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Berzo Inferiore
di LINDA BRESSANELLI 21 set 2018 09:20

Servire il prossimo

Don Danilo Vezzoli succede a don Enrico Andreoli. Guiderà le comunità di Fucine (è presente dal 1986) e di Boario

Don Danilo Vezzoli, attuale parroco di Fucine, diventa parroco anche di Boario Terme dove succede a don Enrico Andreoli. Classe 1955 e originario della parrocchia di Gorzone, è stato ordinato nel 1979. Nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto i seguenti servizi: dal 1979 al 1986 è stato curato a Provaglio d’Iseo e dal 1986 è parroco di Fucine; dal 2014 al 2018 è stato scelto come Vicario episcopale per il clero. Una parte consistente della sua vita sacerdotale è stata dedicata agli ultimi e ai più bisognosi: dal 1991, infatti, è il responsabile della Caritas Zonale di Darfo, una realtà molto vivace. La Caritas offre un servizio di ascolto e distribuisce alimenti, vestiario e mobili. Con la Comunità Alloggio mette a disposizione: un letto per dormire, pasti caldi, ascolto, clima sereno, sostegno psicologico, accompagnamento, mediazione linguistico-culturale, prima accoglienza e protezione sociale. Svolge anche un ruolo di orientamento ai servizi del territorio e di sostegno nella ricerca del lavoro… Propone corsi di formazione: corso di lingua italiana, corso di taglio e cucito, corso di cura ed igiene dell’anziano, corso di cucina italiana, ecc. Ogni venerdì, inoltre, un gruppo di volontari, guidati da Don Danilo, è attivo nel progetto sulla strada (contro la tratta delle donne): avvicinano le ragazze che esercitano la prostituzione.

Don Danilo, cosa ha imparato in questi anni di ministero?

Sono diversi gli aspetti: che il Regno è del Signore noi siamo solo strumenti umili, ma è lui che decide; che spesso il grano, come dice la parabola, cresce sia che il contadino dorma o che vegli; che il prete è di tutti; che bisogna seguire le cose essenziali e lasciare da parte le cose che poco contano; e che è importante seminare la speranza.

Quali sono le attenzioni pastorali sulle quali vuole insistere?

Non si parte da zero: don Enrico Andreoli è stato a Boario Terme per 17 anni e ha lavorato molto. Anche con i sacerdoti dell’erigenda unità pastorale si sta collaborando da tempo. Penserò, una volta a Boario, a coinvolgere maggiormente i laici, anche perché il parroco non può arrivare dappertutto, e a continuare il cammino di Unità Pastorale. Sarà importante saper accogliere tutti, in modo particolare i poveri.

Cosa è stato determinante nella sua scelta vocazionale?

Oltre all’incontro con sacerdoti testimoni della carità, di grande importanza sono state le esperienze “forti” di dono al prossimo. Penso, prima di diventare prete, al Cottolengo di Torino, e successivamente, quando ero parroco di Provaglio, negli anni ’80, all’istituzione della Cooperativa di solidarietà Provagliese, che aiuta le persone più bisognose. Esperienze che mi hanno portato fino ad oggi: dal 1991 sono il responsabile della Caritas Zonale di Darfo, situata a Fucine, paese di cui sono parroco. Si tratta di una comunità di accoglienza dotata di un dormitorio, di servizi di housing sociale, di 7 appartamenti. Ci occupiamo di casi di povertà, anche estrema, di accoglienza, e la struttura è un punto di riferimento vivo e forte in Vallecamonica.

Questo costante contatto con il mondo della carità che cosa le ha insegnato? È preoccupato dal clima di intolleranza che sembra farsi spazio nel Paese?

Il mondo della carità ti fa capire che le povertà sono molteplici. È importante sporcarsi le mani e divenire segno dell’amore di Dio attraverso opere concrete, farsi portatori di speranza per chi è disperato. Il clima attuale è di vera emergenza, fa specie vedere tanta intolleranza. Credo che ci si debba rimboccare le maniche per seminare una nuova cultura e l’unico modo per farlo è l’esempio concreto. Sta tutto nelle mani delle famiglie e nelle generazioni più giovani.

C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni?

Al Capitolo XVII del Vangelo di Luca, quando si parla di fede e umiltà: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’”. È un richiamo al servizio umile verso il prossimo.

LINDA BRESSANELLI 21 set 2018 09:20