molti pensatori vi si sono dedicati, partendo da un’esperienza profonda di scienza o da una salda fede, tra cui famosi scienziati e papi, Paolo VI e Benedetto XVI in tempi recenti. In questo tempo natalizio potremmo cercare di rileggere la vicenda dei Magi in questa relazione apparentemente difficile. Malgrado non si sappia molto di loro (anche perché vi è un solo breve racconto nella Bibbia), nell’immaginario essi rappresentano l’universalità delle nazioni e delle conoscenze, oltre alla volontà di ricerca onesta dell’uomo. Una ricerca così appassionante da muoverli in un cammino incerto.
Non mi soffermerò sul fatto che nelle Università (al netto di tutti i limiti umani) riviviamo questa esperienza ogni giorno: una comunità di ricercatori senza confini, fatta di tradizioni culturali e di popoli diversi, tesi a conoscere il non ancora noto. In realtà, tutti sono attratti dalla conoscenza delle loro origini, tutti alla fine si abbeverano alle stesse fonti e molti arrivano a conclusioni simili partendo da punti di vista diversi. Cercando, magari inizialmente nell’isolamento, si incontra poi chi è interessato alle stesse domande fondamentali. Ma la scienza non è solo lettura, è mettersi in cammino, sperimentare, vedere con i propri occhi. Quale emozione quando possiamo cogliere di persona la magia dell’infinitamente piccolo o dell’immensità, sia sperimentalmente che a seguito di una speculazione teorica. Ebbene perché tre uomini si mettono in cammino sulla scorta di notizie che diremmo vaghe e frammentarie? Perché affrontarono i pericoli che il viaggio comportava al tempo? Non lo sapremo, ma è ancora più intrigante capire cosa provarono al loro arrivo, che conferma ne ricavarono, che impressione, con quali certezze o nuove domande ripartirono.
È evidente come il racconto biblico non dia risposte e non sia certo annoverabile nella storia del pensiero scientifico, ma il simbolo di quell’evento non è privo di significato. Da un lato dà la speranza della scoperta: chi si affida con sincera apertura mentale e osa con coraggio, trova compagni di viaggio e alla fine raggiunge la meta, magari non quella prevista! Chi si mette nelle condizioni di un incontro trova l’inatteso, e solo alla fine capisce il senso di ciò che l’ha mosso nel cammino. Parafrasando un testo sacro e reinterpretando Pasteur si potrebbe dire: “Non trascurate la conoscenza; alcuni, praticandola, hanno trovato degli angeli, senza saperlo”.
