Nucleare: progetti o sogni?

Il Governo italiano sta promuovendo la ripresa degli investimenti sull’energia nucleare nel nostro Paese. In particolare, il Programma Nazionale per il nucleare dovrebbe investire per il medio termine nel campo dei piccoli reattori modulari a fissione, nel lungo termine sulla fusione. A questo scopo lo scorso mese ha avviato l’iter di un apposito disegno di legge, denominato “Nucleare Sostenibile”.
La relazione illustrativa del DdL afferma che la quota ottimale di produzione da fonte nucleare dovrebbe coprire “tra l’11% e il 22% della richiesta di energia elettrica (ovvero tra gli 8 e i 16 GW di capacità nucleare installata).” Come per tante altre questioni, anche per questa materia la disponibilità di soluzioni effettivamente percorribili è quanto meno problematica. Primo, i nuovi piccoli reattori modulari (SMR), per intenderci impianti di potenza compresa tra 20 e 100 MW elettrici, non esistono ancora e quindi se ne ignorano i costi. Si può pensare che nel giro di un decennio si possa pervenire a nuovi dispositivi, che poi necessiteranno forse di un altro decennio per essere prodotti su scala industriale. Al momento non ci sono significativi progetti in questa direzione in nessun Paese al mondo, perché la tempistica di rientro dagli investimenti è sfavorevole, come lo è quella degli impianti di grandi dimensioni. Secondo, anche gli impianti SMR generano scorie, che richiedono costosi siti di stoccaggio e smaltimento. L’Italia non è ancora riuscita a individuarne uno per le proprie scorie, e la ricerca dura da quasi 40 anni… Terzo, assumendo 12 GW come obiettivo intermedio per la generazione elettrica da SMR, così come stabilito dal DdL, e ipotizzando una taglia da 100 MWe, occorrerebbe costruire ben 120 impianti.
Per un Paese il cui territorio è caratterizzato per il 95% da rischio idrogeologico, per non parlare dei rischi sismici e delle criticità paesaggistiche e urbanistiche, si tratta di un proposito fantascientifico. Quarto, il combustibile necessario, principalmente uranio, il cui prezzo è cresciuto del 140% in poco più di tre anni, e le tecnologie russe e cinesi degli SMR, ci consegnerebbero nelle mani di Paesi instabili; esattamente il contrario di ciò che il principio di sicurezza energetica consiglierebbe di fare. Il nucleare “sostenibile” è una pericolosa diversione dagli sforzi di decarbonizzare, con le fonti rinnovabili, il sistema elettrico nazionale entro il 2040, obiettivo minimo ma sancito anche nella pianificazione dell’attuale Governo.
