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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2018 08:18

L'Italia ha il primo governo Lega-M5S

È giunta finalmente a termine la crisi più lunga della storia repubblicana. Di Maio e Salvini hanno superato lo scoglio Savona che pareva una montagna impossibile da scalare. Nel nuovo esecutivo, per ora, non ci sono bresciani

L’Italia, finalmente, ha un governo, il 65° della sua storia repubblicana. A quasi tre mesi dal voto del 4 marzo scorso è stato raggiunto l’obiettivo di dare al paese un esecutivo politico, espressione del voto popolare.

Dopo un tira e molla che non ha precedenti ha visto la luce il primo governo Lega – Movimento 5 Stelle. L’accelerata è avvenuta nell’ultima settimana dopo un estenuante gito di valzer in cui il M5S, premiato il 4 marzo scorso dal 32% dei votanti, ha provato un po’ con tutti i partner, a eccezione di Forza Italia, a vedere se c’erano le condizioni per creare un governo.

I passi “meno sgraziati”, per restare nella metafora ballerina, sono apparsi sin da subito quelli mossi con la Lega di Salvini, anche se da subito è parso evidente che senza un minimo di esercizio i due danzatori si sarebbero pestati a lungo i piedi. Il tutto sotto gli occhi del presidente della Repubblica Mattarella attento a che questa danza un po’ scomposta non finisse per mettere in difficoltà tutto il Paese.

E così, la storia è nota, si è giunti a un primo incarico a Giuseppe Conte, docente di diritto all’Università di Firenze, indicato da Di Maio e Salvini al termine del lavoro di stesura del contratto di governo, come il premier dell’esecutivo del cambiamento.

Conte, domenica scorsa, è salito al Colle che la lista dei ministri in cui figurava, nel dicastero chiave dell’economia, Paolo Savona, una figura che non ha mai fatto mistero del suo scetticismo contro l’euro, tanto da avere pensato e steso un piano per uscire nel volgere di pochi giorni dalla moneta unica. Si trattava di un’indicazione che difficilmente il Presidente della Repubblica, a cui spetta per l’art.92 della Costituzione, la nomina dei ministri, avrebbe accettato.

E così è stato. Nonostante gli inviti a indicare un altro nome Conte, Salvini e Di Maio hanno tirato dritto, con il risultato di fare saltare sul filo di lana la nascita del governo.

E una volta scesi dal Colle Di Maio e Salvini hanno scagliato i loro strali proprio contro Mattarella, accusandolo di guardare più ai giudizi della Germania e dell’Europa che non agli interessi del Paese. Il leader del M5S è arrivato addirittura a minacciare la richiesta di impeachment per il Presidente della Repubblica.

Nel frattempo al Colle, che già nelle settimane precedenti aveva dettato i tempi alla politica avanzando l’ipotesi di un governo tecnico per superare l’evidente impasse, veniva chiamato l’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli con l’incarico di sondare la possibilità di dare vita a un governo del Presidente che mettesse mano alla legge di bilancio e accompagnasse il Paese a nuove elezioni nei primi giorni del 2019. La sfida di Cottarelli appariva, però, sin da subito ardua per la mancanza dei numeri in Parlamento. La situazione italiana sempre più ingarbugliata non ha mancato di produrre effetti negativi concreti sul piano economico e finanziario con pesanti cali della borsa e la risalita dello spread che per i non addetti ai  lavori si possono tradurre in miliardi di euro gettati dalla finestra.

All’improvviso, poi, il ripensamento del M5S che, dimenticando le pesanti accuse a Mattarella, è tornato a dire, per bocca di Luigi di Maio, che forse c’era ancora margine per un governo con la Lega e che, tutto sommato, anche il prof. Savona al ministero dell’Economia non era un dogma di fede: poteva essere collocato in un altro ministero. E così Salvini e Di Maio si sono nuovamente incontrati e, stabilito che quello che sino a qualche giorno prima era un limite insormontabile di colpo era diventato una questione risolvibile e nel pomeriggio di ieri, dopo l’ennesimo confronto e a cui si è unito Giuseppe Conte, hanno diramato una nota congiunta in cui si leggeva che: “Ci sono tutte le condizioni per un governo politico M5S-Lega”.

