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Concesio
di GIUSEPPE BELLERI 30 gen 2019 12:04

Icone: ecco la bellezza del vero

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Per “L’Officina dei Saperi”, un incontro con il docente Claudio Fiorini: “Bisogna aprire il cuore alla comprensione del messaggio iconografico”

Nell’ambito della rassegna “L’Officina dei Saperi”, organizzata dalla Biblioteca Comunale di Concesio, con l’intento di dare spazio a chi ha una competenza ed una valenza da mostrare alla cittadinanza, giovedì scorso è stato invitato il prof. Claudio Fiorini, residente e docente di Religione a Concesio nelle scuole medie, ma già studente e docente presso la Scuola Iconografica di Seriate, a parlare dell’arte iconografica e della bellezza che ne deriva. L’icona è una raffigurazione sacra dipinta su tavola, prodotta nell’ambito della cultura cristiana bizantina e slava che assume la propria fisionomia intorno al V secolo.

Immagine. L’icona non è un ritratto realistico, ma un’immagine ideale, atemporale, il simbolismo e la tradizione non coinvolgono solo l’aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato, oltre alla disposizione e al luogo entro il quale l’opera va collocata. “Oggi le icone – ha illustrato Fiorini – sono conosciute e realizzate anche nel mondo occidentale e vi sono grandissimi iconografi in Italia ed anche nel bresciano. Uno dei più valenti ed apprezzati è il Lavonese Carlo Richiedei, che ha fatto anche l’icona che si può ammirare al fonte battesimale di San Paolo VI nella Basilica della Pieve di Concesio”. L’arte dell’icona si fonda su tre elementi: stilizzazione della persona, prospettiva inversa, fondo dorato. L’oro è uguale alla luce del Tabor; è un motivo teologico, è una luce spirituale divina. L’immagine è anzitutto proprietà divina: venerando il Santo ci si eleva dal visibile al desiderio e all’amore dell’invisibile, del divino. L’icona può essere chiamata “arte liturgica”, che guida l’azione del fedele in preghiera. E Claudio Fiorini, davanti ad un numeroso pubblico non solo concesiano, ha così concluso: “L’approccio all’icona non è passionale e romantico, come spesso si fa nei confronti di molta arte che ci circonda, ma teologico, e solo attraverso la riflessione e la meditazione possiamo coglierne la bellezza. Ma non basta: bisogna aprire il cuore alla comprensione del messaggio iconografico, la teologia deve farsi “pietas”, affinché conduca tutti a vivere il mistero che racchiude in sé. Allora la Bellezza ci salverà, come diceva Fëdor Dostoevskij”.

GIUSEPPE BELLERI 30 gen 2019 12:04