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Bahrein
di M. MICHELA NICOLAIS 04 nov 2022 06:43

Tacciano le armi! La guerra è realtà mostruosa

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Le prime parole di papa Francesco all'arrivo in Bahrein, dove resterà sino al 6 novembre

Papa Francesco è il primo pontefice della storia a visitare il Regno del Bahrein. Il volo papale è atterrato ieri alle 14.36 ore italiane nella Sakhir Air Base, aeroporto a circa cinque chilometri a sud-sudovest di Awali, dove si è svolta la cerimonia di benvenuto e dove il papa ha tenuto il suo primo discorso rivolto alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico. Papa Francesco è in Baheri per prendere parte alla chiusura del “Bahrein Forum for dialogue: East and West for Human coexistence”. L’arrivo del Papa nel Paese arabo ha creato una grande attesa, come conferma mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del Nord (Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita) che descrive lo stato d’animo dei cristiani e dei cattolici locali, che sono circa 80mila su una popolazione complessiva di poco più di 1.400.000 abitanti.

Quella cristiana che vive in è una comunità composta in larga parte da migranti stranieri (le stime parlano di 240mila persone), provenienti dall’Asia, soprattutto Filippine, dal Medio Oriente e dal subcontinente indiano. In questo Paese del Golfo, ci tiene a ricordare mons. Hinder, “vive la più antica comunità cristiana della penisola arabica, un migliaio di fedeli arabo-cristiani, emigrati qui dal Medio Oriente agli inizi degli anni Trenta, e oggi cittadini a pieno titolo”. Il cuore di questo piccolo gregge cristiano è rappresentato dalla cattedrale di Awali, dedicata a Maria Regina d’Arabia, la più grande chiesa cattolica della penisola araba, costruita su un terreno donato dal re Hamad bin Isa al-Khalifa e consacrata il 10 dicembre del 2021 dal card. Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

Papa Francesco, al suo secondo viaggio in tre anni nella penisola arabica, nel suo primo discorso ha parlato al Paese per implorare pace e fraternità nel mondo, insanguinato da una guerra mostruosa e insensata. "Assistiamo con preoccupazione alla crescita, su larga scala, dell’indifferenza e del sospetto reciproco – ha affermato -, al dilatarsi di rivalità e contrapposizioni che si speravano superate, a populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti".

Nonostante il progresso e tante conquiste civili e scientifiche, la distanza culturale tra le varie parti del mondo aumenta, e alle benefiche opportunità di incontro si antepongono scellerati atteggiamenti di scontro. Pensiamo invece all’albero della vita e negli aridi deserti della convivenza umana distribuiamo l’acqua della fraternità. Lavoriamo insieme, lavoriamo per l’insieme, per la speranza!”. Ha poi ribadito di essere arrivato in Bahrein, come seminatore di pace, per vivere giorni di incontro, per partecipare a un Forum di dialogo tra Oriente e Occidente per la pacifica convivenza umana, dove sono messi a tema il rispetto, la tolleranza e la libertà religiosa. “Temi – ha continuato - da tradurre costantemente in pratica, perché la libertà religiosa diventi piena e non si limiti alla libertà di culto; perché uguale dignità e pari opportunità siano concretamente riconosciute ad ogni gruppo e ad ogni persona; perché non vi siano discriminazioni e i diritti umani fondamentali non vengano violati, ma promossi. Penso anzitutto al diritto alla vita, alla necessità di garantirlo sempre, anche nei riguardi di chi viene punito, la cui esistenza non può essere eliminata”, il primo imperativo.

“Da questo Paese, attraente per le opportunità lavorative che offre – sono state le sue prime parole alle autorità presenti al suo arrivo -vorrei richiamare l’emergenza della crisi lavorativa mondiale. Spesso il lavoro, prezioso come il pane, manca; sovente, è pane avvelenato, perché schiavizza. In entrambi i casi al centro non c’è più l’uomo, che da fine sacro e inviolabile del lavoro viene ridotto a mezzo per produrre denaro. Siano, perciò, ovunque garantite condizioni lavorative sicure e degne dell’uomo, che non impediscano, ma favoriscano la vita culturale e spirituale; che promuovano la coesione sociale, a vantaggio della vita comune e dello sviluppo stesso dei Paesi”.

E, infine, un ultimo appello perché la guerra in Ucraina, e più in generale tutte le guerre possano finire: “Assistiamo ogni giorno di più, ad azioni e minacce di morte. Penso, in particolare, alla realtà mostruosa e insensata della guerra, che ovunque semina distruzione e sradica speranza. Nella guerra emerge il lato peggiore dell’uomo: egoismo, violenza e menzogna. La guerra, ogni guerra, rappresenta anche la morte della verità. Rifiutiamo la logica delle armi e invertiamo la rotta, tramutando le ingenti spese militari in investimenti per combattere la fame, la mancanza di cure sanitarie e di istruzione. “Tacciano le armi”, ha ripetuto per tre volte: “impegniamoci ovunque e davvero per la pace!”.

M. MICHELA NICOLAIS 04 nov 2022 06:43