Così il Presidente del Consiglio incaricato, Carlo Cottarelli, ha potuto fare ritorno al Quirinale e rimettere, magari tirando anche un sospiro di sollievo, il mandato. Lo stesso Cottarelli dopo l’incontro con Mattarella ha dichiarato che “la formazione di un governo politico è di gran lunga preferibile a quella di un governo tecnico” soprattutto in quanto scongiura “l’incertezza” di nuove elezioni. Il Presidente della Repubblica ha poi convocato al Quirinale Giuseppe Conte, in tutta evidenza per conferirgli nuovamente l’incarico di formare il governo.

Al termine del colloquio il premier in pectore ha presentato ufficialmente la lista dei ministri del primo governo Lega-M5S.: Luigi Di Maio (vicepresidente e ministro allo Sviluppo economico, lavoro e politiche sociali), Matteo Salvini (vicepresidente e ministro dell’Interno), Riccardo Fraccaro (ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta), Giulia Bongiorno (ministro per la Pubblica amministrazione), Erica Stefani (ministro per gli Affari regionali e le autonomie), Barbara Lezzi (ministro per il Sud), Lorenzo Fontana (ministro per la Famiglia e le disabilità), Paolo Savona (ministro per gli Affari europei), Enzo Moavero Milanesi (ministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale), Alfonso Bonafede (ministro della Giustizia), Elisabetta Trenta (ministro della Difesa), Giovanni Tria (ministro dell’Economia e finanze), Gian Marco Centinaio (ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali), Sergio Costa (ministro per l’Ambiente e tutela del territorio e del mare), Danilo Toninelli (ministro delle Infrastrutture e trasporti), Marco Bussetti (ministro dell’Istruzione, l’università e la ricerca), Alberto Bonisoli (ministro dei Beni e le attività culturali e turismo), Giulia Grillo (ministro della Salute). Giancarlo Giorgetti viene proposto come sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri.

Nel pomeriggio di oggi il nuovo esecutivo tornerà al Quirinale per il giuramento prima di presentarsi alle Camera, a partire dal Senato, per la fiducia del Parlamento.

Così finalmente si chiude una crisi che è stata troppo lunga e, per certi versi, schizofrenica. M5S e Lega sono ora chiamate a tradurre in azioni concrete e, soprattutto sostenibili, i contenuti del contratto di governo sottoscritti.

Due considerazioni finali: la prima è che, in attesa di conoscere anche il nome di vice ministri, segretari e sotto segretati, Brescia continua a restare la Cenerentola negli esecutivi. Dei sei ministri lombardi non uno arriva dal Bresciano. Ma questo, almeno sul piano pratico, poco conta. La bravura di un ministro è indipendente dalla sua origine geografica. La seconda è più di sostanza: visto che alla fine la questione Savona non era poi così dirimente (l’economista è stato spostato ad altro incarico evidentemente meno impattante sull’Europa, esattamente come chiedeva Mattarella), era proprio necessario tutto quello sbattere di porte e picchiare i pugni sul tavolo, urlando al tradimento della Costituzione da parte di quello che avrebbe dovuto esserne il primo garante? Non si poteva chiedere ancora un po’ di tempo a Mattarella (tanto dopo 88 giorni di attesa due in più non avrebbero fatto la differenza) e vedere come i suoi consigli potevano, come di fatto è avvenuto a poche ore di distanza, essere accolti? Quanti miliardi in meno si sarebbe bruciato il Paese per via delle reazioni dei mercati?

MASSIMO VENTURELLI 01 giu 2018 08:18