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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 27 feb 2023 09:34

Meno battezzati oggi, ma domani?

Come saremo tra 30 anni? Che tipo di cristianesimo respireremo? Non sfuggirà ai più che siamo nel mezzo di un cambiamento. Se guardiamo ai numeri, ci preoccupiamo. Forse, semplicemente, dobbiamo cogliere i segni del cambiamento culturale e capire quale strada intraprendere. Nel 2050, probabilmente, avremo un cristianesimo di minoranza dove il fatto religioso non sarà più scontato. Questo non vuol dire che non ci sarà nulla. Ritorneremo a vivere l’esperienza delle prime comunità cristiane. Di certo ci saranno, come avviene nel resto del mondo dove la religione cattolica cresce, molti più cristiani convinti e meno tiepidi, perché la loro sarà una scelta di convinzione e di testimonianza. Se avremo fatto un buon lavoro di semina, tra 30 anni gli adolescenti e i giovani, a differenza di quanto è avvenuto in passato, potranno dire di incontrare degli adulti (i loro genitori ma non solo) che parlano senza timore della fede, che condividono la loro esperienza lì dove vivono e che li appassionano.

In questi anni ci siamo interrogati e ci stiamo interrogando su come recuperare chi si è allontanato, tra poco dovremo chiederci come comunità in che modo raggiungere chi non abbiamo mai incontrato. O meglio chi non abbiamo mai incrociato nei luoghi tradizionali (chiesa, oratorio) o nella formazione (catechesi....). Succede già oggi, quando alcuni sacerdoti confidano di conoscere alcune famiglie solo nel momento ultimo della morte o nella visita agli ammalati. E per fortuna che ci sono e fanno bene questo servizio.

Ci sono alcuni ambiti preziosi che vanno abitati da testimoni autorevoli. Penso alla scuola, allo sport, alla cultura, al sociale, riscoprendo quell’intraprendenza che ha segnato la storia del nostro territorio. Per non parlare del campo della salute e, quindi, di come accompagnare le fragilità dei pazienti e di come custodire l’umanità degli operatori sanitari. Sono spazi preziosi dove il cristiano può e deve fare la differenza. All’individualismo della nostra società possiamo rispondere con la forza della comunità. Una comunità che si fa vicina, che cammina accanto a te, che non ti soffoca, ma che ti dice che sei una persona da amare.

I numeri, anche se non sono del tutto esaustivi, ci permettono di fotografare meglio la situazione. Rielaborati da don Andrea Dotti, che ringraziamo per il servizio, ci aiutano a comprendere il trend generale. Se guardiamo al numero dei battezzati, come si può facilmente intuire nei grafici in pagina, dal 2007 ad oggi assistiamo a una riduzione del 10% dei battezzati: se nel 2007 i battezzati sul territorio erano il 65,37%, oggi sono il 54,62%. E in questi 15 anni la nostra provincia non è cambiata molto dal punto di vista demografico. Ci stupiamo del crollo dei matrimoni, ma non abbiamo ancora la percezione del calo dei battesimi. Nella lettura dei grafici non deve, però, trarre in errore il dato del 2020 che riflette la vicenda pandemica nella quale, se ricorderete, anche i sacramenti vennero posticipati.

Non servono alchimie strane. Sul tavolo del Vescovo c’è, dopo una lunga e preziosa fase di ascolto, il progetto di revisione e di aggiornamento dell’iniziazione cristiana. Difficile che possa accontentare tutti. La risposta non può essere, però, nella pastorale di conservazione. Tempo fa ho avuto l’occasione di ascoltare un intervento significativo di fratel Enzo Biemmi che si adatta bene al tempo che stiamo vivendo: “Il male dell’iniziazione cristiana non è un mal di testa che si cura con l’aspirina. È un mal di testa (o di pancia) che ha origini più profonde, una disfunzione che riguarda l’intero corpo ecclesiale. Non è un problema catechistico ma ecclesiologico. È sul corpo nel suo insieme che occorre intervenire. La domanda vera è: la comunità ecclesiale è un corpo in grado di generare? Comprendere la crisi del modello di iniziazione cristiana, senza prendersela con la catechesi, significa prendere atto della fine di una cultura di cristianità e della necessità di un cambio di paradigma pastorale: pastorale, non solamente catechistico”. Come saranno allora le nostre comunità cristiane? “Saranno piccole e fondate più sulle relazioni che sulle strutture e l’organizzazione. In queste – continua fratel Enzo Biemmi – verrà messo in atto per chi lo chiede un processo di iniziazione cristiana destinato agli adulti e a tutta la famiglia (i figli con i loro genitori). Questo processo avrà la forma di un tirocinio: un’immersione nella vita comunitaria, scandito dalle tappe sacramentali, accompagnato da ‘tutor’, come avveniva nei primi secoli. Questo accompagnamento non potrà più essere delegato alla sola persona del catechista. Sarà la comunità nel suo insieme il grembo generativo della fede”.

LUCIANO ZANARDINI 27 feb 2023 09:34