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Città del Vaticano
di RICCARDO BENOTTI 25 gen 2023 07:44

Proclamare con carità la verità, anche se scomoda

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Reso noto ieri il messaggio di papa Francesco per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

“È il cuore che ci ha mosso ad andare, vedere e ascoltare ed è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente. Dopo esserci allenati nell’ascolto, che richiede attesa e pazienza, nonché la rinuncia ad affermare in modo pregiudiziale il nostro punto di vista, possiamo entrare nella dinamica del dialogo e della condivisione, che è appunto quella del comunicare cordialmente”. Lo scrive il Papa nel Messaggio per la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, reso noto ieri, giornata cui a Brescia ha preso il via il programma delle manifestazioni pensate per i 130 anni di vita de “La Voce del Popolo” che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 21 maggio sul tema “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)”. “Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma di farlo senza carità, senza cuore”, l’invito di Francesco, che sollecita ad avere “un cuore che con il suo palpito rivela la verità del nostro essere e che per questo va ascoltato”: “Questo porta chi ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a sentire nel proprio cuore anche il palpito dell’altro. Allora può avvenire il miracolo dell’incontro, che ci fa guardare gli uni gli altri con compassione, accogliendo le reciproche fragilità con rispetto, anziché giudicare per sentito dire e seminare discordia e divisioni”. “Per poter comunicare secondo verità nella carità”, avverte il Santo Padre, “occorre purificare il proprio cuore. Solo ascoltando e parlando con il cuore puro possiamo vedere oltre l’apparenza e superare il rumore indistinto che, anche nel campo dell’informazione, non ci aiuta a discernere nella complessità del mondo in cui viviamo”.

“Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo”. Nel messaggio papa Francesco ricorda anche che “in un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione ‘dal cuore e dalle braccia aperte’ non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità”. Esortando a “custodire la lingua dal male”, il Santo Padre ribadisce come “a volte il parlare amabile apre una breccia perfino nei cuori più induriti”: “Ne facciamo esperienza nella convivenza civica dove la gentilezza non è solo questione di ‘galateo’, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni. Ne abbiamo bisogno nell’ambito dei media, perché la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono”.

La comunicazione non deve “mai ridursi a un artificio” o a una “strategia di marketing”, ma deve essere “il riflesso dell’animo, la superficie visibile di un nucleo d’amore invisibile agli occhi”. Così il Papa in un passaggio del Messaggio, in cui indica san Francesco di Sales come “uno degli esempi più luminosi e ancora oggi affascinanti del ‘parlare con il cuore'”. “È a partire da questo ‘criterio dell’amore’ che, attraverso i suoi scritti e la sua testimonianza di vita, il santo vescovo di Ginevra ci ricorda che ‘siamo ciò che comunichiamo’. Lezione oggi controcorrente in un tempo nel quale, come sperimentiamo in particolare nei social network, la comunicazione viene sovente strumentalizzata affinché il mondo ci veda come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo”, osserva il Pontefice: “Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati da questo santo della tenerezza – l’augurio del Papa -, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà, ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive”.

“Da un ascolto senza pregiudizi, attento e disponibile, nasce un parlare secondo lo stile di Dio, nutrito di vicinanza, compassione e tenerezza. Abbiamo un urgente bisogno nella Chiesa di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle”. Ne è convinto il Papa che sogna “una comunicazione ecclesiale che sappia lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, gentile e al contempo profetica, che sappia trovare nuove forme e modalità per il meraviglioso annuncio che è chiamata a portare nel terzo millennio”; “una comunicazione che metta al centro la relazione con Dio e con il prossimo, specialmente il più bisognoso, e che sappia accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”; “una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità”.

“Parlare con il cuore è oggi quanto mai necessario per promuovere una cultura di pace laddove c’è la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile”. Il Papa, infine, sollecita “comunicatori disponibili a dialogare, coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”, che non siano “arroccati, ma audaci e creativi, pronti a rischiare per trovare un terreno comune dove incontrarsi”. Come 60 anni fa, prosegue Francesco, “anche ora viviamo un’ora buia nella quale l’umanità teme un’escalation bellica che va frenata quanto prima anche a livello comunicativo. Si rimane atterriti nell’ascoltare con quanta facilità vengono pronunciate parole che invocano la distruzione di popoli e territori. Parole che purtroppo si tramutano spesso in azioni belliche di efferata violenza. Ecco perché va rifiutata ogni retorica bellicistica, così come ogni forma propagandistica che manipola la verità, deturpandola per finalità ideologiche. Va invece promossa, a tutti i livelli, una comunicazione che aiuti a creare le condizioni per risolvere le controversie tra i popoli”. In quanto cristiani, ribadisce il Papa, “sappiamo che è proprio grazie alla conversione del cuore che si decide il destino della pace, poiché il virus della guerra proviene dall’interno del cuore umano”.

RICCARDO BENOTTI 25 gen 2023 07:44