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Roma
di ANDREA REGIMENTI 23 nov 2025 08:54

La musica è preghiera che si vive insieme

Il Giubileo dei Cori non è solo una manifestazione musicale, ma un vero e proprio pellegrinaggio spirituale: momenti di preghiera, celebrazioni liturgiche nelle chiese della capitale, concerti serali, fino alla Santa Messa in Piazza San Pietro presieduta da Papa Leone XIV. Per l’occasione il Sir ha intervistato mons. Marco Frisina. Sacerdote, compositore, direttore di coro e figura centrale della musica liturgica romana, mons. Frisina ha fondato nel 1984 il Coro della diocesi di Roma. Mons. Frisina racconta le ragioni che lo hanno spinto a fondare il coro diocesano, il valore evangelico della musica sacra nella liturgia e nella comunità, e il significato profondo della speranza in un anno giubilare. Riviviamo con lui anche i ricordi più significativi di oltre quarant’anni di servizio corale, tra grandi celebrazioni papali e momenti di comunione spirituale.

Questo è il Giubileo della Speranza: che ruolo attribuisce alla musica, nella liturgia, per alimentare la speranza?

Quest’anno abbiamo cantato in tante celebrazioni. La musica è giubilo, è gioia, è preghiera che si vive insieme. Il coro è come una famiglia che canta unita, e questo è un’immagine bellissima della Chiesa che celebra e loda. È molto importante che la speranza possa essere nutrita anche così, attraverso la preghiera comune e il sostegno reciproco nella lode.

Lei dice che il coro ha anche un ruolo di evangelizzazione. La musica è uno strumento potente per annunciare la fede: come può essere declinato oggi questo ruolo nelle comunità?

Penso che le comunità, sia parrocchiali sia diocesane, possano utilizzare la musica non solo per la liturgia, ma anche in preparazione delle grandi feste come Natale e Pasqua, ad esempio con un concerto o una meditazione musicale offerti alla comunità. Con la musica si può esplorare non solo il grande repertorio, ma anche i testi biblici che accompagnano quei brani.La musica apre il cuore anche di un non credente, di una persona lontana dalla parrocchia, dalla liturgia, dalla fede. Tutti possono partecipare a questi momenti e così si fa evangelizzazione. A me capita spessissimo: ho scritto musica per ogni genere — dalla fiction televisiva biblica alle opere teatrali di carattere spirituale, a composizioni sinfoniche e corali che non sono liturgiche, ma hanno sempre un legame con la Parola di Dio o con la liturgia dei santi. La musica apre il cuore, e questo permette anche la comunicazione della fede.

In questo senso, quanto è importante mantenere oggi nella liturgia il patrimonio della musica sacra, soprattutto quello più tradizionale?

La musica è parte della tradizione della fede, quindi è importante conservarla, promuoverla e inserirla nell’oggi. Come dice il Vangelo: tirare fuori dal tesoro cose nuove e antiche. La forza della Chiesa è la tradizione che trasmette le sue ricchezze di generazione in generazione. Il patrimonio musicale antico può essere inserito anche nell’oggi, insieme alle cose nuove e alla sensibilità contemporanea, senza perdere il gregoriano o la polifonia antica, ma integrandoli con il canto e la polifonia di oggi. Questo respiro di continuità è la vera ricchezza.

ANDREA REGIMENTI 23 nov 2025 08:54